Romanzo epistolare dell’addio tra Romano Prodi e Guglielmo Epifani
di Giuliano Ferrara
Quello tra Romano Prodi e Guglielmo Epifani sembrava un sodalizio indistruttibile. Il segretario della Cgil aveva trasformato il congresso della maggiore organizzazione sindacale in una manifestazione elettorale a favore di Prodi, sfidando le critiche non solo della sinistra interna ma anche del suo predecessore Sergio Cofferati. Il premier ha pervicacemente affidato a una “concertazione” considerata da molti sbilanciata in direzione della Cgil la soluzione delle tensioni che incrinano la sua maggioranza. La solidità dell’intesa tra i due era basata su un reciproco interesse. La Cgil, grazie all’appoggio del “governo amico”, acquisiva una sorta di diritto di veto sulle scelte economiche che le dava un vantaggio nei confronti dei sindacati concorrenti e delle controparti. Prodi poteva contare sull’assenso della Cgil per isolare le posizioni più oltranziste presenti nell’ala sinistra della sua composita maggioranza. Sembrava, come tutti i matrimoni d’interesse, un accordo destinato a durare a lungo, ma in realtà era basato su un equivoco di fondo. La base dell’accordo, infatti, era tutta in negativo, costituita dalle critiche comuni alla politica e alle riforme realizzate dal centrodestra, soprattutto la legge Biagi e quella sulle pensioni. Quando però è stato necessario passare dalle critiche verbali, che non costano niente, ai provvedimenti concreti, le strade si sono divise. La demografia che impone di alzare l’età pensionabile vincola qualsiasi governo, i firmatari della legge Biagi, Confindustria, Cisl e Uil non si sono pentiti, anche per i risultati eccellenti della liberalizzazione del mercato del lavoro, il che ha portato a una modesta manutenzione e non alla restaurazione delle rigidità sognata dalla Cgil.
Così il grande amore è finito. Prodi ha cercato di utilizzare Epifani per disinnescare il dissenso dell’estrema sinistra ed Epifani ci è cascato: ha chiesto ai partiti della sinistra “un passo indietro”, convinto che avrebbe avuto in cambio una proposta vicina alle sue richieste. Prodi gliel’aveva fatto credere, dicendo che con le proposte sulle modifiche alla legge Biagi si sarebbe data soddisfazione ai sindacati solo parzialmente accontentati sull’età pensionabile. Però, alla fine, i sindacati soddisfatti sono stati Cisl e Uil, non la Cgil. Le recriminazioni di Epifani e la replica di Prodi sono il primo capitolo di un romanzo epistolare gustoso che meriterebbe di continuare, ma la carriera dei due è a rischio.
Così il grande amore è finito. Prodi ha cercato di utilizzare Epifani per disinnescare il dissenso dell’estrema sinistra ed Epifani ci è cascato: ha chiesto ai partiti della sinistra “un passo indietro”, convinto che avrebbe avuto in cambio una proposta vicina alle sue richieste. Prodi gliel’aveva fatto credere, dicendo che con le proposte sulle modifiche alla legge Biagi si sarebbe data soddisfazione ai sindacati solo parzialmente accontentati sull’età pensionabile. Però, alla fine, i sindacati soddisfatti sono stati Cisl e Uil, non la Cgil. Le recriminazioni di Epifani e la replica di Prodi sono il primo capitolo di un romanzo epistolare gustoso che meriterebbe di continuare, ma la carriera dei due è a rischio.
«Il Foglio» del 28 luglio 2007
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