08 settembre 2010

Meridiane: l’ombra che spacca il secondo

Due italiani hanno lanciato sul Web il primo censimento mondiale degli orologi gnomonici e sono già arrivati a quasi tremila esemplari: tutti fotografati e catalogati. Ma si stima che il «Paese d’o sole» ne conti circa 15 .000, soprattutto al Nord. Perché è dove le giornate sono brevi che si ha più bisogno di sapere l’ora esatta
di Roberto Beretta
Al momento sono 2748, ma si può dire che aumentano di ora in ora: ovvero col medesimo lento e sicuro, inesorabile scorrere che il tempo disegna sul loro stesso quadrante. Una in Australia, 19 in Polonia, 39 nella solatia Spagna e 29 nella più ombrosa Svizzera; 3 in Estonia e una persino in Benin, Africa. Ma la grande maggioranza sta in Italia, è ovvio: l’«Atlante mondiale degli orologi solari» è infatti un’iniziativa nata a casa nostra (siamo o non siamo ’o Paese d’o sole?), presentata esattamente il 25 aprile scorso a Milano durante la seconda edizione della manifestazione gnomonistica «Il tempo silenzioso». Sundial Atlas s’intitola il progetto, che altro non è se non un censimento – il primo mai tentato a livello mondiale – e una catalogazione internazionale delle meridiane, coordinata dalla passione di Fabio Garnero, costruttore professionale di meridiane a Saluzzo (Cn), e Fabio Savian, oreficematematico di Paderno Dugnano (Mi). Negli intenti l’enciclopedia planetaria degli gnomoni (si chiama così l’asta che proietta l’ombra sul quadrante della meridiana, indicando l’ora solare) dovrebbe alimentarsi da sé, con il sistema dell’autoaggiornamento su Internet tipo Wikipedia: basta infatti connettersi al sito sundial.eu – lo ha già fatto una sessantina di appassionati – per inserire anche il proprio orologio solare nell’elenco, completo di fotografie, descrizione, coordinate geografiche e ovviamente il motto che spesso contraddistingue ogni meridiana che si rispetti. Non solo: è possibile persino tracciare «itinerari gnomonistici» su base tematica o regionale (sono già on line percorsi nel comasco, a Verona, nel mantovano, a Caorle e a Mondovì...), collegando ad esempio le meridiane costruite dal medesimo autore oppure quelle con analoghe caratteristiche (c’è un giro delle meridiane walser!). Sono infine previsti un blog e una newsletter per i cultori del genere.
Ma quante saranno le meridiane d’Italia? E quelle del mondo? L’Atlante per ora sta per raggiungere le tre migliaia di esemplari, ma c’è da credere che siamo solo agli inizi. Secondo alcuni esperti, il solo Stivale ospiterebbe almeno 15.000 quadranti solari, più o meno come Spagna e Germania, mentre la Francia ne ha circa 30.000: infatti il «Catalogo dei Quadranti Solari» compilato dall’associazione francese Ccs (che lo mette in vendita su Cd Rom a pochi euro) è già arrivato a un totale di oltre 25.000 e ad ogni ottobre – grazie a una pattuglia di indefessi «cacciatori di meridiane» – accresce il suo bottino (nel solo 2008 sono stati identificati 1400 «nuovi» pezzi). Il censimento francese si è allargato anche all’estero ed ha annotato altre 6544 meridiane di 66 nazioni diverse; e noi qui siamo i primi in classifica, con 4034 esemplari. Tra l’altro il conteggio transalpino è talmente preciso da permetterci di sapere che il 68,7% delle meridiane francesi sono verticali e il 5% orizzontali, 5442 risultano datate e e 5408 recano un motto.
Non solo: oltralpe per il momento sono censiti 142 quadranti armillari, 127 analemmatici, 27 a equazione del tempo, 18 bifilari... Non chiedete però che cosa significhino tali distinzioni: è solo per dare un’idea della complessità della materia, che abbraccia discipline matematiche e geometriche, storia, astronomia e altro ancora, con scoperte di indubbia originalità; esistono addirittura modelli detti «a cannoncino» ovvero sonori: una lente posta sullo gnomone incendia una miccia che spara un colpo a mezzogiorno preciso! Fabio Garnero conta proprio sui francesi per accrescere in un colpo solo il suo inventario mondiale: «Ci hanno promesso 30.000 quadranti, i catalani altri 3500. Poi entreranno le Baleari, i tedeschi... Gli inglesi hanno qualche perplessità perché, possedendo un buon numero di meridiane orizzontali in ottone e facilmente asportabili, temono che l’Atlante si trasformi in una sorta di catalogo per i ladri. Del resto un po’ tutte le società astronomiche nazionali, oltre a una marea di semplici appassionati, fanno già catalogazione; gli stessi Astrofili italiani hanno contato circa 15.000 quadranti. Solo che nessuno aveva ancora pensato di coordinare questo patrimonio eccezionale e di metterlo a disposizione di tutti, grazie a Internet». Proprio consultando la Rete, tuttavia, è già possibile constatare come la Società catalana di gnomonica (Scg) sia arrivata a 922 esemplari di orologi solari, minutamente suddivisi per materiale di costruzione, tipo, autore. Un sito scozzese propone invece un proprio censimento di 162 meridiane, un altro cecoslovacco è giunto a 4545 per l’Europa centrale, mentre dalla Germania arriva un catalogo di 944 gnomoni. La Società Nordamericana delle meridiane (Nass) mette a sua volta on line un elenco di circa 600 manufatti... I quadranti solari sono ovunque, godono per esempio di grande tradizione in terra islamica (dove servivano per stabilire il tempo della preghiera), nonché in Giappone, India e Cina, nazioni che si distinguono per la miniaturizzazione (esistono persino meridiane inserite nei bottoni, con tanto di bussola per orientarle). Insomma, siamo all’inizio di un’opera che probabilmente non vedrà mai la fine. «Un esempio – incalza Garnero –: per ragioni geografiche, mi occupo della provincia di Cuneo dal 1994 e ho trovato circa 2200 meridiane (700 delle quali appaiono già sull’Atlante); ebbene, negli stessi luoghi un francese ne ha contate tra 2500 e 2700...».
Perché le regioni italiane col maggior numero quadranti sono quelle del nord; curioso, no?
«Invece è logico: da noi c’è meno sole, i tempi per lavorare i campi sono più brevi, e dunque c’era necessità di misurare il tempo con maggior accuratezza per sfruttare la luce naturale al meglio... Ci sono cascine che contano anche 5 o 6 meridiane». Italiano anche un primato di anzianità, col misterioso «globo di Matelica» che conta almeno 2500 anni. I secoli d’oro sono però il Sei e Settecento, poi dall’inizio del Novecento fino a vent’anni fa un vuoto enorme: «Gli orologi da torre e quindi quelli elettronici hanno soppiantato le meridiane. Ora invece il mercato sta tornando in auge, equamente diviso tra privati ed enti pubblici». Certo, i costruttori di professione in Italia sono soltanto 5 o 6 (cui si aggiungono qualche decina di artigiani e restauratori); però dipende anche dall’alta specializzazione ed esperienza necessarie. Ma come: se ormai le meridiane le vendono già pronte persino nei mercatini dell’usato...
Garnero scuote la testa: «No, quelle fatte in serie non possono funzionare, sono dei falsi, dei puri oggetti decorativi... Per essere precisi i quadranti solari devono essere studiati appositamente per il luogo dove verranno posti. Ognuna è un pezzo unico». E solo gli esperti sono in grado di arrivare a sottigliezze incredibili; per dare un’idea, l’ultimo numero del bollettino degli gnomonisti francesi dà notizia del più grande quadrante solare del mondo: niente meno che... la barriera di una diga, quella di Castillon, il cui bordo sporgente è in grado di segnare il tempo su appositi indici accuratamente calcolati. Più gigante di così! Gli abitanti della zona non potranno più dire: «Non vedo l’ora» ...
È italiano anche il primato di anzianità, col misterioso «globo di Matelica» che ha almeno 2500 anni I secoli d’oro però sono stati il Seicento e il Settecento, poi dall’inizio del Novecento fino a vent’anni fa un vuoto enorme: i quadranti da torre hanno soppiantato il resto Ma oggi c’è una rinascita

