La giornata dei diritti umani a Cuba
di Yoani Sanchez
La polizia utilizza l’arresto preventivo, nei casi di pericolosità sociale
La giornata dei diritti umani a Cuba non è una ricorrenza da celebrare, ma è un momento in cui dobbiamo scendere in piazza vestiti a lutto per ricordare al mondo che mentre tutti festeggiano i diritti umani a noi serve ancora un permesso per poter uscire ed entrare nel nostro paese. Nel giorno dei diritti umani la polizia segreta arresta sempre Juan Juan Almeida, teme che possa scendere in piazza e manifestare, non vogliono che si aggiri per le strade con cartelli per pretendere il suo diritto a lasciare Cuba e a riunirsi con la famiglia a Miami.
La polizia cubana utilizza l’arresto preventivo, nei casi di pericolosità sociale, in questo paese non occorre aver commesso un delitto per finire in galera, basta che esista la possibilità di poter delinquere. Juan Juan è stato fermato anche questa volta, trattenuto in galera per una notte e poi rilasciato, in questo modo hanno evitato che potesse dare il suo contributo alla protesta. I diritti umani a Cuba sono ancora un oggetto sconosciuto, nel nostro paese potremmo apporre il famoso cartello con cui un tempo si segnalavano le zone inesplorate: Hic sunt leones. Nonostante tutto il mio appoggio incondizionato va a coloro che lottano per i diritti umani e che in un modo o nell’altro manifestano perché anche a Cuba possano entrare a far parte della vita quotidiana. Quando potremo celebrare la giornata dei diritti umani senza episodi di repressione e di intimidazione sarà davvero un giorno di festa. Le Dame in bianco - mogli e madri dei 75 prigionieri politici arrestati durante la primavera nera del 2003 che manifestano per chiederne la liberazione, ndt - sono state oggetto di episodi spiacevoli.
È stato organizzato ai loro danni un vero e proprio meeting di ripudio mentre sfilavano pacificamente per le vie della città. Julia Nuñez, moglie del prigioniero politico Adolfo Fdez Sainz, mi ha raccontato per telefono che sono entrati in azione molti agenti della sicurezza in borghese e semplici cittadini per gridare frasi offensive e minacciose. Pure i ragazzi dell’associazione Omni Zona Franca hanno avuto problemi a manifestare, ma hanno cercato di farlo ugualmente, senza curarsi degli agenti della sicurezza che li ostacolavano. In ogni caso hanno dovuto abbandonare la loro sede di Alamar per motivi di sicurezza, anche se erano usciti per strada senza alcuna intenzione violenta, solo per sfilare pacificamente. Sono tutti episodi che fanno pensare. Noi manifestiamo per i diritti umani e il regime reprime, ma la cosa importante è che ogni volta siamo in numero maggiore e nel popolo cresce sempre di più la consapevolezza dei propri diritti. Persino la televisione cubana ha trasmesso un servizio sugli incidenti verificatosi durante la giornata dei diritti umani, certo ha dato la notizia modificando la realtà, come se il popolo stanco avesse aggredito gruppi di controrivoluzionari che scendevano in piazza. Si tratta di un passo avanti, perché un tempo la notizia non sarebbe stata trasmessa e nessuno avrebbe ammesso in pubblico l’esistenza delle Dame in bianco. Io ho un sogno: un giorno in questo paese nessuno sarà stigmatizzato per avere un’opinione non conforme alle idee di chi governa e ci sarà spazio per tutti. In quel futuro - spero non troppo lontano - potremo davvero celebrare la giornata dei diritti umani.
La polizia cubana utilizza l’arresto preventivo, nei casi di pericolosità sociale, in questo paese non occorre aver commesso un delitto per finire in galera, basta che esista la possibilità di poter delinquere. Juan Juan è stato fermato anche questa volta, trattenuto in galera per una notte e poi rilasciato, in questo modo hanno evitato che potesse dare il suo contributo alla protesta. I diritti umani a Cuba sono ancora un oggetto sconosciuto, nel nostro paese potremmo apporre il famoso cartello con cui un tempo si segnalavano le zone inesplorate: Hic sunt leones. Nonostante tutto il mio appoggio incondizionato va a coloro che lottano per i diritti umani e che in un modo o nell’altro manifestano perché anche a Cuba possano entrare a far parte della vita quotidiana. Quando potremo celebrare la giornata dei diritti umani senza episodi di repressione e di intimidazione sarà davvero un giorno di festa. Le Dame in bianco - mogli e madri dei 75 prigionieri politici arrestati durante la primavera nera del 2003 che manifestano per chiederne la liberazione, ndt - sono state oggetto di episodi spiacevoli.
È stato organizzato ai loro danni un vero e proprio meeting di ripudio mentre sfilavano pacificamente per le vie della città. Julia Nuñez, moglie del prigioniero politico Adolfo Fdez Sainz, mi ha raccontato per telefono che sono entrati in azione molti agenti della sicurezza in borghese e semplici cittadini per gridare frasi offensive e minacciose. Pure i ragazzi dell’associazione Omni Zona Franca hanno avuto problemi a manifestare, ma hanno cercato di farlo ugualmente, senza curarsi degli agenti della sicurezza che li ostacolavano. In ogni caso hanno dovuto abbandonare la loro sede di Alamar per motivi di sicurezza, anche se erano usciti per strada senza alcuna intenzione violenta, solo per sfilare pacificamente. Sono tutti episodi che fanno pensare. Noi manifestiamo per i diritti umani e il regime reprime, ma la cosa importante è che ogni volta siamo in numero maggiore e nel popolo cresce sempre di più la consapevolezza dei propri diritti. Persino la televisione cubana ha trasmesso un servizio sugli incidenti verificatosi durante la giornata dei diritti umani, certo ha dato la notizia modificando la realtà, come se il popolo stanco avesse aggredito gruppi di controrivoluzionari che scendevano in piazza. Si tratta di un passo avanti, perché un tempo la notizia non sarebbe stata trasmessa e nessuno avrebbe ammesso in pubblico l’esistenza delle Dame in bianco. Io ho un sogno: un giorno in questo paese nessuno sarà stigmatizzato per avere un’opinione non conforme alle idee di chi governa e ci sarà spazio per tutti. In quel futuro - spero non troppo lontano - potremo davvero celebrare la giornata dei diritti umani.
Traduzione di Gordiano Lupi
«La Stampa» del 12 dicembre 2009
Nessun commento:
Posta un commento