Il mondo contemporaneo è lacerato da un dualismo
di Francesco Alberoni
Quali sono i sociologi che hanno descritto le caratteristiche specifiche delle nostra epoca? Christopher Lasch nel libro «La cultura del narcisismo» ha dimostrato che uomini e donne danno sempre più l’importanza a se stessi, al proprio corpo, alla propria bellezza. Un fenomeno che si manifesta col culturismo, i centri benessere e le palestre, quasi una rinascita del paganesimo. Poi Zygmut Bauman, con la fortunata formula della Società liquida, ha messo in evidenza la fragilità, la labilità dei rapporti umani in tutti campi, da quelli professionali a quelli amorosi.
Non c’è più un radicamento nella patria, nella città, nell’impresa, nella famiglia. Anche la coppia è debole, non è più cementata dalla passione, non dura, si scompone nella promiscuità. Il terzo è il mio carissimo amico Michel Maffesoli che ne «L'ombra di Dioniso» ha messo in evidenza l’emergere nella società moderna della sfrenatezza dionisiaca. È incominciata con il rock, è esplosa nell’orgia collettiva di Woodstock, la vediamo nelle discoteche, nelle movide, nei rave party, nelle orge sempre più diffuse dove, con alcool e droghe, i partecipanti annullano la coscienza in uno stato che gli antichi culti chiamavano «mistico» e oggi, in un’epoca secolarizzata, «sballo». Poi Maffesoli ne «Il tempo delle tribù» ha mostrato che gli uomini moderni non formano comunità chiuse legate al territorio e nemmeno partiti rigidi e disciplinati, ma si cercano e si associano in modo libero, per affinità di scopo, di gusti, di sesso; spesso in strutture virtuali come i social network e formano delle tribù.
E io che contributo ho dato alla conoscenza della modernità? Ho messo in evidenza che anche oggi si formano dei legami nei movimenti islamici, e in Paesi come la Cina, l’India, l’Iran e il Brasile si rafforza il sentimento nazionale. Anche da noi non tutto è liquido, esistono ancora legami solidi che non vogliamo ammettere. Nel campo amoroso dilaga la sessualità promiscua, ma ci innamoriamo ancora e siamo ancora capaci di provare una grande passione per una sola persona e la gelosia più tormentosa. Il mondo contemporaneo non è omogeneo, anzi è lacerato da un dualismo fra tutto ciò che è liquido, superficiale, leggero, artificioso, effimero e, all’opposto, tutto ciò che è solido, radicato, profondo, autentico, che spesso non ha le parole per esprimersi. È a questo mondo di inquietudini e di speranze che ho cercato di dare una voce.
Non c’è più un radicamento nella patria, nella città, nell’impresa, nella famiglia. Anche la coppia è debole, non è più cementata dalla passione, non dura, si scompone nella promiscuità. Il terzo è il mio carissimo amico Michel Maffesoli che ne «L'ombra di Dioniso» ha messo in evidenza l’emergere nella società moderna della sfrenatezza dionisiaca. È incominciata con il rock, è esplosa nell’orgia collettiva di Woodstock, la vediamo nelle discoteche, nelle movide, nei rave party, nelle orge sempre più diffuse dove, con alcool e droghe, i partecipanti annullano la coscienza in uno stato che gli antichi culti chiamavano «mistico» e oggi, in un’epoca secolarizzata, «sballo». Poi Maffesoli ne «Il tempo delle tribù» ha mostrato che gli uomini moderni non formano comunità chiuse legate al territorio e nemmeno partiti rigidi e disciplinati, ma si cercano e si associano in modo libero, per affinità di scopo, di gusti, di sesso; spesso in strutture virtuali come i social network e formano delle tribù.
E io che contributo ho dato alla conoscenza della modernità? Ho messo in evidenza che anche oggi si formano dei legami nei movimenti islamici, e in Paesi come la Cina, l’India, l’Iran e il Brasile si rafforza il sentimento nazionale. Anche da noi non tutto è liquido, esistono ancora legami solidi che non vogliamo ammettere. Nel campo amoroso dilaga la sessualità promiscua, ma ci innamoriamo ancora e siamo ancora capaci di provare una grande passione per una sola persona e la gelosia più tormentosa. Il mondo contemporaneo non è omogeneo, anzi è lacerato da un dualismo fra tutto ciò che è liquido, superficiale, leggero, artificioso, effimero e, all’opposto, tutto ciò che è solido, radicato, profondo, autentico, che spesso non ha le parole per esprimersi. È a questo mondo di inquietudini e di speranze che ho cercato di dare una voce.
«Corriere della sera» del 22 febbraio 2010
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