Cinque anni fa un operaio di Bergamo gli aveva tirato un treppiede d’alluminio la sera dell’ultimo dell’anno. Perdonato. Ora in clima natalizio un deficiente di Cesano Boscone gli ha spaccato in faccia un souvenir d’alabastro. Il perdono è questione di ore
di Giuliano Ferrara
Non importa che si sia trattato di un simpatizzante dei Ds nel primo caso e del Pd nel secondo, sebbene qualche problema il maggior partito dell’opposizione debba porselo: la rincorsa ormai quasi ventennale dell’odio forcaiolo rompe l’antica disciplina politica e lascia proliferare a grappoli, nel vasto mondo delle psicologie friabili, il grano di follia che entra in azione di tanto in tanto. Di tanto in tanto: quando si lanciano nell’aria appestata segnali di allarme per il “calo di tensione nella lotta a difesa della legalità” (ecco, la tensione è risalita, contenti?). Di tanto in tanto: quando ci si dimentica di regolamentare reati ideo-idolatrici come il “concorso esterno in mafia” e di mettere in riga i candidati alla collaborazione pentita di giustizia che fanno i furbi (c’è proporzione tra il grottesco attentato con il souvenir e la stralunata, ebete accusa di strage elevata così facilmente contro il presidente del Consiglio).
L’impressione è che si possa fare assolutamente di tutto, quando sia in ballo il profilo d’inimicizia politica assoluta rappresentato da Silvio Berlusconi. Non esiste più, per il solito tradimento delle élite, che abdicano al proprio ruolo da molti decenni, un criterio di sorveglianza e di sanzione efficace. Non esiste nell’educazione, nelle parole, nei comportamenti, nei fatti. L’intolleranza del character assassination, e va preso alla lettera il concetto, visto che “character” è proprio la figura, la faccia, il lato pubblico di una personalità, corrisponde al millimetro al dilagare infido della tolleranza universale, che non è solo un fenomeno politico bensì anche linguistico, nel tempo del web e delle sue colossali potenzialità: di libertà e di schiavitù ideologica, di informazione limpida e di impostura, di giocosità e di irresponsabilità libidinale. Qualcosa deve essere proibito, in una società vitale e responsabile e libera: per esempio sbranare Berlusconi nella logica di branco del NoBDay, premessa supersimbolica di molti possibili souvenir. E di cose peggiori.
L’impressione è che si possa fare assolutamente di tutto, quando sia in ballo il profilo d’inimicizia politica assoluta rappresentato da Silvio Berlusconi. Non esiste più, per il solito tradimento delle élite, che abdicano al proprio ruolo da molti decenni, un criterio di sorveglianza e di sanzione efficace. Non esiste nell’educazione, nelle parole, nei comportamenti, nei fatti. L’intolleranza del character assassination, e va preso alla lettera il concetto, visto che “character” è proprio la figura, la faccia, il lato pubblico di una personalità, corrisponde al millimetro al dilagare infido della tolleranza universale, che non è solo un fenomeno politico bensì anche linguistico, nel tempo del web e delle sue colossali potenzialità: di libertà e di schiavitù ideologica, di informazione limpida e di impostura, di giocosità e di irresponsabilità libidinale. Qualcosa deve essere proibito, in una società vitale e responsabile e libera: per esempio sbranare Berlusconi nella logica di branco del NoBDay, premessa supersimbolica di molti possibili souvenir. E di cose peggiori.
«Il Foglio» del 15 dicembre 2009
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