di Davide Rondoni
I giornalisti di Panorama hanno fatto uno scoop. Peccato che arrivino circa settecento, mille anni in ritardo. Forse duemila. Hanno deciso di raccontare in diretta, con uso di adescamenti e con tanto di video, le notti romane omosessuali di alcuni sacerdoti. Ne sono così orgogliosi da farne una copertina con tanto di rosario tenuto da dita maschili laccate.
Nell'inchiesta - così viene presentata si seguono le tracce e si documentano le performance di alcuni sacerdoti di mezza età che frequentano locali gay, seducono l'aiutante del giornalista che fa da esca e si mostra uno squallido campionario di doppia vita, tra celebrazione di messe e festini di dubbio gusto. Ne è nata l'inchiesta che si vorrebbe la più bollente dell'estate, ficcata nel mezzo del grande scandalo della pedofilia che ha scosso la Chiesa. Peccato che già 700 anni fa, nel XV canto dell'Inferno, il Dante poeta e cronista indica che «lerci» di peccato di sodomia sono puniti in quel girone una gran quantità di «cherci», di chierici. La Commedia, com'è noto, è anche luogo di scoop sulla vita di parecchie persone, come in quel canto accade per il maestro di Dante, quel Brunetto Latini che solo qui viene ritratto come omosessuale. Insomma, Dante,la cui opera ha stampato un'infinità di copie e continua a far notizia da 700 anni, ha abbondantemente preceduto la solerzia dei cronisti mondadoriani.
E la novellistica medioevale che trova il suo apice in Boccaccio ha più volte ripreso e trasferito sul piano della fiction (un po' come fa Panorama, con video, adescatore, nomi di fantasia, eccetera) le scappatelle e i viziacci sessuali del clero. Ma più indietro ancora, gli strali di grandi santi come Francesco e Paolo fanno certo più "male" delle inchieste di un settimanale in crisi di tiratura. E l'invito di Gesù rivolto ai farisei perché non mettano sulle spalle del popolo dei gioghi - ovvero delle leggi morali- che nemmeno loro stessi osservano riecheggia in questi anni con potenza.
Certo, occorre ben distinguere tra la triste figura del prete che fa il moralista di giorno e di notte si tuffa nei festini gay di Roma e la piaga orrenda della pedofilia. La coincidenza scelta dai cronisti può e forse vuole generare ulteriore confusione: un conto è la quasi ridicola figura del prete che di notte armeggia e amoreggia tra bei ragazzi, un altro è l'orrenda figura del sacerdote che abusa di un piccolo. La distinzione va fatta, ed è enorme.
Per il resto l'"inchiesta" di Panorama ci conduce in un po' di squallore notturno, sulla scena di rapporti consumati con il primo che capita. Ci fa trovare nel bel mezzo di una Roma stordita, dove il brulicare di avventure omosessuali non stupisce nessuno. Che ne siano protagonisti anche taluni che vestono l'abito talare fa tornare in mente certe scene di quella novellistica in cui si conserva il lato comico, un po' disincantato e un po' realistico, bonario e non moralistico sui vizi umani che fa parte del dna cattolico del nostro paese.
In fondo, sapere che anche il prete può avere certi vizi è stato uno dei modi con cui la umanità della Chiesa si è mostrata, al contrario di ogni rischio di sacralizzazione del clero. Cristo inventando la chiesa come metodo per permanere nella storia sapeva di affidarsi a gente fragile, come il traditore Pietro. La coscienza dell'umanità fragile dei cristiani ( che iniziano ogni messa battendosi il petto per i peccati) ha sempre posto un argine - per quanto tradito e scavalcato tra l'idea della Chiesa come luogo dei perfetti (e magari dei potenti) e l'idea che della Chiesa aveva invece Gesù, venuto per i peccatori e per i bisognosi di perdono. Sta a vedere che Panorama ha fatto proprio in questo caso uno dei più "cattolici" dei suoi servizi?
Nell'inchiesta - così viene presentata si seguono le tracce e si documentano le performance di alcuni sacerdoti di mezza età che frequentano locali gay, seducono l'aiutante del giornalista che fa da esca e si mostra uno squallido campionario di doppia vita, tra celebrazione di messe e festini di dubbio gusto. Ne è nata l'inchiesta che si vorrebbe la più bollente dell'estate, ficcata nel mezzo del grande scandalo della pedofilia che ha scosso la Chiesa. Peccato che già 700 anni fa, nel XV canto dell'Inferno, il Dante poeta e cronista indica che «lerci» di peccato di sodomia sono puniti in quel girone una gran quantità di «cherci», di chierici. La Commedia, com'è noto, è anche luogo di scoop sulla vita di parecchie persone, come in quel canto accade per il maestro di Dante, quel Brunetto Latini che solo qui viene ritratto come omosessuale. Insomma, Dante,la cui opera ha stampato un'infinità di copie e continua a far notizia da 700 anni, ha abbondantemente preceduto la solerzia dei cronisti mondadoriani.
E la novellistica medioevale che trova il suo apice in Boccaccio ha più volte ripreso e trasferito sul piano della fiction (un po' come fa Panorama, con video, adescatore, nomi di fantasia, eccetera) le scappatelle e i viziacci sessuali del clero. Ma più indietro ancora, gli strali di grandi santi come Francesco e Paolo fanno certo più "male" delle inchieste di un settimanale in crisi di tiratura. E l'invito di Gesù rivolto ai farisei perché non mettano sulle spalle del popolo dei gioghi - ovvero delle leggi morali- che nemmeno loro stessi osservano riecheggia in questi anni con potenza.
Certo, occorre ben distinguere tra la triste figura del prete che fa il moralista di giorno e di notte si tuffa nei festini gay di Roma e la piaga orrenda della pedofilia. La coincidenza scelta dai cronisti può e forse vuole generare ulteriore confusione: un conto è la quasi ridicola figura del prete che di notte armeggia e amoreggia tra bei ragazzi, un altro è l'orrenda figura del sacerdote che abusa di un piccolo. La distinzione va fatta, ed è enorme.
Per il resto l'"inchiesta" di Panorama ci conduce in un po' di squallore notturno, sulla scena di rapporti consumati con il primo che capita. Ci fa trovare nel bel mezzo di una Roma stordita, dove il brulicare di avventure omosessuali non stupisce nessuno. Che ne siano protagonisti anche taluni che vestono l'abito talare fa tornare in mente certe scene di quella novellistica in cui si conserva il lato comico, un po' disincantato e un po' realistico, bonario e non moralistico sui vizi umani che fa parte del dna cattolico del nostro paese.
In fondo, sapere che anche il prete può avere certi vizi è stato uno dei modi con cui la umanità della Chiesa si è mostrata, al contrario di ogni rischio di sacralizzazione del clero. Cristo inventando la chiesa come metodo per permanere nella storia sapeva di affidarsi a gente fragile, come il traditore Pietro. La coscienza dell'umanità fragile dei cristiani ( che iniziano ogni messa battendosi il petto per i peccati) ha sempre posto un argine - per quanto tradito e scavalcato tra l'idea della Chiesa come luogo dei perfetti (e magari dei potenti) e l'idea che della Chiesa aveva invece Gesù, venuto per i peccatori e per i bisognosi di perdono. Sta a vedere che Panorama ha fatto proprio in questo caso uno dei più "cattolici" dei suoi servizi?
«Il Sole 24 Ore» del 27 luglio 2010
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