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C’è pure quella che funziona con la Luna

Esiste anche un premio per i costruttori di meridiane. Si tratta del concorso internazionale «Le ombre del tempo», indetto ogni due anni dall’Osservatorio Serafino Zani e dall’Unione Astrofili Bresciani. Nell’ultima edizione, l’undicesima, conclusa pochi mesi fa, è stata premiata per esempio una «fontana azimutale» (sic!) capace di leggere le ore anche se non c’è – o quasi – il sole; si tratta infatti di uno specchio che capta persino i riflessi più pallidi del nostro astro principale e dunque il suo creatore ha potuto modificare il motto classico delle meridiane «Sine sole sileo» («Senza sole taccio», ovvero «non funziono») in «Sine sole loquor»: cioè «parlo». L’invenzione è del francese Joel Rubic – che vanta pure una meridiana capace di calcolare quanto tempo manca alle maree –, il quale rivela però di aver mutuato l’idea dall’osservazione di un ottocentesco «gnomone idrico»: in pratica una meridiana la cui «asta» è costituita dallo spruzzo di una fontana. Ma far funzionare le meridiane anche al buio è una sfida che ha sempre appassionato gli esperti; esiste infatti una certa letteratura sui cosiddetti «quadranti lunari», ovvero basati sull’ombra del nostro satellite, e qua e là se ne trovano (rari) esempi di realizzazione. Nei secoli scorsi sono state create alcune meridiane che tentavano di abbinare l’uso diurno a quello notturno – una, del 1733, è dipinta sul muro del Queen’s College di Cambridge – pur con parecchie complicazioni (infatti la lettura dev’essere «corretta» mentalmente secondo la fase lunare e seguendo una tabella matematica che spesso viene trascritta sul quadrante stesso) e comunque con un’approssimazione piuttosto elevata. Per questo alcune meridiane lunari sono dotate di quadrante girevole, da muovere seguendo l’«età» del satellite in quel momento.

«Avvenire» del 29 agosto 2010

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