La fede davanti all'evoluzionismo: oggi a Torino un dialogo tra i teologi Jürgen Moltmann e Giuseppe Tanzella-Nitti
di Luigi Dell'Aglio
Moltmann «Non soltanto lotta per la sopravvivenza e guerra di natura: il Dna umano "parla" anche di altruismo e collaborazione» Tanzella- Nitti «L’evoluzione è qualcosa di ben più grande e profondo della rappresentazione che ne dà il darwinismo»
L'evoluzione biologica è un fatto. Ma il mondo, per evolvere e per svilupparsi, deve esistere, deve essere stato creato. «Ed ecco che la Creazione sta nel fondamento della storia, e dunque anche nel fondamento dell'evoluzione». E ancora: il messaggio che è nel Vangelo secondo Matteo «amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori» è antidarwiniano? E perciò «scandaloso»? Sono alcune delle considerazioni che Giuseppe Tanzella-Nitti, professore di Teologia alla Pontificia Università della Santa Croce, esporrà nella tavola rotonda in programma, oggi alle 15, nel Tempio Valdese di Torino, con la partecipazione di Jürgen Moltmann, uno dei maggiori pensatori evangelici. Classe 1926, un amore per la teologia nato in campo di concentramento, Moltmann, che è stato docente in diverse storiche università tedesche, e tuttora in quella di Tubinga, ha scritto saggi di riconosciuta profondità. Da Il Dio crocifisso - «opera splendida» la definisce Tanzella-Nitti - a La creazione come sistema aperto, pubblicati entrambi in Italia dalla Queriniana di Brescia (il secondo, nella raccolta «Scienza e Sapienza»). Il tema dell'incontro di oggi è «Teologia ed evoluzionismo». Interverranno anche Angelo Vianello, preside della Facoltà di Agraria a Udine, e il filosofo Federico Vercellone.
Il teologo tedesco ha maturato l'idea che si debba liberare l'evoluzione dalla troppo sottolineata prospettiva della «lotta per la vita», della «guerra di natura», e sia invece ora di mettere in luce anche l'aspetto della «cooperazione naturale» e del «riconoscimento intersoggettivo». In questo modo, Moltmann propone un paradigma dell'evoluzione che è diverso da quello darwiniano. Così, aggiunge, la teoria dell'evoluzione diventerebbe «sostenibile» anche per la teologia cristiana. Tanzella-Nitti condivide in buona parte il pensiero di Moltmann sull'evoluzione. La darwiniana lotta per la sopravvivenza è un principio riduttivo, osserva, come pure la trasmissione di mu tazioni genetiche aleatorie, che non spiega perché gli organismi siano divenuti sempre più complessi e sia progressivamente cresciuto il cervello dei mammiferi. «L'evoluzione è qualcosa di ben più grande, globale e profondo» della rappresentazione che ne danno il darwinismo, «e le visioni che ad esso si richiamano». Non esiste nessuna contrapposizione tra evoluzione biologica e teologia, se s'intende bene che cosa significa «creare» per la teologia cristiana. «L'opposizione nasce se si pensa a un Creatore che interviene nella natura in modo antropomorfo, e a un'evoluzione immaginata come un qualcosa che si sviluppi da sé». Ma perché ci sia l'evoluzione occorre che il mondo esista già. «L'idea di un mondo in evoluzione poteva sorgere e affermarsi solo in una concezione ebraico-cristiana dell'universo, dove esiste un inizio e ogni cosa tende verso un fine», fa notare Tanzella-Nitti.
Sull'intuizione di Moltmann - cooperazione invece di lotta per la sopravvivenza - il teologo cattolico avanza un interrogativo. La battaglia per la vita oppure il sostegno reciproco sono «due visioni che trascendono la natura materiale e biologica e dunque sono capaci di orientare liberamente il mondo nel bene o nel male, o sono piuttosto due forme di vivere e di pensare che noi esseri umani portiamo iscritte nel nostro Dna e che possiamo soltanto assecondare?». Le apprendiamo dal mondo biologico o appartengono principalmente alla sfera dello spirito umano? Sono domande difficili ma essenziali, per Tanzella-Nitti. «Chi impiega il darwinismo contro la fede mette l'accento su una lunga evoluzione biologica segnata dalla lotta, dalla sofferenza e dalla morte... Occorre cercare di capire che cosa è originario e che cosa è derivato. Se la lotta o la cooperazione, la morte o la vita, sono in noi solo il riflesso di quanto ci detta la materia o se invece siamo noi, esseri che trascendiamo la materia, a vederle riflesse in essa». Per Moltmann, è ora di recuperare l'antico concetto di sapienza, l a capacità di distinguere tra bene e male, tra ciò che dà la vita e ciò che dà la morte. Tanzella-Nitti è sulla stessa lunghezza d'onda: «Se la creazione è una favola, se riusciamo a sbarazzarci del Creatore, possiamo fare ciò che vogliamo, senza ascoltare nessuno, neanche la nostra coscienza». Il teologo cattolico si schiera con il teologo protestante nel contestare definitivamente che la lotta per la sopravvivenza (cioè in pratica la violenza) sia il fattore determinante per la crescita della specie umana. Sapere che il Dna umano contiene anche valori di altruismo e collaborazione, come afferma il professor Moltmann, può indurre l'uomo alla solidarietà con il prossimo, dice Tanzella-Nitti. Poi, quando spingono l'analisi sul futuro, i due teologi si trovano ampiamente d'accordo. Osserva Tanzella-Nitti, citando Teilhard de Chardin e la sua logica dell'evoluzione orientata verso una progressiva ascesa: «Il cristiano è chiamato a guardare al futuro con realismo ma anche con speranza. Se, come ama ripetere il professor Moltmann nei suoi scritti, la creazione è un "sistema aperto", allora è anche vero che il Creatore guida la storia verso fini di salvezza». E Moltmann porta al culmine così la propria riflessione: «La teologia cristiana concepisce l'uomo dinamicamente, nel processo della storia di Dio. E l'uomo contemporaneo è effettivamente un ponte di passaggio verso questo futuro superiore».
