Un libro demolisce le nostre ipocondrie mediatiche
di Michele Masneri
Cos’hanno in comune l’influenza aviaria, la suina, l’antrace, l’innalzamento dei mari, il mllennium bug, la mucca pazza, la Sars, e il buco dell’ozono – che tra l’altro quest’estate si è misteriosamente richiuso? Giriamo la domanda ad Andrea Kerbaker, che in un libro in uscita domani 9 settembre (Bufale Apocalittiche, 140 pagine, Ponte alle Grazie) ricostruisce i più recenti psicodrammi collettivi. Non un saggio, ma una cronachetta divertente, con qualche riflessione finale sul ruolo dei media, dato che Kerbaker è romanziere – ha scritto Coincidenze per Bompiani (2008) – ma soprattutto manager della comunicazione, con un passato d’azienda alla Pirelli e a Telecom. Tra le bufale vissute in prima persona si parte dal Millennium Bug, quella psicosi millenarista che ha fatto temere a tutti noi che computer, bancomat, ascensori, aerei, tutta la modernità insomma sarebbe andata in tilt al capodanno del 2000.
Kerbaker racconta al Foglio che all’epoca la Pirelli aveva appena acquisito la divisione cavi della Siemens, e gli italiani per non sfigurare accanto ai tedeschi avevano messo su una task force “anti-baco”, mentre i tedeschi giustamente se la ridevano, non avendovi mai creduto. Caso raro, comunque, perché le bufale apocalittiche colpiscono tutti, come nel caso dell’antrace, altro psicodramma che nel 2001 ha tenuto il mondo col fiato sospeso (e sigillato nelle mascherine). Risultato reale: quattro morti, presunti. Ma è sulle malattie e sulle catastrofi ambientali che il moderno millenarismo dà il suo meglio. Capitolo aviaria: il ministro della Sanità Usa Michael Leavitt dichiara che “nessuno al mondo è pronto per affrontare un’epidemia del genere”. Il presidente Bush: “Consiglio a tutti di leggere il libro di John Barry, The Great Influenza”, che per la cronaca tratta della Spagnola che nel 1918 aveva ucciso 300 milioni di persone. Alla fine l’H5N1 fece diversi morti, ma soprattutto uccelli (che sarebbe poi giusto, visto il nome della malattia), tra cui un cigno (nero) a Londra nel marzo 2006, e un gatto, in Germania. Nel frattempo la Roche era stata precettata per produrre 360 milioni di dosi dell’ormai celebre Tamiflu, l’unico vaccino che avrebbe dovuto combattere l’epidemia, anzi la “pandemia”. Pandemia che sembrava tratta da uno sketch di Corrado Guzzanti: i medici spiegavano che assomiglia a una normale influenza, ha i sintomi di una normale influenza, si cura come un’influenza; e in rarissimi casi muore. Insomma, era proprio un’influenza.
E’ un millenarismo 2.0, spiega Kerbaker, che da una parte rende desueti “classici” come Nostradamus – anche se la profezia azteca sul 2012 come fine del mondo ha attualmente molto successo, e in molti si stanno preparando – e dall’altra ha caratteristiche nuove: un’ipocondria di massa, che ci fa sperare in qualche tragedia, per sentirci vivi, e insieme un’entropia, che vuole tragedie di massa, per dire poi io c’ero, ero proprio lì (e infatti con che gusto abbiamo tutti chiamato i nostri “cari” per sapere dov’erano l’11 settembre. Son soddisfazioni, direbbe Arbasino). Altra caratteristica della bufala 2.0 è poi l’appiattimento dei media: voci che non si distinguono più tra “autorevoli” e “popolari” ma tutte ormai chine sulla notizia senza riflessione e senza verifica, il Sun e il New England Journal of Medicine, insieme, sullo stesso livello. E poi ancora una produzione esagerata di notizie, generata anche da centri “di eccellenza” come l’Oms (peraltro primario produttore di bufale planetarie), che si abbattono sull’incolpevole opinione pubblica. Dati e ricerche che spesso nascono per essere riservati; e finiscono invece addosso a una massa impreparata, che non sa gestirli, con conseguenze imprevedibili (sarà anche il caso dei segreti militari di Wikileaks?). A volte invece la tragedia è confezionata su misura per i media, come la Sars, dove l'acronimo fu creato appositamente da un'agenzia di comunicazione, su incarico della stessa Oms, per rendere più sexy giornalisticamente la pandemia.
