Il Caso Morgan in tv
di Riccardo C. Gatti
Comunque si veda, la vicenda Morgan, riapparso giovedì sera in tv ad AnnoZero è un grande spot a favore dell' uso di droga, in generale, e della cocaina in particolare. Dichiararsi tossicomane, se si sceglie la droga giusta, il momento giusto e l'atteggiamento adeguato nell' approccio ai media, può essere un vantaggio. Morgan ha acquisito più visibilità di qualsiasi altro concorrente del Festival di Sanremo: chi si è presentato alla manifestazione solo armato della sua capacità professionale e della sua storia senza «scandali» in questo senso è stato penalizzato. Anche chi non ha seguito Sanremo, ora sa che esiste un Morgan musicista e che sono in tanti a considerarlo un artista di valore che, oggi, ha più visibilità di prima. La comunicazione che ne è seguita ha peggiorato l'incidenza già negativa del messaggio originale. L'incapacità di creare vere barriere all'uso di droghe ha dimostrato la nostra inadeguatezza a trattare un tema così delicato. La grande «famiglia Rai», di fronte alla questione droga, si è comportata come tante famiglie comuni. Un genitore espelle il figlio di casa perché non sta alle regole e lo vuole punire severamente e l'altro lo riaccoglie o lo aiuta di nascosto. Risultato: un messaggio assolutamente contradditorio. Con il caso Morgan il messaggio contradditorio riguarda una platea molto ampia: milioni di persone. Di fronte allo scandalo mediatico si è agito in modo paradossale, sanzionando Morgan, ma non chi ha amplificato la sua voce. Bassissimo rilievo è stato dato alla pericolosità intrinseca di una situazione in cui una persona, consumando continuamente cocaina freebase (così come ha dichiarato), è in serio pericolo di vita e rischia, in uno stato di dipendenza, di distruggere completamente il proprio equilibrio psichico e la propria capacità creativa e relazionale. La cocaina è un dramma sociale. Il significato dell' attuale diffusione di droghe nella nostra società, ed il ruolo che la comunicazione ha in tutto ciò, viene troppe volte ignorato. Si sottovaluta l'effetto marketing di un certo tipo di messaggi: possono alimentare la capacità di indurre un flusso non filtrato di informazioni per creare condizioni culturali favorevoli a ciò che il mercato della droga propone. Infatti, attraverso Internet, il caso Morgan è stato e continua ad essere amplificato da centinaia e centinaia di siti che, a loro volta, ritrasmettono e reinterpretano il messaggio originale: proprio quello ritenuto pericoloso e fuorviante. Oggi, non esiste alcun prodotto che si venda da solo. Il marketing della droga è in grado anche di trasformare le sue vittime celebri (da Kate Moss in poi) in involontari testimonial e le sostanze dannose in mirabili panacee in grado di curare qualunque male. Attenzione: rischiamo di aiutarlo.
«Corriere della Sera» del 27 febbraio 2010
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