di Massimo Gramellini
I resistenti della grammatica - un gruppo di ecologisti del linguaggio e nostalgici dell'italiano che fu - scrivono dal confino per denunciare l'ultima strage perpetrata in questi giorni alla radio. Una pubblicità spiega le possibili destinazioni del Tfr (Trattamento di fine rapporto o, più realisticamente, Tanto finiremo rovinati) e invita gli ascoltatori a scegliere, con lo slogan: «Basta che vi decidete».
Anche chi pensa che il congiuntivo sia una malattia degli occhi dovrebbe avere cura almeno delle orecchie e sobbalzare al suono di quelle sillabe stonate: «deci-dete» invece di «deci-diate». Capita a tutti di sbagliare una «consecutio» mentre si parla in diretta alla radio o si scrive di corsa su un giornale. Ma in questo caso la frase sgrammaticata non è un incidente. C'è una persona che l'ha pensata e altre che l'hanno valutata, discussa e approvata. C'è un attore che l'ha letta, un fonico che l'ha registrata, un tecnico che l'ha messa in onda. Possibile che nessun milite ignoto di questo sterminato esercito abbia tossicchiato il proprio dissenso, per rispetto di sé o della maestra elementare? Si fa strada un'ipotesi ancora più agghiacciante. Che gli inventori dello spot sapessero benissimo di commettere uno strafalcione. Ma lo abbiano inanellato apposta, per avvicinare il messaggio al grande pubblico che ha ormai espulso il congiuntivo dai suoi discorsi. Sventurato il popolo che ha bisogno di eroi, diceva Brecht. Chissà come ne avrebbe definito uno che, per rendersi simpatico, ha bisogno di analfabeti.
«La Stampa» del 13 giugno 2007
Nessun commento:
Posta un commento