di Vittorio Marchis
Nell’ultimo numero di Wired Alessandro Baricco, con un’invenzione letteraria, immagina di completare nel 2026 il suo scritto sui Barbari, datato 2006. E scrive(rà): «Il concetto di profondità, la pratica della profondità, la passione per la profondità. Forse qualcuno se li ricorda, erano animali ancora in forma, ai tempi dei Barbari. Li alimentava l’ostinata convinzione che il senso delle cose fosse collocato in una cella segreta, al riparo dalle più facili evidenze, conservato nel freezer di una oscurità remota, accessibile solo alla pazienza, alla fatica, all’indagine ostinata. Le cose erano alberi – se ne sondavano le radici». E va da sé che, per chi guarda alla sostenibile pesantezza dell’hardware, profondità e superficialità non sono concetti astratti, che vivono nel mondo delle idee ma assolutamente concreti, perché una cosa profonda è dotata di tre dimensioni: larghezza, altezza e appunto «profondità».
Mentre ciò che resta superficiale mantiene le sue due dimensioni sole solette, proprio come nella Flatlandia di Edwin A. Abbott. Ma lasciando da parte questo racconto fantastico datato 1884 (lo si può trovare facilmente in internet), superficiali sono le immagini che appaiono su uno schermo (più o meno piatto) anche se ci vengono inviate con le più avveniristiche tecnologie 3D. Ma le cose, e le macchine che delle cose sono la più naturale evoluzione, pretendono la profondità perché altrimenti la loro esistenza svanisce, e con essa la meccanica.
Ora, in una società superficiale, ci sono ancora luoghi dove possiamo ancora trovare e curiosare, la profondità delle cose, più o meno gratis. I distributori di bevande o merendine ne sono un ottimo esempio, da scoprire e da studiare. Perché come potrebbero esistere se ci propinassero soltanto brioche o lattine in 2D? Non solo nelle stazioni ma ormai diffuse capillarmente nei centri commerciali come nei bassi delle metropoli, i distributori automatici accettano profondamente pesanti monetine e si mettono in moto.
È vero, anche qui impera l’elettronica: «selezionare il prodotto', «introdurre l’importo», «ritirare il resto»… sono segnali, ma poi? Una spirale metallica si mette a ruotare e trascina visibilmente lungo la terza dimensione, che dal profondo della macchina avanza verso il cliente il prodotto prescelto.
Poi un tonfo, e la cosa cade nel cestello che ora accetta l’introduzione di una mano pronta a ghermire finalmente il «prodotto». Sembrano prodigi della tecnica ma la loro origine è assai lontana e i distributori di acqua «santa» già funzionavano al tempo di Erone Alessandrino. Il peso di una monetina metteva in moto un meccanismo che dispensava al richiedente un tot di liquido. Siamo probabilmente nel primo secolo dell’era cristiana, ma non si hanno dati certi sulla sua biografia, ed Erone, oltre ad essere un illustre matematico, passò alla storia per due libri, Gli Spiritali e Gli Automati, che sono diventati i capostipiti della letteratura tecnica in materia di macchine automatiche, di automi e altri congegni. Come sempre però i veri distributori automatici trovarono solo dopo la rivoluzione industriale i contesti favorevoli per un proprio insediamento diffuso nella società, che proprio in virtù delle loro funzioni diventò «società dei consumi». Come sempre bisogna aggiornarsi e persino i 'dispenser' di asciugamani in rotoli ogni giorno trovano nuovi inventori e innovatori.
Il sito «Design Decision Wiki» propone un ampio e dettagliato progetto su un Paper towel dispenser, illustrandone anche il conto economico dei vantaggi, attraverso un confronto con i migliori prodotti del settore.
Sempre è indispensabile la profondità, perché altrimenti si cade dall’altra parte dello schermo, come in Camera Café.
Mentre ciò che resta superficiale mantiene le sue due dimensioni sole solette, proprio come nella Flatlandia di Edwin A. Abbott. Ma lasciando da parte questo racconto fantastico datato 1884 (lo si può trovare facilmente in internet), superficiali sono le immagini che appaiono su uno schermo (più o meno piatto) anche se ci vengono inviate con le più avveniristiche tecnologie 3D. Ma le cose, e le macchine che delle cose sono la più naturale evoluzione, pretendono la profondità perché altrimenti la loro esistenza svanisce, e con essa la meccanica.
Ora, in una società superficiale, ci sono ancora luoghi dove possiamo ancora trovare e curiosare, la profondità delle cose, più o meno gratis. I distributori di bevande o merendine ne sono un ottimo esempio, da scoprire e da studiare. Perché come potrebbero esistere se ci propinassero soltanto brioche o lattine in 2D? Non solo nelle stazioni ma ormai diffuse capillarmente nei centri commerciali come nei bassi delle metropoli, i distributori automatici accettano profondamente pesanti monetine e si mettono in moto.
È vero, anche qui impera l’elettronica: «selezionare il prodotto', «introdurre l’importo», «ritirare il resto»… sono segnali, ma poi? Una spirale metallica si mette a ruotare e trascina visibilmente lungo la terza dimensione, che dal profondo della macchina avanza verso il cliente il prodotto prescelto.
Poi un tonfo, e la cosa cade nel cestello che ora accetta l’introduzione di una mano pronta a ghermire finalmente il «prodotto». Sembrano prodigi della tecnica ma la loro origine è assai lontana e i distributori di acqua «santa» già funzionavano al tempo di Erone Alessandrino. Il peso di una monetina metteva in moto un meccanismo che dispensava al richiedente un tot di liquido. Siamo probabilmente nel primo secolo dell’era cristiana, ma non si hanno dati certi sulla sua biografia, ed Erone, oltre ad essere un illustre matematico, passò alla storia per due libri, Gli Spiritali e Gli Automati, che sono diventati i capostipiti della letteratura tecnica in materia di macchine automatiche, di automi e altri congegni. Come sempre però i veri distributori automatici trovarono solo dopo la rivoluzione industriale i contesti favorevoli per un proprio insediamento diffuso nella società, che proprio in virtù delle loro funzioni diventò «società dei consumi». Come sempre bisogna aggiornarsi e persino i 'dispenser' di asciugamani in rotoli ogni giorno trovano nuovi inventori e innovatori.
Il sito «Design Decision Wiki» propone un ampio e dettagliato progetto su un Paper towel dispenser, illustrandone anche il conto economico dei vantaggi, attraverso un confronto con i migliori prodotti del settore.
Sempre è indispensabile la profondità, perché altrimenti si cade dall’altra parte dello schermo, come in Camera Café.
«Avvenire» del 9 settembre 2010
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