di Francesco Alberoni
La persona innamorata sopravvaluta il suo amato. Gli psicologi ci spiegano che vi proietta i suoi desideri, gli psicoanalisti ci dicono che ritorna bambina e vede in lui i genitori. Inoltre nell'innamoramento noi siamo ottimisti troviamo tutti più buoni e il mondo ci appare più colorato e luminoso. Ma l'innamoramento non è solo illusione, è anche conoscenza.
Noi conosciamo il nostro io più profondo solo attraverso un altro essere umano. Lo facciamo con i genitori nell'infanzia, poi nell'amicizia, ma soprattutto nell'innamoramento. Allora vogliamo sapere tutto del nostro amato, fino a voler essere stati al suo fianco, averlo amato ed essere stati ricambiati da sempre. Lo vediamo non solo com’è ora, ma come è stato da bambino, da giovane, ripercorriamo tutte le esperienze, anche i suoi amori. E lo stesso fa lui con noi.
Di lui perciò non conosciamo solo le nostre proiezioni. Ma anche le sue azioni, le sue qualità, le sue virtù, le sue debolezze, i suoi errori e le sue potenzialità nascoste, come un regista che vede già la stupenda attrice nella ragazza ancora rozza che ha davanti.
Questo straordinario processo di conoscenza è possibile solo a due condizioni. La prima è che ciascuno, nel raccontare la sua vita, dica la verità. Solo chi è sincero sul suo passato apre il suo cuore e il suo animo all'altro e può fondersi con lui senza perdere la propria identità. L'altra condizione è la libertà. Ciascuno deve esser libero di esprimere se stesso, di chiedere all'altro ciò che ci piace e dirgli ciò che non ci piace. L'innamoramento è una grande occasione per conoscere i propri desideri profondi senza farsi schiacciare da limiti, vincoli, tabù, abitudini che ci frenano. Molte persone però non hanno il coraggio di lasciar emergere il sé più profondo, si inibiscono, tacciono, mentono o mostrano solo gli aspetti che pensano possano piacere all'amato.
Invece è solo la continua progressiva conoscenza reciproca che fa durare l'amore. Perche l'essere umano ha mille volti, mille potenzialità e quando ci liberiamo dei freni e ci abbandoniamo fiduciosi le facciano sbocciare, per cui ogni incontro diventa nuovo e stupefacente. Paragonerei gli innamorati a due artisti che si fanno migliaia di fotografie cogliendo ogni volta immagini diverse del loro amato e di se stessi. Immagini che sono prodotti della loro fantasia ma, nello stesso tempo, reali. Questo è il conoscere dell'amore, così simile a quello dell'arte.
Noi conosciamo il nostro io più profondo solo attraverso un altro essere umano. Lo facciamo con i genitori nell'infanzia, poi nell'amicizia, ma soprattutto nell'innamoramento. Allora vogliamo sapere tutto del nostro amato, fino a voler essere stati al suo fianco, averlo amato ed essere stati ricambiati da sempre. Lo vediamo non solo com’è ora, ma come è stato da bambino, da giovane, ripercorriamo tutte le esperienze, anche i suoi amori. E lo stesso fa lui con noi.
Di lui perciò non conosciamo solo le nostre proiezioni. Ma anche le sue azioni, le sue qualità, le sue virtù, le sue debolezze, i suoi errori e le sue potenzialità nascoste, come un regista che vede già la stupenda attrice nella ragazza ancora rozza che ha davanti.
Questo straordinario processo di conoscenza è possibile solo a due condizioni. La prima è che ciascuno, nel raccontare la sua vita, dica la verità. Solo chi è sincero sul suo passato apre il suo cuore e il suo animo all'altro e può fondersi con lui senza perdere la propria identità. L'altra condizione è la libertà. Ciascuno deve esser libero di esprimere se stesso, di chiedere all'altro ciò che ci piace e dirgli ciò che non ci piace. L'innamoramento è una grande occasione per conoscere i propri desideri profondi senza farsi schiacciare da limiti, vincoli, tabù, abitudini che ci frenano. Molte persone però non hanno il coraggio di lasciar emergere il sé più profondo, si inibiscono, tacciono, mentono o mostrano solo gli aspetti che pensano possano piacere all'amato.
Invece è solo la continua progressiva conoscenza reciproca che fa durare l'amore. Perche l'essere umano ha mille volti, mille potenzialità e quando ci liberiamo dei freni e ci abbandoniamo fiduciosi le facciano sbocciare, per cui ogni incontro diventa nuovo e stupefacente. Paragonerei gli innamorati a due artisti che si fanno migliaia di fotografie cogliendo ogni volta immagini diverse del loro amato e di se stessi. Immagini che sono prodotti della loro fantasia ma, nello stesso tempo, reali. Questo è il conoscere dell'amore, così simile a quello dell'arte.
«Il Corriere della Sera» del 27 settembre 2010
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