di Luca Miele
Sulla soglia della contemporaneità fa la sua comparsa un 'personaggio' che fino ad allora non aveva trovato cittadinanza nella società occidentale: è l’adolescente. Tutta una letteratura – come ha dimostrato Franco Moretti – fiorisce attorno alla sua figura e alla sua formazione e, con il romanticismo, finisce per assumere spesso uno spessore tragico.
Nel giro di pochi secoli quel personaggio rischia però di scomparire. Una sorta di atrofizzazione, di ripiegamento, dissolve i contorni che lo definivano. Come scrive il filosofo e antropologo francese Marcel Gauchet in questo volume (la cui edizione italiana ha una presentazione della storica Lucetta Scaraffia) l’adolescenza è stata attaccata su due fronti. Da una parte «viene erosa dall’estensione dell’infanzia», dall’altra è messa in crisi «dalla scomparsa del modello sul quale si era definita». È la «liquidazione dell’età adulta», la «disgregazione di ciò che significava maturità», l’imperativo a «restare giovani per sempre» a far implodere anche l’adolescenza. Siamo dinanzi a un processo ben più profondo – e dirompente – di cui la scomparsa dell’adolescenza è solo uno dei nodi e i cui esiti ci sono ancora sconosciuti: è quella che Gauchet chiama la «radicale ristrutturazione delle età della vita ». L’infanzia si eternizza, la vecchiaia è disconosciuta, la maturità diventa un disvalore, il tempo che passa un tabù. Cosa è accaduto?
Qual è stato il motore di questo cambiamento? Se l’allungamento della vita è il suo sintomo più evidente – con l’affermazione di «una terza età, distinta dalla quarta» –, cosa ha imposto questa nuova temporalità dell’esistenza? L’autore individua il segreto di questa rottura nella rivoluzione che ha investito in pieno «le condizioni della procreazione». Da fatto sociale e generazionale la nascita è diventata «privata», da evento che ci oltrepassava è riformulata come «progetto deciso», si è volatilizzato il suo ancoramento ai dettami della specie. È insomma «la privatizzazione del processo di perpetuazione della specie» che avviene attraverso il controllo della sessualità. In questo rovesciamento che terremota antiche certezze – la famiglia da gerarchica è divenuta informale, da stabile e duratura si è fatta eterea e volatile, da allargata si è trasformata in cellulare – si staglia una 'nuova' figura. È quella che il filosofo francese chiama «il figlio del desiderio»: «Il bambino è diventato un figlio del desiderio, del desiderio di un figlio. Era un dono della natura o il frutto della vita attraverso di noi, certo, ma senza di noi o malgrado noi. D’ora in poi non potrà che essere il risultato di una volontà espressa, di una programmazione, di un progetto». Il rovesciamento rispetto al passato è radicale.
Marcel Gauchet, Il figlio del desiderio. Una rivoluzione antropologica, Vita e pensiero, pp. 90, € 12
Nel giro di pochi secoli quel personaggio rischia però di scomparire. Una sorta di atrofizzazione, di ripiegamento, dissolve i contorni che lo definivano. Come scrive il filosofo e antropologo francese Marcel Gauchet in questo volume (la cui edizione italiana ha una presentazione della storica Lucetta Scaraffia) l’adolescenza è stata attaccata su due fronti. Da una parte «viene erosa dall’estensione dell’infanzia», dall’altra è messa in crisi «dalla scomparsa del modello sul quale si era definita». È la «liquidazione dell’età adulta», la «disgregazione di ciò che significava maturità», l’imperativo a «restare giovani per sempre» a far implodere anche l’adolescenza. Siamo dinanzi a un processo ben più profondo – e dirompente – di cui la scomparsa dell’adolescenza è solo uno dei nodi e i cui esiti ci sono ancora sconosciuti: è quella che Gauchet chiama la «radicale ristrutturazione delle età della vita ». L’infanzia si eternizza, la vecchiaia è disconosciuta, la maturità diventa un disvalore, il tempo che passa un tabù. Cosa è accaduto?
Qual è stato il motore di questo cambiamento? Se l’allungamento della vita è il suo sintomo più evidente – con l’affermazione di «una terza età, distinta dalla quarta» –, cosa ha imposto questa nuova temporalità dell’esistenza? L’autore individua il segreto di questa rottura nella rivoluzione che ha investito in pieno «le condizioni della procreazione». Da fatto sociale e generazionale la nascita è diventata «privata», da evento che ci oltrepassava è riformulata come «progetto deciso», si è volatilizzato il suo ancoramento ai dettami della specie. È insomma «la privatizzazione del processo di perpetuazione della specie» che avviene attraverso il controllo della sessualità. In questo rovesciamento che terremota antiche certezze – la famiglia da gerarchica è divenuta informale, da stabile e duratura si è fatta eterea e volatile, da allargata si è trasformata in cellulare – si staglia una 'nuova' figura. È quella che il filosofo francese chiama «il figlio del desiderio»: «Il bambino è diventato un figlio del desiderio, del desiderio di un figlio. Era un dono della natura o il frutto della vita attraverso di noi, certo, ma senza di noi o malgrado noi. D’ora in poi non potrà che essere il risultato di una volontà espressa, di una programmazione, di un progetto». Il rovesciamento rispetto al passato è radicale.
Marcel Gauchet, Il figlio del desiderio. Una rivoluzione antropologica, Vita e pensiero, pp. 90, € 12
«Avvenire» del 9 settembre 2010
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