Una mostra nel Museo della Civiltà Romana ripropone i marchingegni che contribuirono a far grande la città. Innovazioni che nascono spesso dalla necessità di raggiungere un bene comune
di Laura Larcan
Altro che archi-star di oggi. Sono stati gli Antichi Romani i veri geni dell'architettura, tra spirito innovativo e maniacale razionalità. Il loro segreto? Sta tutto in alcuni elementi molto tecnici: l'invenzione della "malta cementizia" e della "piattabanda armata" e l'introduzione dell'arco a tutto sesto. Di qui, con l'utilizzo di carrucole, gru, marchingegni sofisticati, tutto è stato possibile, dal ponte al teatro a edifici sempre più avveniristici.
Ma è solo un esempio delle portentose invenzioni tecnico-scientifiche su cui si è sviluppato l'Impero romano. Basti citare le immagini cartografiche, le macchine per lo sfruttamento delle risorse ambientali tra energia idraulica, eolica, animale, dall'acquedotto alle fognature, e ancora l'alfabeto luminoso per comunicare con segnali di fuoco tra le torri, l'ospedale da campo, l'aratro a rotelle, la piattaforma girevole, persino il sistema ante litteram di "project financing", cioè del finanziamento di opere pubbliche attraverso partner privati in cambio di rendite.
Un patrimonio tecnologico di invenzioni e scoperte che viene raccontato per la prima volta da una grande mostra "Machina. Tecnologia dell'Antica Roma", ospitata dal Museo della Civiltà Romana da domani al 5 aprile, sotto la cura di Rita Correnti Percivalli. In scena, un repertorio eccezionale di un centinaio di esempi di macchine tecnologiche, suddivisi in undici sezioni tematiche, dove sfilano strutture e meccanismi in scala perfettamente ricostruiti ex-novo dall'artigiano fiorentino Gabriele Niccolai sulla base di studi di reperti e testimonianze, affiancati da ricostruzioni virtuali. Ad arricchire il percorso, ben 47 calchi dalla collezione del Museo e trentadue frammenti archeologici, tra cui degli inediti provenienti dall'Antiquarium comunale.
L'indagine sulla tecnologia romana non è operazione semplice perché nessun elemento delle macchine è sopravvissuto ai secoli e solo uno studio meticoloso delle fonti letterarie diventa il punto di partenza per questo viaggio tra i segreti che hanno reso grande e "globalizzatrice" Roma. L'esposizione, promossa dall'Assessorato alle Politiche Culturali con la Sovrintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma e dall'Università La Sapienza Università di Roma, racconta principi tecnologici dalla misurazione del tempo e dello spazio alle costruzioni, dall'idraulica alla tecnologia militare, dalle comunicazioni e trasporti alla medicina, dalle tecniche nella metallurgia e nella falegnameria alla lavorazione del vetro e dell'argilla, fino all'agricoltura, all'arte, agli strumenti musicali, al tempo libero.
"Vi è nelle conquiste tecnologiche degli antichi - sottolinea la curatrice Rita Correnti Percivalli - una radice d'attualità sociologica: sono avvenute per invenzione e per innovazione e miravano a una più razionale gestione quotidiana della vita, avente come principio base la concezione del benessere generale. Dopo la conquista e l'accatastamento di un territorio, attraverso un sistema di comunicazione e d'organizzazione dei trasporti (la moderna logistica, già inventata dai Romani), il principio sociale di benessere e appartenenza veniva esportato in tutti i territori conquistati. Ritroviamo attraverso le vestigia romane dell'aerea del Mediterraneo una stessa identica natura di mediazione e convivenza. L'elemento tecnologico che potrebbe riassumere in una parola questa visione è il ponte. L'antica Roma ha riempito l'Impero di ponti".
Tra modelli di legno, corde, ferro (che sono esattamente i materiali che utilizzavano all'epoca i romani) ecco sfilare ricostruiti esemplari come la "gru vitruviana" inventata nel I secolo d. C., mulini ad acqua, l'aratro a rotelle che è alla base della fortuna agricola (oltre alla ricchezza idrica) della Pianura Padana e di tutti i territori centuriati, ma anche torri d'assalto, podometri navali per misurare le distanze percorse in mare.
Ancora, nel campo della medicina e delle tecniche chirurgiche, gli antichi Romani hanno prodotto una invenzione fondamentale per lo sviluppo dell'umanità: l'ospedale da campo, il valetudinarium che diventa un presidio stabile e in muratura. Altro argomento che può presentare degli aspetti sconosciuti è la tecnologia nell'organizzazione degli spazi per il divertimento. "Dall'architettura teatrale, anfiteatrale e circense alle scenografie nel teatro e nell'anfiteatro - avverte la curatrice - Straordinario è l'esempio dell'ascensore per fiere nel Colosseo. O il funzionamento del velum (la copertura dei teatri) e dell'auleum (il sipario). Ancora, il meccanismo delle ova e dei delfini, una sorta di conta giri nei circhi. Infine i vasi di risonanza vitruviani inventati per far arrivare bene la voce agli spettatori". Dopo Roma la mostra partira in tour, prima in Italia, poi all'estero fino al 2011.
"Machina. Tecnologia dell'Antica Roma", dal 23 dicembre al 5 aprile 2010, Museo della Civiltà Romana Piazza G. Agnelli, 10.
