I dati di una ricerca dell'Istat: cresce il numero di chi lo utilizza esclusivamente, e molti lo alternano spesso alla lingua italiana
di Salvo Intravaia
La rivincita del vernacolo sulla lingua nazionale? Non esattamente, ma quello messo in evidenza dall'Istat sembra un segnale interessante. Chi pensa che l'uso del dialetto fra i giovani non sia di moda dovrà ricredersi. Gli studenti che si esprimono esclusivamente in italiano sono in calo rispetto a sei anni fa mentre cresce, con gli amici ed estranei, il numero di coloro che utilizzano 'esclusivamente' il dialetto. In mezzo, ci sono un quarto di ragazzi ancora tra i banchi di scuola che dichiarano di alternare i due modi di esprimersi. E ancora, cresce la conoscenza delle lingue straniere che però resta di bassa qualità, con la scuola che risulta il luogo privilegiato per l'acquisizione dei primi elementi ma il 'fai da te' che raddoppia rispetto a sei anni fa e dà risultati di gran lunga migliori.
È quanto emerge dall'ultima pubblicazione dell'Ufficio nazionale di statistica dal titolo "La lingua italiana, i dialetti e le lingue straniere". Abbastanza rappresentativo il campione di 24 mila famiglie intervistate nel 2006 con soggetti di tutte le età. Nel complesso della popolazione di oltre 6 anni cresce l'uso dell'italiano e delle lingue straniere a scapito dei dialetti in tutti e tre i contesti analizzati: in famiglia, con gli amici e con gli estranei. Ma tra gli studenti le cose vanno diversamente: il dato è in controtendenza. Scoperta del dialetto come forma di recupero delle tradizioni? O altro?
Il dialetto e l'italiano fra i giovani. Diminuisce l'uso 'esclusivo' dell'italiano tra gli studenti in tutti e tre contesti esaminati. Ma soprattutto, quando si trovano al cospetto di persone con le quali non hanno nessuna confidenza. A colloquio con gli estranei l'uso esclusivo dell'italiano passa dal 89,3 all'86,8 per cento. E se in famiglia è comprensibile che nonni e genitori utilizzino ancora frasi e vocaboli appartenenti ai luoghi di origine, a sorpresa fra i ragazzi si registra un incremento di coloro che usano 'solo o prevalentemente il dialetto'. In compagnia degli amici il tasso passa dal 4,3 per cento del 2000 al 5 per cento del 2006.
L'uso delle lingue straniere e la scuola. A parere dei 54 mila intervistati di ogni età 'la scuola è cattiva maestra'. Meglio il 'fai da te'. Anche se quasi tutti vengono a contatto con le lingue straniere a scuola. Quasi 9 intervistati su 10 dichiarano che la lingua straniera meglio conosciuta è stata appresa durante il percorso scolastico. Ma quali sono i risultati quando gli italiani si trovano a conversare con uno straniero o durante la lettura di un libro o un giornale? Decisamente male. Più di 42 giovani fra i 6 e i 24 anni hanno scarse (o addirittura nulle) capacità di 'tenere una conversazione'. E 32 su 100 svolgono il compito in maniera appena sufficiente. Va un po' meglio nella comprensione quando si ascolta o si legge, ma la situazione peggiora nuovamente quando occorre cimentarsi con la scrittura.
Non c'è da meravigliarsi, perché tra chi ha appreso le lingue a scuola appena un terzo ritiene di avere una buona comprensione e uno su 5 si considera il grado di avere una buona capacità di conversazione. Risultati che raddoppiano studiando da soli: a casa con un buon corso in dvd o su cd.
È quanto emerge dall'ultima pubblicazione dell'Ufficio nazionale di statistica dal titolo "La lingua italiana, i dialetti e le lingue straniere". Abbastanza rappresentativo il campione di 24 mila famiglie intervistate nel 2006 con soggetti di tutte le età. Nel complesso della popolazione di oltre 6 anni cresce l'uso dell'italiano e delle lingue straniere a scapito dei dialetti in tutti e tre i contesti analizzati: in famiglia, con gli amici e con gli estranei. Ma tra gli studenti le cose vanno diversamente: il dato è in controtendenza. Scoperta del dialetto come forma di recupero delle tradizioni? O altro?
Il dialetto e l'italiano fra i giovani. Diminuisce l'uso 'esclusivo' dell'italiano tra gli studenti in tutti e tre contesti esaminati. Ma soprattutto, quando si trovano al cospetto di persone con le quali non hanno nessuna confidenza. A colloquio con gli estranei l'uso esclusivo dell'italiano passa dal 89,3 all'86,8 per cento. E se in famiglia è comprensibile che nonni e genitori utilizzino ancora frasi e vocaboli appartenenti ai luoghi di origine, a sorpresa fra i ragazzi si registra un incremento di coloro che usano 'solo o prevalentemente il dialetto'. In compagnia degli amici il tasso passa dal 4,3 per cento del 2000 al 5 per cento del 2006.
L'uso delle lingue straniere e la scuola. A parere dei 54 mila intervistati di ogni età 'la scuola è cattiva maestra'. Meglio il 'fai da te'. Anche se quasi tutti vengono a contatto con le lingue straniere a scuola. Quasi 9 intervistati su 10 dichiarano che la lingua straniera meglio conosciuta è stata appresa durante il percorso scolastico. Ma quali sono i risultati quando gli italiani si trovano a conversare con uno straniero o durante la lettura di un libro o un giornale? Decisamente male. Più di 42 giovani fra i 6 e i 24 anni hanno scarse (o addirittura nulle) capacità di 'tenere una conversazione'. E 32 su 100 svolgono il compito in maniera appena sufficiente. Va un po' meglio nella comprensione quando si ascolta o si legge, ma la situazione peggiora nuovamente quando occorre cimentarsi con la scrittura.
Non c'è da meravigliarsi, perché tra chi ha appreso le lingue a scuola appena un terzo ritiene di avere una buona comprensione e uno su 5 si considera il grado di avere una buona capacità di conversazione. Risultati che raddoppiano studiando da soli: a casa con un buon corso in dvd o su cd.
«La Repubblica» del 17 maggio 2007
Nessun commento:
Posta un commento