di Beppe Severgnini
Vediamo se ho capito bene: a) Roberto Maroni, nel Consiglio dei ministri di oggi, non proporrà leggi speciali per il web. b) I magistrati potranno intervenire più efficacemente contro gruppi/pagine/siti che commettono reati (istigazione a delinquere, incitazione all'odio razziale, apologia di reato). c) Le novità verranno introdotte attraverso un disegno di legge, non per decreto. Il Parlamento avrà modo di discuterne, e magari approvarle con voto bipartisan. Sarebbe un modo intelligente per far dimenticare le urla diseducative martedì (prego notare l'aggettivazione: «diseducative». È Natale e ci sentiamo tutti buoni). d) Le grandi piattaforme - Facebook, Twitter, Google, etc - hanno mostrato di capire il problema, e sono intervenute. I siti che istigavano alla violenza contro Berlusconi sono stati subito chiusi. e) Tutto ciò è stato annunciato dal ministro dell'Interno durante una diretta-video di Corriere.it. Non in tv, non con una nota d'agenzia, non con l' intervista a un giornale. Sul web, visto che il tema riguardava il web. Di questi tempi le buone notizie vanno centellinate, quindi: evviva. Internet è dentro - sempre più dentro - la nostra società, e deve rispondere alle regole generali. Le minacce di morte - per esempio - restano minacce di morte: espresse a parole in un comizio, scritte su un giornale, gridate in televisione, lanciate su internet. Ed è giusto punirle, se non si vuole che il web italiano diventi come la curva di uno stadio largo trecentomila chilometri. Se le teste di cocco che hanno messo una bomba all'università Bocconi avessero creato un gruppo su Facebook, invece di rivendicare la propria follia con un volantino, sarebbero state meno colpevoli? Ovviamente no. Qual è il problema di internet, invenzione meravigliosa? Alcuni non hanno ancora capito che si tratta di uno spazio pubblico, paragonabile alla stampa, alla televisione o alla radio. Con un amico, un' idiozia al telefono può scappare. Parlando in pubblico, no. Quest'autocontrollo dovrebbe far parte - condizionale - del bagaglio professionale di noi giornalisti. Ecco: internet mette a disposizione di tutti uno strumento che, fino a poco tempo fa, era riservato ad alcune professioni. Questo è giusto ed è bello. Ma esistono rischi, e sarebbe un errore sottovalutarli. Ripetiamolo: internet non ha armato la mano di Massimo Tartaglia (di cosa, poi? Di souvenir del Duomo?). Ma è stato il luogo dove le reazioni si sono sfogate: molte ragionevoli, alcune isteriche, altre pericolose, altre semplicemente idiote. In tv non sarebbero passate, sui giornali solo in parte. La Rete ci ha mostrato la gastroenterologia politica del Paese; e lo spettacolo, come ogni internista sa, non è sempre meraviglioso. Però, tutti insieme, abbiamo discusso, capito, imparato e - udite, udite - il governo sembra aver ascoltato (la prova l' avremo oggi dopo il Consiglio dei ministri). «Da un male può nascere un bene», ha detto ieri Pier Ferdinando Casini, parlando della violenza di piazza Duomo. Roba da matti, oggi mi tocca lodare pure lui.
«Corriere della Sera» del 17 dicembre 2009
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