14 luglio 2007

Il viaggio torna in pagina

Paradossi dell'era di Internet: le informazioni spicciole vanno on line o sul cellulare, così le care vecchie «guide» ritornano veri diari alla Goethe
di Gabriele Brambilla
Il mondo global rilancia la voglia di attraversare il sociale, la storia, lo spirito assieme ai Terzani, ai Pasolini, ai Kapuscinski, ai Mandel’štam... Peresson (Aie): «Oggi i lettori/viaggiatori vogliono riscoprire cammini di crescita interiore, di ricerca del sé e conoscenza di mondi "altri"»
Il primissimo fu il Milione. Molti, tra i critici, fanno infatti coincidere l'opera di Marco Polo, datata 1299, con l'origine della letteratura di viaggio. O meglio, con una nuova letteratura di viaggio, che ha finalmente assunto le forme della descrizione della realtà, del reportage, dell'abbandono del giudizio, anche di fronte alle usanze più "barbare" dei Tartari. Libri di viaggio ne esistevano, in altre forme, già secoli prima del grande mercante ed esploratore veneziano. Basti solo pensare ai classici dell'epoca greca e latina, dall'Odissea di Omero all'Eneide di Virgilio. Furono viaggi per sete di conoscenza, viaggi di necessità. Comunque viaggi. Ma per buona parte frutto della fantasia di chi li ha concepiti. L'esatto contrario del Milione e di buona parte dei libri di viaggio che ne seguirono fino all'Illuminismo, che di buon grado prese questo nuovo spirito di osservazione da un Medioevo verso cui storicamente mosse ben più di una critica. Fu poi l'era delle grandi scoperte geografiche, così che i contenuti sarebbero diventati sempre più realistici, e dei gran tour: il Viaggio in Italia di Goethe (1828) fu il resoconto del suo percorso di formazione attraverso il Belpaese nel 1786. Presto però la letteratura di viaggio, e l'idea di viaggio, recuperò quel simbolismo e allegorismo medievale che Marco Polo aveva rifiutato in favore di un atteggiamento moderno e pre-scientifico: perdita d'identità, dissoluzione dell'"io", irrequietezza diventano così le motivazioni principali nei viaggi raccontati da Pirandello (ne Il fu Mattia Pascal, 1904) e Joyce (nell'Ulisse, 1922). Fino al ritorno all'immaginario, anche se non è più - come un tempo - la mitologia al centro del racconto, ma il pensiero, l'introspezione, la psicologia: Le città invisibili (1972) di Italo Calvino è un percorso mentale, senza tempo né luogo e dove, come per chiudere un ciclo, ricompare Marco Polo. Il mercante scomparso sei secoli addietro, con la stessa precisione di osservazione con cui racc ontava delle meraviglie reali e visibili del Milione, nell'opera di Calvino descrive città ipotetiche, fantastiche e visionarie. Il Novecento è anche e soprattutto il secolo dei consumi, ed il viaggio, con la nascita del turismo di massa, diventa un business come un altro. Nascono le prime guide turistiche, da quelle storiche - e con un'impostazione più "classica" - del Touring Club a quelle più "giovanili" della Lonely Planet (edite in Italia da Edt) e più impegnative (per gli accurati approfondimenti) targate Polaris. «L'Italia - fa notare Giovanni Peresson, responsabile dell'ufficio studi dell'Aie, l'Associazione italiana editori -, da "Paese di turismo" si è trasformata verso la fine del secolo scorso a "Paese di turisti". E l'offerta sempre più differenziata di guide è la dimostrazione di questa nuova tendenza: negli ultimi anni c'è l'imbarazzo della scelta, dalle guide per il turismo enogastronomico a quelle per percorsi in caravan o camper passando per quelle che dedicato ampio spazio all'archeologia». L'avvento delle nuove tecnologie è, secondo lo stesso Peresson, un aspetto «da non sottovalutare. È degli ultimi tempi infatti la tendenza che vede i siti delle case editrici trasformarsi sempre di più in guide turistiche: la possibilità di un continuo e regolare aggiornamento sul web comporta la veloce obsolescenza delle guide su carta». E facile dunque intuire che a breve andremo incontro a un nuovo percorso: le informazioni prettamente turistiche le troveremo on line e le guide cartacee avranno un taglio sempre più "da diario di viaggio". È il futuro dei "viaggi su carta": «La sempre più presente tecnologia - aggiunge Peresson - sta provocando un ritorno alla narrativa di viaggio del Novecento». Nell'epoca in cui gli editori di guide prevedono che presto le informazioni di viaggio saranno spedite sul display del cellulare, bisogna "riscaldare il viaggio". Se il viaggio è sempre più "freddo" e "hi-tech", o ce lo fanno sembrare così, la gente ha bisogno di re cuperare l'emotività. «Quello che avverto oggi da una parte significativa di lettori e viaggiatori - conclude Peresson - è infatti un voler ritornare a un viaggio di crescita interiore, di ricerca del sé e conoscenza di mondi "altri"». Ecco che i viaggi nel sociale, nella storia, nello spirito decantati da Terzani, Kapuscinski, Mo, Pasolini, Mandel'štam non possono che essere motivo ed oggetto di questa riscoperta lettura. Perché «il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina». Così la pensava sant'Agostino.
«Avvenire» del 14 giugno 2007

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