di Giuliano Vigini
Un dato che viene generalmente poco considerato quando si parla di lettura è quello riguardante il numero di libri esistenti nelle famiglie italiane. A fornircelo è l’Istat, che raccoglie ogni anno, nella sua indagine sugli 'Aspetti della vita quotidiana', informazioni preziose sul profilo del lettore in Italia e una serie di dati anche su questo spaccato della realtà familiare (il campione è di 19.000 famiglie, per un totale di 48.000 persone). Un primo ragionamento che si può fare sulla base delle tabelle riportate è che là dove c’è un tasso di lettura più elevato (ed è sottinteso, quindi, anche un maggior livello di istruzione e condizione professionale, essendoci una forte incidenza sulla lettura a seconda del titolo di studio che si ha e del lavoro che si svolge, così come esiste una stretta correlazione tra grado di lettura e sviluppo economico), là è maggiore anche il numero dei libri posseduti in casa. Se il Trentino Alto-Adige è la regione in cui, per 100 persone dai 6 anni in su della stessa regione, il 60% ha letto almeno un libro negli ultimi 12 mesi - su una media nazionale del 45,1% e se in questa regione le famiglie che possiedono più di 100 libri in casa sono il 32,5%, in Sicilia le rispettive percentuali scendono al 31,5% per i lettori e al 14,1% per i libri posseduti. C’è quindi una bella differenza, e questo spiega poi anche tante altre cose. Ma, per restare nell’ambito della lettura, è chiaro che i ragazzi che trovano in casa dei libri ricevono stimoli diretti molto forti e sono, con tutta probabilità, più invogliati a leggere. In altre parole, chi cresce in mezzo ai libri è più facile che diventi un lettore e conservi anche in seguito una certa abitudine alla lettura.
Infatti, quando in famiglia ci sono più di 200 libri, i ragazzi tra i 6 e i 14 anni alzano la percentuale di lettura al 68% (la media, a quell’età, è del 51,6%), e quelli tra gli 11 e i 14 anni all’83,9% (con una media al 64,7%). Meno libri ci sono, più scende in modo consistente la percentuale di lettura, fino ad arrivare al 18,7%, per i ragazzi più piccoli, e al 22,4%, per quelli più grandi, nelle case in cui di libri non c’è proprio l’ombra.
Avere in casa una biblioteca è quindi importante al fine, se non altro, di insinuare nei ragazzi l’idea che, tra le tante cose che si possono fare in una giornata, ci può essere anche il piacere di leggere un libro. Del resto, è proprio in famiglia dove la luce si accende o resta spenta per sempre: vale a dire dove si gioca gran parte del destino di un lettore o di un non lettore. In realtà, nella misura in cui una famiglia costruisce al proprio interno uno spazio di lettura e di stimolo alla lettura; nel momento in cui i genitori nutrono personalmente l’intelligenza, l’affettività, l’immaginario simbolico dei loro figli con il continuo travaso di passioni ed emozioni che s’incontrano viaggiando con i libri, lì è nato e si è già consolidato il lettore.
Naturalmente, se ci sono in casa dei libri vuol dire che qualcuno li ha acquistati o ricevuti in regalo. Che cosa poi ci sia dentro queste biblioteche di famiglia nessuno può dirlo, perché dipende dall’istruzione, dalla professione e soprattutto dal gusto dei singoli. In linea generale, si può tuttavia ipotizzare che in una famiglia media italiana ci sia un discreto numero di romanzi; qualche enciclopedia (forse comprata a rate); alcuni libri per ragazzi; qualche classico (magari acquistato al tempo del 'boom' dei libri allegati ai giornali); diversi tascabili; almeno un’edizione completa della Bibbia e, in ogni caso, un’edizione dei vangeli; l’immancabile best-seller di cucina... Una biblioteca eterogenea, se si vuole anche frammentaria e casuale, ma comunque utile per lo scopo di cui s’è detto.
È chiaro, poi, che se la biblioteca di famiglia è consistente come numero di volumi e qualificata dal punto di vista delle scelte, nel senso che risponde a precisi e ordinati criteri, allora l’esercizio della lettura potrebbe essere ulteriormente sollecitato e favorito.
