I ragazzi che trascorrono più di tre ore davanti alla tv o al computer hanno comportamenti trasgressivi in percentuale superiore ai coetanei che adottano una «dieta mediatica» più razionale. È l’indagine presentata ieri dalla Società italiana di pediatria
di Paolo Lambruschini
Ritratto della generazione del social network, quella sempre connessa che ormai comunica con il mondo dalla cameretta e fa veri e propri surf multimediali tra internet e tv. Però chi trascorre più di tre ore giornaliere davanti al monitor e allo schermo tende a mettere in atto comportamenti trasgressivi. E preferisce ascoltare gli amici su Facebook, nuovo « muretto » virtuale dove trovarsi dopo la scuola, che non la famiglia. È il quadro, con luci ed ombre, dei preadolescenti italiani tracciato dal rapporto annuale della Società Italiana di Pediatria in un’indagine presentata oggi a Pisa, svolta su un campione di studenti delle medie inferiori.
L’indagine certifica che i nostri teenager hanno una perfetta padronanza delle nuove tecnologie. Se nel 2000 solo quattro su dieci dichiaravano di avere un computer in casa e il 5% di aver navigato su internet, oggi ad avere un pc è il 97% dei ragazzi, dei quali oltre il 54% possiede una postazione in stanza e il 51% si collega tutti i giorni.
Soprattutto, incontra gli amici e cerca nuove conoscenze su Facebook, fenomeno dell’anno tra gli under 14. Oltre la metà degli alunni delle medie ha aperto infatti una propria scheda sul social network. Altro dato interessante, circa l’ 80% degli intervistati è un frequentatore abituale di YouTube, dove uno su cinque ha inviato un suo filmato. Inoltre il 41% ha attivato un blog, un sito personale nel quale inserisce soprattutto foto e musica. Chi non è in rete non esiste, sembra essere lo slogan.
La ricerca segnala anche i comportamenti a rischio in crescita proporzionale all’uso prolungato del computer. Un giovanissimo su tre dichiara ad esempio di parlare di sesso su Facebook e uno su cinque ha dato il proprio numero di telefono a sconosciuti. Ma tra chi trascorre più di tre ore in connessione, le percentuali salgono rispettivamente al 45 e al 37%.
Torna poi a crescere, in termini di ore quotidiane, il consumo televisivo, agevolato anche dalle tecnologie che facilitano l’interconnessione. Riguarda un quarto del campione. E questi, è l’allarme della ricerca, tendono a mettere poi in pratica comportamenti negativi come desiderare quel che si vede negli spot (27%) e l’indifferenza di fronte alla violenza ( 51%). L’overdose mediatica provocherebbe infatti una propensione maggiore ad accettare razzismo e bullismo. Cifre ancora basse, ma in crescita con l’aumento della fruizione di web e tv. Ad esempio, un modesto 3,5% considera i bulli « in gamba » , tuttavia la percentuale sale al 5 tra chi supera le tre ore davanti alla tv e al 10% tra chi le trascorre sui social network. Un quinto, inoltre, « in alcuni casi » giustifica il razzismo, percentuale che sale al 27,6% tra gli assidui del web.
Tra i comportamenti a rischio per la salute, cresce la percentuale di fumatori, bevitori e utilizzatori di droghe. Un ragazzo su tre fuma sigarette, percentuale che sale al 43% tra gli internauti incalliti. L’ 8% degli adolescenti ( nel 2008 era il 6,4%) fa uso di cannabis, ma tra gli ipercollegati la percentuale raddoppia. Il 40% beve vino e il 50% birra, con un aumento di 7 punti tra chi esagera con web e tv.
E la famiglia che influenza ha sui surfisti dei social network? Secondo il 70% le regole dei genitori sono adeguate, ma un terzo non le rispetta, percentuale che sale al 43% tra gli assidui di Internet. Facebook strumento di ribellione? Semmai l’influenza genitoriale viene ritenuta minore di quella che gli stessi adolescenti considerano ragionevole. Aumenta invece il ricorso agli amici su Facebook dal 44% al 50%. Dato che fa riflettere.
L’indagine certifica che i nostri teenager hanno una perfetta padronanza delle nuove tecnologie. Se nel 2000 solo quattro su dieci dichiaravano di avere un computer in casa e il 5% di aver navigato su internet, oggi ad avere un pc è il 97% dei ragazzi, dei quali oltre il 54% possiede una postazione in stanza e il 51% si collega tutti i giorni.
Soprattutto, incontra gli amici e cerca nuove conoscenze su Facebook, fenomeno dell’anno tra gli under 14. Oltre la metà degli alunni delle medie ha aperto infatti una propria scheda sul social network. Altro dato interessante, circa l’ 80% degli intervistati è un frequentatore abituale di YouTube, dove uno su cinque ha inviato un suo filmato. Inoltre il 41% ha attivato un blog, un sito personale nel quale inserisce soprattutto foto e musica. Chi non è in rete non esiste, sembra essere lo slogan.
La ricerca segnala anche i comportamenti a rischio in crescita proporzionale all’uso prolungato del computer. Un giovanissimo su tre dichiara ad esempio di parlare di sesso su Facebook e uno su cinque ha dato il proprio numero di telefono a sconosciuti. Ma tra chi trascorre più di tre ore in connessione, le percentuali salgono rispettivamente al 45 e al 37%.
Torna poi a crescere, in termini di ore quotidiane, il consumo televisivo, agevolato anche dalle tecnologie che facilitano l’interconnessione. Riguarda un quarto del campione. E questi, è l’allarme della ricerca, tendono a mettere poi in pratica comportamenti negativi come desiderare quel che si vede negli spot (27%) e l’indifferenza di fronte alla violenza ( 51%). L’overdose mediatica provocherebbe infatti una propensione maggiore ad accettare razzismo e bullismo. Cifre ancora basse, ma in crescita con l’aumento della fruizione di web e tv. Ad esempio, un modesto 3,5% considera i bulli « in gamba » , tuttavia la percentuale sale al 5 tra chi supera le tre ore davanti alla tv e al 10% tra chi le trascorre sui social network. Un quinto, inoltre, « in alcuni casi » giustifica il razzismo, percentuale che sale al 27,6% tra gli assidui del web.
Tra i comportamenti a rischio per la salute, cresce la percentuale di fumatori, bevitori e utilizzatori di droghe. Un ragazzo su tre fuma sigarette, percentuale che sale al 43% tra gli internauti incalliti. L’ 8% degli adolescenti ( nel 2008 era il 6,4%) fa uso di cannabis, ma tra gli ipercollegati la percentuale raddoppia. Il 40% beve vino e il 50% birra, con un aumento di 7 punti tra chi esagera con web e tv.
E la famiglia che influenza ha sui surfisti dei social network? Secondo il 70% le regole dei genitori sono adeguate, ma un terzo non le rispetta, percentuale che sale al 43% tra gli assidui di Internet. Facebook strumento di ribellione? Semmai l’influenza genitoriale viene ritenuta minore di quella che gli stessi adolescenti considerano ragionevole. Aumenta invece il ricorso agli amici su Facebook dal 44% al 50%. Dato che fa riflettere.
«Avvenire» del 18 dicembre 2009
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