Un volume di Peter Burke spiega i legami tra l'antropologia e la storia nella seconda metà del XIX secolo
di Stefano Giani
Infinite sono le sfaccettature che la Storia, quella con la esse maiuscola, sa offrire. Perché Storia è tutto e niente allo stesso tempo. Ci sono quelle che coprono un arco cronologico preciso e quelle specializzate in discipline attinenti: la letteratura, l'arte, la musica, la filosofia e via enumerando. L'elenco potrebbe non terminare mai. Tra le tante c'è una specializzazione particolare: la storia culturale. È un ramo che nasce e vive all'incrocio tra la storia e l'antropologia. È un modo di studiare l'evoluzione e l'attitudine degli uomini che risente dell'aspetto sociale, della quotidianità del vivere e delle capacità di fare della vita un oggetto di studio.
Il volume che Peter Burke, docente universitario a Cambridge, propone in una sua versione aggiornata (Il Mulino, pp. 232, euro 13) è un libro di grande interesse che ha proprio il pregio di mettere in luce l'incontro fra la storia propriamente detta e l'antropologia. Non è un caso infatti se in una consistente porzione del volume si indaga soprattutto il panorama degli studi antropologici della seconda metà del Novecento. Pur partendo da molto lontano, da Burckhardt e da Huizinga, storici classici che hanno vissuto e lavorato rispettivamente nell'800 e nel primo Novecento, Burke si sofferma sui molti studiosi che hanno fatto dell'antropologia il loro primario versante di interesse.
Storia culturale diventa quindi il modo di leggere la società in rapporto all'idea dell'uomo di concepire il vissuto storico secondo i dettami strutturalisti o costruttivisti, secondo i canoni positivisti oppure da un punto di vista strettamente antropologico. L'uomo diventa il centro dell'indagine storica, i fatti, spesso, ne divengono una pura conseguenza. E si spiega che proprio la storia culturale in questi recenti anni ha dato vita a numerose sotto-specializzazioni: la storia dei generi, delle identità (il femminismo, ad esempio), i rituali, le abitudini, il corpo, l'immagine, la violenza. Il secolo XIX, nel suo torno conclusivo, ha dato vita a innumerevoli versioni di ciò cui la storia può arrivare e Burke in questo volume fornisce gli strumenti indispensabili per potervisi avvicinare, per poterne comprendere i significati. L'autore propone una galleria di pensatori importanti, di studiosi che hanno fatto della loro attività e delle loro riflessioni lo spunto e il perno per poter meglio comprendere l'intimo rapporto tra la cultura e la storia alle soglie del nuovo millennio. Per poterne intuire le connessioni e i significati, per saper interpretare cambiamenti che non sono stati soltanto quelli che hanno stravolto la geografia politica, la vita e la storia degli ultimi decenni, i fatti salienti che qualsiasi annuario riporta ma anche e soprattutto quei mille mutamenti passati quasi impercettibilmente sotto i nostri occhi e che sono invece andati a comporre un quadro che si trova ora riflesso nella «Storia culturale» di Peter Burke.
Il volume che Peter Burke, docente universitario a Cambridge, propone in una sua versione aggiornata (Il Mulino, pp. 232, euro 13) è un libro di grande interesse che ha proprio il pregio di mettere in luce l'incontro fra la storia propriamente detta e l'antropologia. Non è un caso infatti se in una consistente porzione del volume si indaga soprattutto il panorama degli studi antropologici della seconda metà del Novecento. Pur partendo da molto lontano, da Burckhardt e da Huizinga, storici classici che hanno vissuto e lavorato rispettivamente nell'800 e nel primo Novecento, Burke si sofferma sui molti studiosi che hanno fatto dell'antropologia il loro primario versante di interesse.
Storia culturale diventa quindi il modo di leggere la società in rapporto all'idea dell'uomo di concepire il vissuto storico secondo i dettami strutturalisti o costruttivisti, secondo i canoni positivisti oppure da un punto di vista strettamente antropologico. L'uomo diventa il centro dell'indagine storica, i fatti, spesso, ne divengono una pura conseguenza. E si spiega che proprio la storia culturale in questi recenti anni ha dato vita a numerose sotto-specializzazioni: la storia dei generi, delle identità (il femminismo, ad esempio), i rituali, le abitudini, il corpo, l'immagine, la violenza. Il secolo XIX, nel suo torno conclusivo, ha dato vita a innumerevoli versioni di ciò cui la storia può arrivare e Burke in questo volume fornisce gli strumenti indispensabili per potervisi avvicinare, per poterne comprendere i significati. L'autore propone una galleria di pensatori importanti, di studiosi che hanno fatto della loro attività e delle loro riflessioni lo spunto e il perno per poter meglio comprendere l'intimo rapporto tra la cultura e la storia alle soglie del nuovo millennio. Per poterne intuire le connessioni e i significati, per saper interpretare cambiamenti che non sono stati soltanto quelli che hanno stravolto la geografia politica, la vita e la storia degli ultimi decenni, i fatti salienti che qualsiasi annuario riporta ma anche e soprattutto quei mille mutamenti passati quasi impercettibilmente sotto i nostri occhi e che sono invece andati a comporre un quadro che si trova ora riflesso nella «Storia culturale» di Peter Burke.
«Il Giornale» del 23 dicembre 2009
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