Due riviste intervengono sull'antidarwinismo italiano. Malessere tra i ricercatori
di Antonio Carioti
Fa rumore anche all'estero la legittimazione del creazionismo da parte del Consiglio nazionale delle ricerche, segnalata dal «Corriere» il 1° dicembre. Due prestigiose riviste edite negli Usa, «Science» e «Scientific American», si stupiscono del fatto che il Cnr abbia stanziato novemila euro per finanziare la pubblicazione del libro Evoluzionismo: il tramonto di una ipotesi (Cantagalli), curato dal suo vicepresidente Roberto de Mattei, che è anche l'organizzatore del convegno antidarwiniano, tenuto a Roma in febbraio, di cui il volume raccoglie gli atti. Pare inoltre che presto un altro autorevole periodico americano, «Nature», si unirà al coro: «Pochi giorni fa - riferisce Marco Ferraguti, presidente della Società italiana di biologia evoluzionista - ho parlato con quella testata e immagino che si faranno sentire a breve scadenza. Negli Stati Uniti si rendono ben conto di quanto sia grave spacciare per scienza ciò che non lo è, con l'avallo del Cnr e i soldi dei cittadini». Tanto Laura Margottini, su «Science», quanto Katherine Harmon, su «Scientific American», sottolineano come le posizioni di de Mattei, storico del cristianesimo e cattolico tradizionalista, siano in contrasto con il Vaticano, che ha escluso i creazionisti dal convegno su Darwin organizzato a marzo all'Università Gregoriana. «D'altronde anche il quotidiano dei vescovi, "Avvenire", ha attaccato de Mattei, rilevando come il suo rigetto assoluto dell'evoluzione smentisca non solo parecchi teologi cattolici, ma anche i Papi da Pio XII fino a Benedetto XVI», nota un altro biologo, Daniele Formenti dell'Università di Pavia, che tiene un blog molto aggiornato sul creazionismo in Italia. Pare proprio che all'estero, sostiene il matematico Piergiorgio Odifreddi, l'Italia non stia facendo una bella figura: «Sembriamo una repubblica delle banane. In nessun altro Paese occidentale sarebbe possibile avere ai vertici di un ente pubblico per la ricerca una persona secondo cui la Terra ha pochi milioni di anni e i dinosauri si sono estinti non 60 milioni, ma 20 o 30 mila anni fa. Io non ce l'ho con de Mattei, persona coerente nel professare la sua ideologia oscurantista, ma con il governo che lo ha nominato e confermato. E poi dal presidente del Cnr, uno scienziato valido come Luciano Maiani, mi sarei aspettato una dissociazione più netta da quelle assurdità». Anche Ferraguti critica Maiani: «Non può cavarsela, come ha cercato di fare, invocando la libertà di pensiero per le tesi creazioniste. Non si tratta certo di vietarne la divulgazione, ma di chiarire che non hanno valore scientifico». Anche dentro il Cnr la vicenda ha lasciato il segno, come testimonia uno studioso dell'Istituto dei materiali per l'elettronica e il magnetismo di Parma, Marcello Acquarone: «Ho preso contatto con altri colleghi del Cnr per sollecitare una presa di posizione collettiva. Ne stiamo discutendo. Una carica importante come la vicepresidenza del nostro ente non può essere occupata da chi, con la propria autorità istituzionale, cerca di accreditare tesi estranee alla scienza. Non si tratta di caccia alle streghe. De Mattei è uno storico e io suppongo sia competente in quel campo. Ritengo che abbia tutto il diritto di avanzare le sue critiche di natura etica alle ricadute sociali, vere o presunte, del darwinismo. Ma affermazioni false come quella, contenuta nel libro da lui curato, secondo cui l'evoluzione sarebbe incompatibile con il secondo principio della termodinamica non hanno nulla a che vedere con la libertà di opinione. Sarebbe come se l'Istituto nazionale di astrofisica legittimasse l'astrologia, presentandola come un'opinione plausibile in fatto di stelle. Mi colpisce che un fisico di fama internazionale come Maiani ammetta che un libro contenente simili errori possa essere sovvenzionato dal Cnr: se gli avessero chiesto di valutare come referee un articolo di quel tenore per la pubblicazione su una rivista, certamente lo avrebbe bocciato. E la dignità del nostro ente richiede che il suo vicepresidente non avalli tesi insostenibili».
«Corriere della Sera» del 23 dicembre 2009
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