Nel saggio di Vincenzo Vitale le cantonate di Augias, Mancuso e Odifreddi
di Andrea Tornielli
Il titolo è più che mai eloquente: Volti dell’ateismo. Mancuso, Augias, Odifreddi. Alla ricerca della ragione perduta. È il volume che Vincenzo Vitale manda in libreria in questi giorni (Sugarco, pagg. 174, euro 16) per contestare le tesi del teologo Vito Mancuso, del giornalista Corrado Augias e del matematico Piergiorgio Odifreddi, considerati i tre esponenti di punta dell’ateismo contemporaneo. Non si tratta di un pamphlet polemico, ma di un excursus ragionato con cui Vitale intende dimostrare molte incongruenze contenute nelle opere dei tre autori di successo, innanzitutto sul terreno della razionalità e delle conoscenze storiche.
Mancuso, a esempio, ha scritto che l’anima altro non è che una «eccedenza energetica» sprigionata dalla materia. Una tesi che, prima di impensierire i teologi, sconcerta i fisici, dato che, spiega l’autore di Volti dell’ateismo, nessuno scienziato «fedele al proprio metodo e al proprio sapere potrebbe accettare per buone» queste affermazioni, che richiamano antiche concezioni animiste pre-cristiane. «Ipotizzare o, peggio, dare per certo fino a costruirvi sopra una elaborazione teologica, che dalla massa si possa sprigionare una energia eccedente rispetto a quella che quella massa dovrebbe sprigionare, impone dal punto di vista scientifico che preliminarmente si risponda ad alcune domande» sulle condizioni nelle quali ciò avverrebbe, con quale procedimento fisico-chimico e in che modo questo procedimento sarebbe riproducibile secondo i criteri propri del sapere scientifico. «Siccome un elefante è assai più pesante di un uomo (ha una massa ben più grande) – si chiede Vitale – forse che produrrà più energia? Mancuso lo ammette, ma precisa che a differenza di quella dell’elefante, l’energia dell’uomo “è più ordinata”. Già. Peccato che resti da spiegare l’unico aspetto che veramente conti e che invece in Mancuso rimane avvolto nel mistero: perché l’energia umana sarebbe più ordinata e come avverrebbe tale raffinamento organizzativo».
La seconda parte del libro è dedicata a due recenti opere di Augias, Inchiesta su Gesù e Inchiesta sul cristianesimo, e può valer la pena di citare, a esempio, il tentativo, contenuto nel primo dei due libri, di presentare Gesù come una sorta di mago, capace di operare presunti prodigi su destinatari che facevano uso di «erbe e fumi». O ancora il tentativo di spiegare le apparizioni di Cristo risorto come allucinazioni o visioni «isteriche». Se così fosse, spiega Vitale, visto il numero di scene del genere descritte dagli evangelisti, bisognerebbe ipotizzare che l’uso di stupefacenti in quell’area nel I secolo fosse molto maggiore di quello diffuso oggi nella nostra società: «Insomma, una sterminata banda di matti visionari o drogati in libertà che, attraverso i villaggi della Palestina, seguivano e incontravano un guaritore di fama internazionale in cerca di successo e popolarità: se così fosse, dovremmo rallegrarci dal momento che la diffusione di malattie mentali o di consumo di stupefacenti oggi risulterebbe assai più contenuta di quanto fosse in Palestina duemila anni or sono».
Dulcis in fundo, in Volti dell’ateismo si contestano le tesi di Piergiorgio Odifreddi, smontando a esempio l’etimologia proposta dal matematico, il quale ha fatto derivare il termine «cretino» da «cristiano» e ha scritto: «Essendo (il cristianesimo, ndr) una religione per letterali cretini, non si adatta a coloro che, forse per loro sfortuna, sono stati condannati a non esserlo». Proprio dal dizionario etimologico citato da Odifreddi si evince «non che i cristiani sono cretini ma, al contrario, che i cretini (in senso patologico, cioè secondo il significato antico della parola, persone con problemi fisici, mal conformate, con gran gozzo e problemi di comprensione) sono considerati anch’essi cristiani da amare e rispettare.