Ingresso: intero € 9,00 (mostra + Museo), ridotto € 7,00
Orari: martedì-venerdì 9.00-14.00; sabato e domenica 9.00-19.00. Chiuso 25 dicembre e 1 gennaio.
Informazioni: Tel. 060608, prenotazioni, tel. 331 7659798
Catalogo: Edizioni Palombi.
Ma è solo un esempio delle portentose invenzioni tecnico-scientifiche su cui si è sviluppato l'Impero romano. Basti citare le immagini cartografiche, le macchine per lo sfruttamento delle risorse ambientali tra energia idraulica, eolica, animale, dall'acquedotto alle fognature, e ancora l'alfabeto luminoso per comunicare con segnali di fuoco tra le torri, l'ospedale da campo, l'aratro a rotelle, la piattaforma girevole, persino il sistema ante litteram di "project financing", cioè del finanziamento di opere pubbliche attraverso partner privati in cambio di rendite.
Un patrimonio tecnologico di invenzioni e scoperte che viene raccontato per la prima volta da una grande mostra "Machina. Tecnologia dell'Antica Roma", ospitata dal Museo della Civiltà Romana da domani al 5 aprile, sotto la cura di Rita Correnti Percivalli. In scena, un repertorio eccezionale di un centinaio di esempi di macchine tecnologiche, suddivisi in undici sezioni tematiche, dove sfilano strutture e meccanismi in scala perfettamente ricostruiti ex-novo dall'artigiano fiorentino Gabriele Niccolai sulla base di studi di reperti e testimonianze, affiancati da ricostruzioni virtuali. Ad arricchire il percorso, ben 47 calchi dalla collezione del Museo e trentadue frammenti archeologici, tra cui degli inediti provenienti dall'Antiquarium comunale.
L'indagine sulla tecnologia romana non è operazione semplice perché nessun elemento delle macchine è sopravvissuto ai secoli e solo uno studio meticoloso delle fonti letterarie diventa il punto di partenza per questo viaggio tra i segreti che hanno reso grande e "globalizzatrice" Roma. L'esposizione, promossa dall'Assessorato alle Politiche Culturali con la Sovrintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma e dall'Università La Sapienza Università di Roma, racconta principi tecnologici dalla misurazione del tempo e dello spazio alle costruzioni, dall'idraulica alla tecnologia militare, dalle comunicazioni e trasporti alla medicina, dalle tecniche nella metallurgia e nella falegnameria alla lavorazione del vetro e dell'argilla, fino all'agricoltura, all'arte, agli strumenti musicali, al tempo libero.
"Vi è nelle conquiste tecnologiche degli antichi - sottolinea la curatrice Rita Correnti Percivalli - una radice d'attualità sociologica: sono avvenute per invenzione e per innovazione e miravano a una più razionale gestione quotidiana della vita, avente come principio base la concezione del benessere generale. Dopo la conquista e l'accatastamento di un territorio, attraverso un sistema di comunicazione e d'organizzazione dei trasporti (la moderna logistica, già inventata dai Romani), il principio sociale di benessere e appartenenza veniva esportato in tutti i territori conquistati. Ritroviamo attraverso le vestigia romane dell'aerea del Mediterraneo una stessa identica natura di mediazione e convivenza. L'elemento tecnologico che potrebbe riassumere in una parola questa visione è il ponte. L'antica Roma ha riempito l'Impero di ponti".
Tra modelli di legno, corde, ferro (che sono esattamente i materiali che utilizzavano all'epoca i romani) ecco sfilare ricostruiti esemplari come la "gru vitruviana" inventata nel I secolo d. C., mulini ad acqua, l'aratro a rotelle che è alla base della fortuna agricola (oltre alla ricchezza idrica) della Pianura Padana e di tutti i territori centuriati, ma anche torri d'assalto, podometri navali per misurare le distanze percorse in mare.
Ancora, nel campo della medicina e delle tecniche chirurgiche, gli antichi Romani hanno prodotto una invenzione fondamentale per lo sviluppo dell'umanità: l'ospedale da campo, il valetudinarium che diventa un presidio stabile e in muratura. Altro argomento che può presentare degli aspetti sconosciuti è la tecnologia nell'organizzazione degli spazi per il divertimento. "Dall'architettura teatrale, anfiteatrale e circense alle scenografie nel teatro e nell'anfiteatro - avverte la curatrice - Straordinario è l'esempio dell'ascensore per fiere nel Colosseo. O il funzionamento del velum (la copertura dei teatri) e dell'auleum (il sipario). Ancora, il meccanismo delle ova e dei delfini, una sorta di conta giri nei circhi. Infine i vasi di risonanza vitruviani inventati per far arrivare bene la voce agli spettatori". Dopo Roma la mostra partira in tour, prima in Italia, poi all'estero fino al 2011.
"Machina. Tecnologia dell'Antica Roma", dal 23 dicembre al 5 aprile 2010, Museo della Civiltà Romana Piazza G. Agnelli, 10.
Ingresso: intero € 9,00 (mostra + Museo), ridotto € 7,00
Orari: martedì-venerdì 9.00-14.00; sabato e domenica 9.00-19.00. Chiuso 25 dicembre e 1 gennaio.
Informazioni: Tel. 060608, prenotazioni, tel. 331 7659798
Catalogo: Edizioni Palombi.
Galleria di bellissime immagini (sul sito di Repubblica)
«Repubblica» del 22 dicembre 2009
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