di Francesco Alberoni
La creazione, l'invenzione passano sempre attraverso una crisi, una messa in gioco di se stessi. Nel recente film di Aronofsky, Black Swan, la ballerina è bravissima sul piano tecnico, ma per raggiungere la perfezione deve vivere una crisi profonda, uscire da sé, incontrare il dramma, morire e rinascere. Ma tutti noi affrontiamo il problema a partire dall'infanzia quando la maestra ci interroga. Molti pedagogisti sono contrari agli esami perché dicono che sono traumi. E' vero sono traumi, ma sono indispensabili proprio perché ti costringono a domandarti cosa vuoi e a prendere coscienza di ciò che fai.
Ci sono delle persone che, nel corso della loro vita, non cambiano modo di pensare, di sentire, talvolta nemmeno lavoro. Una vita prudente, dove tutto viene tenuto sotto controllo, senza rischi, senza colpi di testa, in cui il bisogno di emozione e di passione vengono soddisfatti stordendosi di musica in discoteca oppure in un comizio o nel tifo sportivo. Questo tipo di persone, qualunque mestiere facciano, il funzionario, il filosofo o il politico, non possono inventare, non possono creare.
Il cambiamento, l'innovazione, le creazioni maturano sempre nella sofferenza, nel disagio, nella solitudine. La ragazza che non sopporta di vivere nel piccolo paese in cui si sente prigioniera a un certo punto si ribella, scappa, mette in gioco tutta se stessa, rischia di venire distrutta, ma solo accettando quel rischio può rinascere. Lo scienziato che segue una strada totalmente nuova si distacca dagli altri che lo deridono e solo dopo anni ammetteranno che aveva ragione. Come viene sempre deriso il capo politico o religioso che mette in moto un movimento collettivo dando a gente sfiduciata la forza di ribellarsi, una dignità e una meta. Ma lui può farlo solo se quella disperazione, quella lacerazione, quella rivolta l'ha vissuta dentro di sé.
Le biografie dei grandi del passato ci lasciano spesso sconvolti e turbati perché vi troviamo dei mutamenti imprevedibili, delle azioni che ci sembrano folli. Newton ad un certo punto si è stancato della fisica e si e dedicato all'astrologia, poi si è messo a dare la caccia ad un falsario. Galileo, che era già un ribelle prima, ha volutamente provocato tutti da vecchio scrivendo il Dialogo dei massimi sistemi. Goethe, Lawrence e Nabokov hanno sconcertato perfino gli amici scrivendo opere rivoluzionarie molto tardi, talvolta prima di morire, come una ultima liberazione dalle inibizioni che li imprigionavano.
Ci sono delle persone che, nel corso della loro vita, non cambiano modo di pensare, di sentire, talvolta nemmeno lavoro. Una vita prudente, dove tutto viene tenuto sotto controllo, senza rischi, senza colpi di testa, in cui il bisogno di emozione e di passione vengono soddisfatti stordendosi di musica in discoteca oppure in un comizio o nel tifo sportivo. Questo tipo di persone, qualunque mestiere facciano, il funzionario, il filosofo o il politico, non possono inventare, non possono creare.
Il cambiamento, l'innovazione, le creazioni maturano sempre nella sofferenza, nel disagio, nella solitudine. La ragazza che non sopporta di vivere nel piccolo paese in cui si sente prigioniera a un certo punto si ribella, scappa, mette in gioco tutta se stessa, rischia di venire distrutta, ma solo accettando quel rischio può rinascere. Lo scienziato che segue una strada totalmente nuova si distacca dagli altri che lo deridono e solo dopo anni ammetteranno che aveva ragione. Come viene sempre deriso il capo politico o religioso che mette in moto un movimento collettivo dando a gente sfiduciata la forza di ribellarsi, una dignità e una meta. Ma lui può farlo solo se quella disperazione, quella lacerazione, quella rivolta l'ha vissuta dentro di sé.
Le biografie dei grandi del passato ci lasciano spesso sconvolti e turbati perché vi troviamo dei mutamenti imprevedibili, delle azioni che ci sembrano folli. Newton ad un certo punto si è stancato della fisica e si e dedicato all'astrologia, poi si è messo a dare la caccia ad un falsario. Galileo, che era già un ribelle prima, ha volutamente provocato tutti da vecchio scrivendo il Dialogo dei massimi sistemi. Goethe, Lawrence e Nabokov hanno sconcertato perfino gli amici scrivendo opere rivoluzionarie molto tardi, talvolta prima di morire, come una ultima liberazione dalle inibizioni che li imprigionavano.
«Corriere della Sera» del 13 settembre 2010
Nessun commento:
Posta un commento