Il teologo tedesco ha maturato l'idea che si debba liberare l'evoluzione dalla troppo sottolineata prospettiva della «lotta per la vita», della «guerra di natura», e sia invece ora di mettere in luce anche l'aspetto della «cooperazione naturale» e del «riconoscimento intersoggettivo». In questo modo, Moltmann propone un paradigma dell'evoluzione che è diverso da quello darwiniano. Così, aggiunge, la teoria dell'evoluzione diventerebbe «sostenibile» anche per la teologia cristiana. Tanzella-Nitti condivide in buona parte il pensiero di Moltmann sull'evoluzione. La darwiniana lotta per la sopravvivenza è un principio riduttivo, osserva, come pure la trasmissione di mu tazioni genetiche aleatorie, che non spiega perché gli organismi siano divenuti sempre più complessi e sia progressivamente cresciuto il cervello dei mammiferi. «L'evoluzione è qualcosa di ben più grande, globale e profondo» della rappresentazione che ne danno il darwinismo, «e le visioni che ad esso si richiamano». Non esiste nessuna contrapposizione tra evoluzione biologica e teologia, se s'intende bene che cosa significa «creare» per la teologia cristiana. «L'opposizione nasce se si pensa a un Creatore che interviene nella natura in modo antropomorfo, e a un'evoluzione immaginata come un qualcosa che si sviluppi da sé». Ma perché ci sia l'evoluzione occorre che il mondo esista già. «L'idea di un mondo in evoluzione poteva sorgere e affermarsi solo in una concezione ebraico-cristiana dell'universo, dove esiste un inizio e ogni cosa tende verso un fine», fa notare Tanzella-Nitti.
Sull'intuizione di Moltmann - cooperazione invece di lotta per la sopravvivenza - il teologo cattolico avanza un interrogativo. La battaglia per la vita oppure il sostegno reciproco sono «due visioni che trascendono la natura materiale e biologica e dunque sono capaci di orientare liberamente il mondo nel bene o nel male, o sono piuttosto due forme di vivere e di pensare che noi esseri umani portiamo iscritte nel nostro Dna e che possiamo soltanto assecondare?». Le apprendiamo dal mondo biologico o appartengono principalmente alla sfera dello spirito umano? Sono domande difficili ma essenziali, per Tanzella-Nitti. «Chi impiega il darwinismo contro la fede mette l'accento su una lunga evoluzione biologica segnata dalla lotta, dalla sofferenza e dalla morte... Occorre cercare di capire che cosa è originario e che cosa è derivato. Se la lotta o la cooperazione, la morte o la vita, sono in noi solo il riflesso di quanto ci detta la materia o se invece siamo noi, esseri che trascendiamo la materia, a vederle riflesse in essa». Per Moltmann, è ora di recuperare l'antico concetto di sapienza, l a capacità di distinguere tra bene e male, tra ciò che dà la vita e ciò che dà la morte. Tanzella-Nitti è sulla stessa lunghezza d'onda: «Se la creazione è una favola, se riusciamo a sbarazzarci del Creatore, possiamo fare ciò che vogliamo, senza ascoltare nessuno, neanche la nostra coscienza». Il teologo cattolico si schiera con il teologo protestante nel contestare definitivamente che la lotta per la sopravvivenza (cioè in pratica la violenza) sia il fattore determinante per la crescita della specie umana. Sapere che il Dna umano contiene anche valori di altruismo e collaborazione, come afferma il professor Moltmann, può indurre l'uomo alla solidarietà con il prossimo, dice Tanzella-Nitti. Poi, quando spingono l'analisi sul futuro, i due teologi si trovano ampiamente d'accordo. Osserva Tanzella-Nitti, citando Teilhard de Chardin e la sua logica dell'evoluzione orientata verso una progressiva ascesa: «Il cristiano è chiamato a guardare al futuro con realismo ma anche con speranza. Se, come ama ripetere il professor Moltmann nei suoi scritti, la creazione è un "sistema aperto", allora è anche vero che il Creatore guida la storia verso fini di salvezza». E Moltmann porta al culmine così la propria riflessione: «La teologia cristiana concepisce l'uomo dinamicamente, nel processo della storia di Dio. E l'uomo contemporaneo è effettivamente un ponte di passaggio verso questo futuro superiore».
«Avvenire» del 15 giugno 2007
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