Le autorità del Guangxi usano mezzi estremi per contenere le nascite
di Fabio Cavalera
Sommosse nei villaggi dove costringono le donne ad abortire
Non passa settimana senza che i responsabili della politica di controllo delle nascite ribadiscano la necessità di non allentare la pianificazione demografica, un lungo cammino avviato a conclusione degli anni Settanta. È un tasto sul quale battono con regolarità. La ragione è facile da intuire: si tratta di uno dei pilastri che ha consentito all’economia di crescere. Meno bocche da sfamare (quattrocento milioni in tre decenni, raccontano le statistiche), più ricchezza da distribuire. Un principio semplice. Ma in Cina si usano toni e maniere diverse per spiegare o imporre le scelte che riguardano il futuro del Paese. Il quadro è complesso. Il centro cerca un approccio morbido alla soluzione dei conflitti; le oligarchie periferiche battono invece il percorso opposto, un misto di arroganza e di repressione feroce. Una confusione di indirizzi che non risolve e, anzi, acuisce le tensioni sociali. Le fasce di popolazione a reddito medio-alto riescono a sfuggire alle norme sul controllo delle nascite mentre nella campagne risulta assai difficile e le punizioni - di ogni genere - scattano senza possibilità di appello. Un giornale di Hong Kong, il Ming Pao, segnala che nella provincia del Guangxi, ai confini con il Vietnam, sono scoppiate rivolte in alcuni villaggi, con migliaia di persone coinvolte, per protestare contro la stretta imposta dalle autorità locali proprio a danno delle famiglie dei contadini che hanno aggirato i divieti sul figlio unico. Secondo il quotidiano e secondo le testimonianze rilanciate attraverso internet poi raccolte dalla Bbc, negli ultimi giorni, ci sono stati parecchi feriti e addirittura cinque morti (circostanza negata ufficialmente). Una situazione di crisi gravissima. Anche se, va precisato, una radiografia su ciò che è realmente accaduto è pressoché impossibile da tracciare. Le aree dove si sono verificate le ribellioni sono isolate. Occorre affidarsi alle parole dei protagonisti raggiunti via telefono. I quali hanno descritto una catena di soprusi e di violenze ripetute nel tempo. Le tensioni risalgono all’inizio dell’anno quando, nel Guangxi, i richiami sul controllo delle nascite ricevono una applicazione restrittiva. Odiosa. La legge generale è già rigorosa: nelle città le coppie possono avere un figlio, nelle campagne due se il primo è una femmina. Chi non si attiene alle prescrizione incappa in sanzioni amministrative (severissime nei confronti dei funzionari dello Stato) che vanno dalla multa alla esclusione della gratuità della scuola dell’obbligo per i bambini. Ebbene, nella provincia del Sud - hanno riferito le fonti riportate dai blog - si è andati ben oltre. Le donne sono state obbligate a sottoporsi a visite periodiche e nel caso di gravidanze «extra» costrette ad abortire. Il giro di vite (se è possibile chiamarlo così) non si è esaurito. Le contee della provincia hanno introdotto una nuova tassa, del valore variabile fra i 50 e 7.000 euro, per colpire i trasgressori della politica demografica e hanno imposto confische automatiche di beni personali (mobili, radio, televisori, moto, biciclette). Inoltre - ha raccontato un contadino - le autorità si sono affidate a bande di gangster che hanno compiuto, armate di martelli e di bastoni d’acciaio, distruzioni e razzie nelle case. La settimana scorsa in diversi villaggi i contadini si sono sollevati: vi sono state prima proteste seguite da assalti alle sedi delle amministrazioni locali, infine scontri specie nella città di Shapi. Gli incidenti sono durati parecchi giorni, fermati dall’intervento delle forze antisommossa. Segnali di profondo malessere che attraversano la società cinese e descrivono un desolante panorama di discriminazioni fra neoborghesia urbana, per la quale è uno scherzo aggirare le regole della politica demografica, e le fasce di popolazione delle campagne (ottocento milioni di persone) che continuano a pagare per tutti.
La legge che impone alle coppie di avere un figlio solo è in vigore, in Cina, dal 1979. Ratificata nella legge quadro del 1981, è stata ritoccata nel 2002
DEROGHE Secondo la legge, solo i residenti di alcune aree rurali disagiate e le minoranze etniche possono avere più di un figlio
SANZIONI Chi infrange la legge sul figlio unico viene multato e può essere licenziato perdendo benefici come scuola e assistenza sanitaria
CAMPAGNE Nelle aree rurali, l’applicazione della legge è demandata alle autorità locali che spesso, per rispettare le «quote» imposte dal governo, costringono le donne ad abortire anche se in avanzato stato di gravidanza
7.000 Il valore equivalente, in euro, del massimo della multa applicabile a chi infrange la legge sul figlio unico
400 Milioni: i cinesi che sarebbero nati, in più, in 30 anni, senza la legge sul figlio unico
«Corriere della Sera» del 23 maggio 2007
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