Inutile dire che, tra i libri di casa, ci saranno anche molti libri mai aperti oppure «iniziati e non finiti», per i motivi più diversi, come si è già avuto modo di osservare ('Etruria oggi', 2009, n. 75). E in questo gruppo di libri in qualche modo negletti o abbandonati figurano certo anche testi di contenuto religioso: a cominciare dalla Bibbia, che - come attestano numerose inchieste - resta sempre in Italia un libro poco conosciuto, pur essendo sicuramente il più venduto ( qualche milione di copie ogni anno tra edizioni integrali e parziali). Ma, a voler affrontare questo discorso delle biblioteche di famiglia come vetrine di arredo e dei libri come soprammobili, si entrerebbe in un altro tipo di problematica. Qui basta invece aver ricordato l’importanza di una biblioteca in famiglia e quello che essa può rappresentare come esperienza e memoria per le letture di oggi e di domani.
Infatti, quando in famiglia ci sono più di 200 libri, i ragazzi tra i 6 e i 14 anni alzano la percentuale di lettura al 68% (la media, a quell’età, è del 51,6%), e quelli tra gli 11 e i 14 anni all’83,9% (con una media al 64,7%). Meno libri ci sono, più scende in modo consistente la percentuale di lettura, fino ad arrivare al 18,7%, per i ragazzi più piccoli, e al 22,4%, per quelli più grandi, nelle case in cui di libri non c’è proprio l’ombra.
Avere in casa una biblioteca è quindi importante al fine, se non altro, di insinuare nei ragazzi l’idea che, tra le tante cose che si possono fare in una giornata, ci può essere anche il piacere di leggere un libro. Del resto, è proprio in famiglia dove la luce si accende o resta spenta per sempre: vale a dire dove si gioca gran parte del destino di un lettore o di un non lettore. In realtà, nella misura in cui una famiglia costruisce al proprio interno uno spazio di lettura e di stimolo alla lettura; nel momento in cui i genitori nutrono personalmente l’intelligenza, l’affettività, l’immaginario simbolico dei loro figli con il continuo travaso di passioni ed emozioni che s’incontrano viaggiando con i libri, lì è nato e si è già consolidato il lettore.
Naturalmente, se ci sono in casa dei libri vuol dire che qualcuno li ha acquistati o ricevuti in regalo. Che cosa poi ci sia dentro queste biblioteche di famiglia nessuno può dirlo, perché dipende dall’istruzione, dalla professione e soprattutto dal gusto dei singoli. In linea generale, si può tuttavia ipotizzare che in una famiglia media italiana ci sia un discreto numero di romanzi; qualche enciclopedia (forse comprata a rate); alcuni libri per ragazzi; qualche classico (magari acquistato al tempo del 'boom' dei libri allegati ai giornali); diversi tascabili; almeno un’edizione completa della Bibbia e, in ogni caso, un’edizione dei vangeli; l’immancabile best-seller di cucina... Una biblioteca eterogenea, se si vuole anche frammentaria e casuale, ma comunque utile per lo scopo di cui s’è detto.
È chiaro, poi, che se la biblioteca di famiglia è consistente come numero di volumi e qualificata dal punto di vista delle scelte, nel senso che risponde a precisi e ordinati criteri, allora l’esercizio della lettura potrebbe essere ulteriormente sollecitato e favorito.
Inutile dire che, tra i libri di casa, ci saranno anche molti libri mai aperti oppure «iniziati e non finiti», per i motivi più diversi, come si è già avuto modo di osservare ('Etruria oggi', 2009, n. 75). E in questo gruppo di libri in qualche modo negletti o abbandonati figurano certo anche testi di contenuto religioso: a cominciare dalla Bibbia, che - come attestano numerose inchieste - resta sempre in Italia un libro poco conosciuto, pur essendo sicuramente il più venduto ( qualche milione di copie ogni anno tra edizioni integrali e parziali). Ma, a voler affrontare questo discorso delle biblioteche di famiglia come vetrine di arredo e dei libri come soprammobili, si entrerebbe in un altro tipo di problematica. Qui basta invece aver ricordato l’importanza di una biblioteca in famiglia e quello che essa può rappresentare come esperienza e memoria per le letture di oggi e di domani.
Ovviamente là dove c’è un tasso di lettura più elevato, là è maggiore anche il numero di libri posseduti fra le mura domestiche
«Avvenire» del 20 luglio 2010
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