Le
di Massimo Gramellini
Negli
Negli ultimi giorni si sono visti in tv: vari telegiornali giocare di replay sulle immagini dello slittinista georgiano mentre va ad ammazzarsi contro un pilone; alcuni concorrenti del Grande Fratello prendersi a frustate in una replica della passione di Cristo; un conduttore della «Prova del cuoco» rievocare con compiacimento certe ricette a base di gatto che si cucinavano durante la guerra. L’unico a perdere il posto in tronco è stato il magnagatti. Se ne possono trarre riflessioni interessanti sullo stato di catalessi collettiva che ci opprime e sulle pochissime cose che ancora riescono a incrinarlo. Gli animali domestici, appunto. L’elogio della cocaina antidepressiva. Le tangenti, ma solo se consistono in prestazioni sessuali: quando sono in denaro strappano tutt’al più uno sbadiglio di rassegnazione. La violenza nemmeno quello, come se la tecnologia avesse trasformato la morte di un uomo in un videogioco. Quanto alla volgarità, ormai è una manifestazione di simpatia.
I televisionari avranno preso nota. Coca, gatti, trans, ecco le residue autodifese da abbattere. Prossimamente sui nostri schermi aspettiamo di vedere gatti cocainomani che graffiano trans, trans che mangiano gatti in compagnia di fisioterapiste di mezza età, politici cocainomani intercettati a un festino di gatti trans. Allora nulla avrà più il potere di stupirci e si sarà raggiunto l’obiettivo: il rincoglionimento completo dell’umanità. Quel giorno, mi auguro, i gatti prenderanno il potere e incominceranno a mangiare noi.
I televisionari avranno preso nota. Coca, gatti, trans, ecco le residue autodifese da abbattere. Prossimamente sui nostri schermi aspettiamo di vedere gatti cocainomani che graffiano trans, trans che mangiano gatti in compagnia di fisioterapiste di mezza età, politici cocainomani intercettati a un festino di gatti trans. Allora nulla avrà più il potere di stupirci e si sarà raggiunto l’obiettivo: il rincoglionimento completo dell’umanità. Quel giorno, mi auguro, i gatti prenderanno il potere e incominceranno a mangiare noi.
«La Stampa» del 16 febbraio 2010
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