di Angela Manganaro
Le musulmane che vivono in Francia non potranno più usare il velo islamico integrale in pubblico, pena una multa di 150 euro e l'obbligo di frequentare corsi di educazione civica. Padri, mariti e fratelli che obbligano una donna a indossare burqa e niqab rischiano un anno di carcere e una multa di 30mila euro. Pene raddoppiate se chi è costretta è minorenne.
All'assemblea nazionale i deputati dell'Ump, partito di maggioranza, e i centristi di Nouveau Centre, hanno approvato con 355 sì e un no il progetto di legge che vieta di indossare anche per strada e nelle piazze «indumenti che coprono il volto». L'opposizione (socialisti, verdi e comunisti), pur contraria all'uso del velo integrale, non ha partecipato al voto.
Dopo il Belgio, la Francia è il secondo paese europeo che sceglie la strada del divieto ma non solo per una questione di pubblica sicurezza. «Le pratiche radicali che oltraggiano la dignità e l'eguaglianza tra persone, tra cui il velo integrale - si legge nella raccomandazione non vincolante votata a maggio - sono contrarie ai valori della Repubblica».
Il testo approvato ieri voluto dal presidente Nicolas Sarkozy dovrà ora essere votato in Senato, dove il via libera è scontato. Si calcola che il velo fuori legge dovrebbe riguardare solo 2mila donne su cinque milioni di musulmani, molti dei quali provenienti dalle ex colonie. Ma il valore simbolico della decisione è grande e va al di là del divieto già in vigore di indossare fazzoletti e simili nelle scuole e negli uffici pubblici.
Nonostante il Consiglio di Stato abbia dato parere negativo ponendo il problema dell'incompatibilità del divieto con la costituzione e la convenzione europea dei diritti umani, il ministro della Giustizia Michele Alliot-Marie ha detto che il voto è un successo per i valori repubblicani della Francia: libertà, eguaglianza, fraternità e laicità. I socialisti hanno invece evocato il «rischio giuridico» di un bando totale, osservando che una censura del consiglio costituzionale rappresenterebbe «un regalo» per gli integralisti.
La decisione dei deputati francesi va nella direzione opposta alla linea tracciata dal Consiglio d'Europa che considera il velo un diritto base delle donne che lo vogliono indossare. E innervosisce tutta la comunità musulmana non solo gli integralisti. Mentre il consiglio francese del culto musulmano (Cfcm) dice che il progetto «rischia di stigmatizzare l'Islam». Rachid Nekkaz, businessnman che nel 2007 si è presentato alle elezioni presidenziali, ha dichiarato che metterà a disposizioni un lione di euro per aiutare le donne che si vogliono coprire a pagare le multe previste dalla nuova legge. Critiche sono state espresse anche da Amnesty International.
A livello locale decisioni simili sono stati prese solo in alcune città spagnole fra cui Barcellona e in acuni comuni italiani del nord.
All'assemblea nazionale i deputati dell'Ump, partito di maggioranza, e i centristi di Nouveau Centre, hanno approvato con 355 sì e un no il progetto di legge che vieta di indossare anche per strada e nelle piazze «indumenti che coprono il volto». L'opposizione (socialisti, verdi e comunisti), pur contraria all'uso del velo integrale, non ha partecipato al voto.
Dopo il Belgio, la Francia è il secondo paese europeo che sceglie la strada del divieto ma non solo per una questione di pubblica sicurezza. «Le pratiche radicali che oltraggiano la dignità e l'eguaglianza tra persone, tra cui il velo integrale - si legge nella raccomandazione non vincolante votata a maggio - sono contrarie ai valori della Repubblica».
Il testo approvato ieri voluto dal presidente Nicolas Sarkozy dovrà ora essere votato in Senato, dove il via libera è scontato. Si calcola che il velo fuori legge dovrebbe riguardare solo 2mila donne su cinque milioni di musulmani, molti dei quali provenienti dalle ex colonie. Ma il valore simbolico della decisione è grande e va al di là del divieto già in vigore di indossare fazzoletti e simili nelle scuole e negli uffici pubblici.
Nonostante il Consiglio di Stato abbia dato parere negativo ponendo il problema dell'incompatibilità del divieto con la costituzione e la convenzione europea dei diritti umani, il ministro della Giustizia Michele Alliot-Marie ha detto che il voto è un successo per i valori repubblicani della Francia: libertà, eguaglianza, fraternità e laicità. I socialisti hanno invece evocato il «rischio giuridico» di un bando totale, osservando che una censura del consiglio costituzionale rappresenterebbe «un regalo» per gli integralisti.
La decisione dei deputati francesi va nella direzione opposta alla linea tracciata dal Consiglio d'Europa che considera il velo un diritto base delle donne che lo vogliono indossare. E innervosisce tutta la comunità musulmana non solo gli integralisti. Mentre il consiglio francese del culto musulmano (Cfcm) dice che il progetto «rischia di stigmatizzare l'Islam». Rachid Nekkaz, businessnman che nel 2007 si è presentato alle elezioni presidenziali, ha dichiarato che metterà a disposizioni un lione di euro per aiutare le donne che si vogliono coprire a pagare le multe previste dalla nuova legge. Critiche sono state espresse anche da Amnesty International.
A livello locale decisioni simili sono stati prese solo in alcune città spagnole fra cui Barcellona e in acuni comuni italiani del nord.
«Il Sole 24 Ore» del 14 luglio 2010
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