di Michela Finizio
A tutti sarà capitato di provare, almeno una volta nella vita, l'ansia autobiografica. Quella che prende quando si è chiamati a descrivere chi siamo per iscritto. Basta elencare le occasioni: una lettera di presentazione per partecipare a un concorso, un curriculum vitae, un messaggio ammiccante su qualche sito di appuntamenti e, per eccellenza, la pagina del profilo Facebook.
L'esplosione dei social network ha moltiplicato le preoccupazioni, tanto più se per sintetizzare la propria "bio" ci sono solo poche righe. Per giunta gli affetti dalla sindrome dell'ego search sanno che, googlando il proprio nome sul web, le parole scritte in passato rimbalzino ancora sul web a distanza di tempo.
A soffire maggiormente l'ansia da self-description sono i personaggi famosi, la cui reputazione ormai è appesa ad un click. Le "info" su Facebook rappresentano un'occasione per dimostrare la propria intelligenza o saggezza, coraggio o timidezza, originalità o passione, fantasia o professionalità. Alcune categorie sono suggerite direttamente dal sito – pagine preferite, citazioni preferite – e proprio a queste scelte bisogna porre una certa attenzione. Basta diventare fan di una pagina dedicata a qualche movimento, ed ecco che immediatamente si può essere accusati di faziosità. Più curioso invece scoprire altri dettagli: ad esempio la comica e regista Sabina Guzzanti è appassionata di frequentatissime serie televisive americane come Lost e 24.
I campi che stuzzicano maggiormente l'attenzione sono quelli dedicati all'orientamento religioso e politico: c'è chi preferisce essere serio e conciso, e chi come Vittorio Zambardino (giornalista di Repubblica) preferisce restare ironicamente sul vago scrivendo "credente in altro" per quanto riguarda la religione, e "radicale per conto mio" nel campo dedicato alla politica. Più diretto l'attivista Franco Grillini che scrive "tipo solare, ironico" nella biografia e, su politica e religione, riporta: "very liberal, iscritto idv" e "agnostico".
Ai più gossippari non sfugge la voce dedicata alle relazioni sentimentali: se ci interessa poco sapere da Facebook che Deborah Serracchiani del Pd "is in a relationship", ci ha fatto impazzire invece scoprire da twitter che l'attore canadese Jim Carrey e l'ex modella di Playboy Jenny McCarthy si sono lasciati dopo cinque anni. Ma gli americani, si sa, hanno tutto un altro rapporto con i social network.
Infine, meglio essere chiari e diretti, oppure restare sul vago? Certamente sul web ha la meglio chi non si prende mai troppo sul serio, come Alessandro Cattelan conduttore televisivo e vj di Mtv che sul suo profilo twitter (@alecattelan) nel campo "bio" scrive: "Si, quello che fa lo scemo". Dovrà stare invece un pò più attento a twittare nei prossimi giorni Giorgio Chiellini della Juventus (@chiellini), "famous italian soccer player" – come lui stesso si definisce - appena eliminato dal Mondiale di Lippi. Prima della rovinosa partita con la Slovacchia scriveva: "Ora però è obbligatorio vincere la prossima, non voglio neanche pensare all'idea di un pareggio". E infatti non abbiamo pareggiato, purtroppo.
Che sul web non si scherza i vip italiani, però, sembrano averlo capito. Gli italiani davvero famosi, su Facebook o Twitter, non ci sono. Si incontrano solamente i loro alterego virtuali, pagine di cui diventare fan o profili da followare, ma privi di autenticità: non perché qualcuno si spacci con il loro nome, ma perché non sono scritti "in prima persona", ma dallo staff della star (quindi, puramente promozionali). Gli unici che davvero si espongono sono pochi giornalisti, stilisti come Stefano Gabbana, oppure showgirl come Alessia Fabiani. Ci aveva provato anche Elisabetta Canalis, per poi fare frettolosamente retromarcia dopo l'ultima gaffe: sul suo profilo è apparso un retweet che annotava una certa somiglianza tra Iggy Pop e Jennifer Aniston, l'ex moglie di Brad Pitt, migliore amico del suo compagno George Clooney. Non sono bastate le smentite o le spiegazioni, oggi Elisabetta non twitta più.
