di Vittorio Messori
Cose noiose, per chi conosce il giro: è il solito adeguamento conformista all'ideologia momentaneamente egemone scambiato per rivolta coraggiosa; è la solita superficialità di chi non ha capito la dinamica della fede, scambiata per profondità di visione. Con, per di più, un equivoco di fondo: da qualche anno Mrs. Rice ci raccontava che, senza la ritrovata fede nel Vangelo, il suo lavoro di scrittrice si sarebbe inaridito. E ha commosso milioni di lettori con la storia della sua conversione, dal titolo di "Chiamata fuori dalle tenebre", dove "le tenebre" sarebbero i luoghi in cui Gesù non è adorato. Ora, incassati i diritti d'autore, la born again, la “rinata nella fede“, impone agli incauti acquirenti di cestinare quel best seller e annuncia loro che "cessa di essere cristiana".
Ma qui sta l'equivoco: in realtà, cessa solo di essere "cattolica". In effetti, le basterebbe entrare a far parte di molte comunità protestanti per trovare non solo accettate ma sacralizzate quelle cose la cui mancanza tra i cattolici la scandalizza: nozze in chiesa per i gay, donne vescovo (meglio se lesbiche), contraccezione venerata, “democrazia" nel senso di sottoporre a elezioni gerarchia e norme teologiche, liturgiche, nonché morali. In quelle comunità troverebbe appagate le sue attese, tutte nel segno -lo si diceva- dell'ideologia egemone, che è oggi quella della political correctness del liberalismo, se non libertinismo, dominante. Ma le ideologie mutano, e ciò che ci appare al momento indiscutibile sarà improponibile domani. Anne Rice ha l'età per ricordare che, sino a vent'anni fa, moltitudini di preti e di suore abbandonarono la Chiesa cattolica per motivi opposti a quelli che ora spingono lei ad andarsene: era il momento del "sociale", del "politico" -solo di color rosso, s'intende- che bollava come individualismo borghese ciò che oggi i conformisti liberal considerano sacro. Ma, se la scrittrice avesse vissuto gli anni Trenta e fosse stata tedesca, con la stessa logica di oggi avrebbe “cessato di essere cattolica“ perché Roma si rifiutava di seguire la Chiesa luterana inquadrata (con poche eccezioni) nei Deutsche Christen, i Cristiani Tedeschi, che –sotto il comando del “Vescovo del Reich“ – insegnava tra l’altro l’arianità di Gesù, il dovere biblico del razzismo, la bellezza della guerra e altre cose ancora.
Stia dunque attenta, la Rice che crede di “andare verso l’avvenire“: quell’avvenire, come dimostra la storia, diverrà prima o poi un passato da rimuovere imbarazzati . Chi sposa lo spirito del tempo resta presto vedovo. E, così come oggi ci chiediamo come sia stato possibile essere cristiani nazisti e poi cristiani comunisti, ci chiederemo come si sia potuto essere cristiani liberal. La sua marcia di allontanamento dalla Chiesa cattolica, poi, si scontrerà con quella, sempre più affollata, di credenti che vanno in senso inverso. Centinaia di pastori e decine di vescovi anglicani hanno chiesto al Papa di poter essere riaccolti proprio perché la Catholica rifiuta ciò che entusiasma la Rice. Chi conosce il mondo protestante –quello “storico“, nato dalla Riforma del XVI secolo– sa che, gruppi sempre maggiori meditano di andarsene. E, qui pure, per ragioni opposte a quelle della scrittrice. Attenta, dunque: come spesso accaduto anche tra i cristiani, i “reazionari” di oggi possono divenire i “profeti“ di domani.
Ma qui sta l'equivoco: in realtà, cessa solo di essere "cattolica". In effetti, le basterebbe entrare a far parte di molte comunità protestanti per trovare non solo accettate ma sacralizzate quelle cose la cui mancanza tra i cattolici la scandalizza: nozze in chiesa per i gay, donne vescovo (meglio se lesbiche), contraccezione venerata, “democrazia" nel senso di sottoporre a elezioni gerarchia e norme teologiche, liturgiche, nonché morali. In quelle comunità troverebbe appagate le sue attese, tutte nel segno -lo si diceva- dell'ideologia egemone, che è oggi quella della political correctness del liberalismo, se non libertinismo, dominante. Ma le ideologie mutano, e ciò che ci appare al momento indiscutibile sarà improponibile domani. Anne Rice ha l'età per ricordare che, sino a vent'anni fa, moltitudini di preti e di suore abbandonarono la Chiesa cattolica per motivi opposti a quelli che ora spingono lei ad andarsene: era il momento del "sociale", del "politico" -solo di color rosso, s'intende- che bollava come individualismo borghese ciò che oggi i conformisti liberal considerano sacro. Ma, se la scrittrice avesse vissuto gli anni Trenta e fosse stata tedesca, con la stessa logica di oggi avrebbe “cessato di essere cattolica“ perché Roma si rifiutava di seguire la Chiesa luterana inquadrata (con poche eccezioni) nei Deutsche Christen, i Cristiani Tedeschi, che –sotto il comando del “Vescovo del Reich“ – insegnava tra l’altro l’arianità di Gesù, il dovere biblico del razzismo, la bellezza della guerra e altre cose ancora.
Stia dunque attenta, la Rice che crede di “andare verso l’avvenire“: quell’avvenire, come dimostra la storia, diverrà prima o poi un passato da rimuovere imbarazzati . Chi sposa lo spirito del tempo resta presto vedovo. E, così come oggi ci chiediamo come sia stato possibile essere cristiani nazisti e poi cristiani comunisti, ci chiederemo come si sia potuto essere cristiani liberal. La sua marcia di allontanamento dalla Chiesa cattolica, poi, si scontrerà con quella, sempre più affollata, di credenti che vanno in senso inverso. Centinaia di pastori e decine di vescovi anglicani hanno chiesto al Papa di poter essere riaccolti proprio perché la Catholica rifiuta ciò che entusiasma la Rice. Chi conosce il mondo protestante –quello “storico“, nato dalla Riforma del XVI secolo– sa che, gruppi sempre maggiori meditano di andarsene. E, qui pure, per ragioni opposte a quelle della scrittrice. Attenta, dunque: come spesso accaduto anche tra i cristiani, i “reazionari” di oggi possono divenire i “profeti“ di domani.
«Corriere della Sera» del 31 luglio 2010
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