Insomma, come scrive nella prefazione Antonio Socci, il libro di Vitale «è uno straordinario antidoto per chi sia rimasto confuso o rattristato, in questi anni, dalla polemica anticattolica più pregiudiziale e rancorosa».
Mancuso, a esempio, ha scritto che l’anima altro non è che una «eccedenza energetica» sprigionata dalla materia. Una tesi che, prima di impensierire i teologi, sconcerta i fisici, dato che, spiega l’autore di Volti dell’ateismo, nessuno scienziato «fedele al proprio metodo e al proprio sapere potrebbe accettare per buone» queste affermazioni, che richiamano antiche concezioni animiste pre-cristiane. «Ipotizzare o, peggio, dare per certo fino a costruirvi sopra una elaborazione teologica, che dalla massa si possa sprigionare una energia eccedente rispetto a quella che quella massa dovrebbe sprigionare, impone dal punto di vista scientifico che preliminarmente si risponda ad alcune domande» sulle condizioni nelle quali ciò avverrebbe, con quale procedimento fisico-chimico e in che modo questo procedimento sarebbe riproducibile secondo i criteri propri del sapere scientifico. «Siccome un elefante è assai più pesante di un uomo (ha una massa ben più grande) – si chiede Vitale – forse che produrrà più energia? Mancuso lo ammette, ma precisa che a differenza di quella dell’elefante, l’energia dell’uomo “è più ordinata”. Già. Peccato che resti da spiegare l’unico aspetto che veramente conti e che invece in Mancuso rimane avvolto nel mistero: perché l’energia umana sarebbe più ordinata e come avverrebbe tale raffinamento organizzativo».
La seconda parte del libro è dedicata a due recenti opere di Augias, Inchiesta su Gesù e Inchiesta sul cristianesimo, e può valer la pena di citare, a esempio, il tentativo, contenuto nel primo dei due libri, di presentare Gesù come una sorta di mago, capace di operare presunti prodigi su destinatari che facevano uso di «erbe e fumi». O ancora il tentativo di spiegare le apparizioni di Cristo risorto come allucinazioni o visioni «isteriche». Se così fosse, spiega Vitale, visto il numero di scene del genere descritte dagli evangelisti, bisognerebbe ipotizzare che l’uso di stupefacenti in quell’area nel I secolo fosse molto maggiore di quello diffuso oggi nella nostra società: «Insomma, una sterminata banda di matti visionari o drogati in libertà che, attraverso i villaggi della Palestina, seguivano e incontravano un guaritore di fama internazionale in cerca di successo e popolarità: se così fosse, dovremmo rallegrarci dal momento che la diffusione di malattie mentali o di consumo di stupefacenti oggi risulterebbe assai più contenuta di quanto fosse in Palestina duemila anni or sono».
Dulcis in fundo, in Volti dell’ateismo si contestano le tesi di Piergiorgio Odifreddi, smontando a esempio l’etimologia proposta dal matematico, il quale ha fatto derivare il termine «cretino» da «cristiano» e ha scritto: «Essendo (il cristianesimo, ndr) una religione per letterali cretini, non si adatta a coloro che, forse per loro sfortuna, sono stati condannati a non esserlo». Proprio dal dizionario etimologico citato da Odifreddi si evince «non che i cristiani sono cretini ma, al contrario, che i cretini (in senso patologico, cioè secondo il significato antico della parola, persone con problemi fisici, mal conformate, con gran gozzo e problemi di comprensione) sono considerati anch’essi cristiani da amare e rispettare.
Insomma, come scrive nella prefazione Antonio Socci, il libro di Vitale «è uno straordinario antidoto per chi sia rimasto confuso o rattristato, in questi anni, dalla polemica anticattolica più pregiudiziale e rancorosa».
«Il Giornale» dell'8 settembre 2010
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