Il fondatore della Apple ammette: la tecnologia non è impeccabile, come l'uomo
di Francesco Ognibene
«Non siamo perfetti, e nemmeno i telefoni lo sono». Di trovate celebri è disseminato l’intero curriculum di Steve Jobs, il geniale fondatore di Apple, 'papà' di marchingegni divenuti l’icona di varie epoche, dal MacIntosh all’iPad. Ma della frase che gli è uscita ieri sera davanti alla stampa americana convocata nella sede di Cupertino può andare orgoglioso anche più dell’enormità di pezzi venduti per ogni aggeggio hi-tech uscito dai laboratori californiani. Ci è voluto un incidente industriale, il più serio da quando i prodotti targati Apple scandiscono la transizione da una fase all’altra dell’era tecnologica, per far scendere la Mela dall’albero dell’impeccabilità sul quale pareva nata. Lo smartphone di ultima generazione, infatti, funziona male. E gli stessi tecnici che l’hanno progettato si sono detti «sbalorditi» quando hanno scoperto l’origine del baco.
L’iPhone 4 appena proposto ai consumatori americani – che l’hanno letteralmente razziato con 3 milioni venduti in un lampo – ha mostrato sin dall’inizio un design smagliante, prestazioni da formidabile coltellino multiuso dell’era digitale, ma ha pagato le soluzioni avveniristiche con fatali problemi di ricezione.
In parole povere, il telefonino mostra un confortante numero di 'tacche' pur in presenza di un segnale assai scadente. Pare sia tutta colpa di un banale errore nella formula che traduce il 'campo' sul display, un inciampo rimediabile. Ma è come se Jobs avesse trascurato il motivo per il quale ha senso produrre un cellulare, ovvero consentire alla gente di fare e ricevere telefonate. Il guaio era subito apparso tanto grave quanto imbarazzante per un prodotto di questa sofisticazione: l’antenna dell’iPhone4, occultata dentro la banda metallica esterna per rendere l’apparecchio esteticamente irresistibile, talvolta 'non prende', come si dice con frasario magari poco preciso ma di uso comune. Se poi lo impugni coprendo il dispositivo che capta il segnale, allora il telefonino diventa pressoché inservibile. Hai detto niente: col supercellulare Apple puoi fare di tutto, con applicazioni ludiche che lasciano di stucco, ma a volte succede che non si riesca a telefonare... Per porre rimedio al malfunzionamento, Jobs ha annunciato che i possessori dell’iPhone difettoso hanno diritto a un altro oggetto Apple probabilmente destinato a fare epoca, ovvero una custodia dai poteri taumaturgici che finirà col rendere ancor più desiderabile il «melafonino» nato zoppo. Perché il telefono portatile è diventato ormai uno strumento nel quale non solo convergono le funzioni più disparate ma si coagulano anche tutte le aspettative che l’immaginario ingenuo della nostra epoca ripone nella tecnologia, trasformata nel contrappeso emotivo a una vita necessariamente 'difettosa' per la quale non sempre esiste una custodia magica che risolva problemi e inadeguatezze. Ora Steve Jobs riconosce che a essere imperfetto è non solo l’essere umano ma anche il suo manufatto digitale apparentemente meglio riuscito. E questo realismo umanistico, assai più dell’iPhone, gli vale tutta la nostra simpatia.
L’iPhone 4 appena proposto ai consumatori americani – che l’hanno letteralmente razziato con 3 milioni venduti in un lampo – ha mostrato sin dall’inizio un design smagliante, prestazioni da formidabile coltellino multiuso dell’era digitale, ma ha pagato le soluzioni avveniristiche con fatali problemi di ricezione.
In parole povere, il telefonino mostra un confortante numero di 'tacche' pur in presenza di un segnale assai scadente. Pare sia tutta colpa di un banale errore nella formula che traduce il 'campo' sul display, un inciampo rimediabile. Ma è come se Jobs avesse trascurato il motivo per il quale ha senso produrre un cellulare, ovvero consentire alla gente di fare e ricevere telefonate. Il guaio era subito apparso tanto grave quanto imbarazzante per un prodotto di questa sofisticazione: l’antenna dell’iPhone4, occultata dentro la banda metallica esterna per rendere l’apparecchio esteticamente irresistibile, talvolta 'non prende', come si dice con frasario magari poco preciso ma di uso comune. Se poi lo impugni coprendo il dispositivo che capta il segnale, allora il telefonino diventa pressoché inservibile. Hai detto niente: col supercellulare Apple puoi fare di tutto, con applicazioni ludiche che lasciano di stucco, ma a volte succede che non si riesca a telefonare... Per porre rimedio al malfunzionamento, Jobs ha annunciato che i possessori dell’iPhone difettoso hanno diritto a un altro oggetto Apple probabilmente destinato a fare epoca, ovvero una custodia dai poteri taumaturgici che finirà col rendere ancor più desiderabile il «melafonino» nato zoppo. Perché il telefono portatile è diventato ormai uno strumento nel quale non solo convergono le funzioni più disparate ma si coagulano anche tutte le aspettative che l’immaginario ingenuo della nostra epoca ripone nella tecnologia, trasformata nel contrappeso emotivo a una vita necessariamente 'difettosa' per la quale non sempre esiste una custodia magica che risolva problemi e inadeguatezze. Ora Steve Jobs riconosce che a essere imperfetto è non solo l’essere umano ma anche il suo manufatto digitale apparentemente meglio riuscito. E questo realismo umanistico, assai più dell’iPhone, gli vale tutta la nostra simpatia.
«Avvenire» del 17 luglio 2010
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