L'esplosione dei social network ha moltiplicato le preoccupazioni, tanto più se per sintetizzare la propria "bio" ci sono solo poche righe. Per giunta gli affetti dalla sindrome dell'ego search sanno che, googlando il proprio nome sul web, le parole scritte in passato rimbalzino ancora sul web a distanza di tempo.
A soffire maggiormente l'ansia da self-description sono i personaggi famosi, la cui reputazione ormai è appesa ad un click. Le "info" su Facebook rappresentano un'occasione per dimostrare la propria intelligenza o saggezza, coraggio o timidezza, originalità o passione, fantasia o professionalità. Alcune categorie sono suggerite direttamente dal sito – pagine preferite, citazioni preferite – e proprio a queste scelte bisogna porre una certa attenzione. Basta diventare fan di una pagina dedicata a qualche movimento, ed ecco che immediatamente si può essere accusati di faziosità. Più curioso invece scoprire altri dettagli: ad esempio la comica e regista Sabina Guzzanti è appassionata di frequentatissime serie televisive americane come Lost e 24.
I campi che stuzzicano maggiormente l'attenzione sono quelli dedicati all'orientamento religioso e politico: c'è chi preferisce essere serio e conciso, e chi come Vittorio Zambardino (giornalista di Repubblica) preferisce restare ironicamente sul vago scrivendo "credente in altro" per quanto riguarda la religione, e "radicale per conto mio" nel campo dedicato alla politica. Più diretto l'attivista Franco Grillini che scrive "tipo solare, ironico" nella biografia e, su politica e religione, riporta: "very liberal, iscritto idv" e "agnostico".
Ai più gossippari non sfugge la voce dedicata alle relazioni sentimentali: se ci interessa poco sapere da Facebook che Deborah Serracchiani del Pd "is in a relationship", ci ha fatto impazzire invece scoprire da twitter che l'attore canadese Jim Carrey e l'ex modella di Playboy Jenny McCarthy si sono lasciati dopo cinque anni. Ma gli americani, si sa, hanno tutto un altro rapporto con i social network.
Infine, meglio essere chiari e diretti, oppure restare sul vago? Certamente sul web ha la meglio chi non si prende mai troppo sul serio, come Alessandro Cattelan conduttore televisivo e vj di Mtv che sul suo profilo twitter (@alecattelan) nel campo "bio" scrive: "Si, quello che fa lo scemo". Dovrà stare invece un pò più attento a twittare nei prossimi giorni Giorgio Chiellini della Juventus (@chiellini), "famous italian soccer player" – come lui stesso si definisce - appena eliminato dal Mondiale di Lippi. Prima della rovinosa partita con la Slovacchia scriveva: "Ora però è obbligatorio vincere la prossima, non voglio neanche pensare all'idea di un pareggio". E infatti non abbiamo pareggiato, purtroppo.
Che sul web non si scherza i vip italiani, però, sembrano averlo capito. Gli italiani davvero famosi, su Facebook o Twitter, non ci sono. Si incontrano solamente i loro alterego virtuali, pagine di cui diventare fan o profili da followare, ma privi di autenticità: non perché qualcuno si spacci con il loro nome, ma perché non sono scritti "in prima persona", ma dallo staff della star (quindi, puramente promozionali). Gli unici che davvero si espongono sono pochi giornalisti, stilisti come Stefano Gabbana, oppure showgirl come Alessia Fabiani. Ci aveva provato anche Elisabetta Canalis, per poi fare frettolosamente retromarcia dopo l'ultima gaffe: sul suo profilo è apparso un retweet che annotava una certa somiglianza tra Iggy Pop e Jennifer Aniston, l'ex moglie di Brad Pitt, migliore amico del suo compagno George Clooney. Non sono bastate le smentite o le spiegazioni, oggi Elisabetta non twitta più.
«Il Sole 24 Ore» del 25 giugno 2010
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