La bufala apocalittica è poi interclassista, e quella ambientale fa più presa sulle classi abbienti e liberal: il telefonino lontano dal cuore per le radiazioni, o la Banca dei Semi (non del seme) per le specie minacciate dagli orridi Ogm, sono temi di cui all’uomo della strada forse non importa molto. Tra le bufale più sfiziose del momento, Kerbaker punta molto sulla “marea nera” di Bp, che considera totalmente sopravvalutata, e già si frega le mani in attesa di dati scientifici che arriveranno (forse) tra qualche anno a ridimensionare il fenomeno. Bene anche l’innalzamento dei mari (“ma Genova e Venezia non dovevano essere sommerse da anni?”). La politica a volte le subisce, a volte le utilizza, le bufale: Gloria Arroyo, presidente delle Filippine, all’inizio di luglio 2009, in piena Suina, va in ospedale accompagnata dalle telecamere. Ufficialmente per sottoporsi a una quarantena volontaria, “per dare un esempio”: ma poi si scopre che si va a sostituire le tette, bisognose di tagliando.
Kerbaker racconta al Foglio che all’epoca la Pirelli aveva appena acquisito la divisione cavi della Siemens, e gli italiani per non sfigurare accanto ai tedeschi avevano messo su una task force “anti-baco”, mentre i tedeschi giustamente se la ridevano, non avendovi mai creduto. Caso raro, comunque, perché le bufale apocalittiche colpiscono tutti, come nel caso dell’antrace, altro psicodramma che nel 2001 ha tenuto il mondo col fiato sospeso (e sigillato nelle mascherine). Risultato reale: quattro morti, presunti. Ma è sulle malattie e sulle catastrofi ambientali che il moderno millenarismo dà il suo meglio. Capitolo aviaria: il ministro della Sanità Usa Michael Leavitt dichiara che “nessuno al mondo è pronto per affrontare un’epidemia del genere”. Il presidente Bush: “Consiglio a tutti di leggere il libro di John Barry, The Great Influenza”, che per la cronaca tratta della Spagnola che nel 1918 aveva ucciso 300 milioni di persone. Alla fine l’H5N1 fece diversi morti, ma soprattutto uccelli (che sarebbe poi giusto, visto il nome della malattia), tra cui un cigno (nero) a Londra nel marzo 2006, e un gatto, in Germania. Nel frattempo la Roche era stata precettata per produrre 360 milioni di dosi dell’ormai celebre Tamiflu, l’unico vaccino che avrebbe dovuto combattere l’epidemia, anzi la “pandemia”. Pandemia che sembrava tratta da uno sketch di Corrado Guzzanti: i medici spiegavano che assomiglia a una normale influenza, ha i sintomi di una normale influenza, si cura come un’influenza; e in rarissimi casi muore. Insomma, era proprio un’influenza.
E’ un millenarismo 2.0, spiega Kerbaker, che da una parte rende desueti “classici” come Nostradamus – anche se la profezia azteca sul 2012 come fine del mondo ha attualmente molto successo, e in molti si stanno preparando – e dall’altra ha caratteristiche nuove: un’ipocondria di massa, che ci fa sperare in qualche tragedia, per sentirci vivi, e insieme un’entropia, che vuole tragedie di massa, per dire poi io c’ero, ero proprio lì (e infatti con che gusto abbiamo tutti chiamato i nostri “cari” per sapere dov’erano l’11 settembre. Son soddisfazioni, direbbe Arbasino). Altra caratteristica della bufala 2.0 è poi l’appiattimento dei media: voci che non si distinguono più tra “autorevoli” e “popolari” ma tutte ormai chine sulla notizia senza riflessione e senza verifica, il Sun e il New England Journal of Medicine, insieme, sullo stesso livello. E poi ancora una produzione esagerata di notizie, generata anche da centri “di eccellenza” come l’Oms (peraltro primario produttore di bufale planetarie), che si abbattono sull’incolpevole opinione pubblica. Dati e ricerche che spesso nascono per essere riservati; e finiscono invece addosso a una massa impreparata, che non sa gestirli, con conseguenze imprevedibili (sarà anche il caso dei segreti militari di Wikileaks?). A volte invece la tragedia è confezionata su misura per i media, come la Sars, dove l'acronimo fu creato appositamente da un'agenzia di comunicazione, su incarico della stessa Oms, per rendere più sexy giornalisticamente la pandemia.
La bufala apocalittica è poi interclassista, e quella ambientale fa più presa sulle classi abbienti e liberal: il telefonino lontano dal cuore per le radiazioni, o la Banca dei Semi (non del seme) per le specie minacciate dagli orridi Ogm, sono temi di cui all’uomo della strada forse non importa molto. Tra le bufale più sfiziose del momento, Kerbaker punta molto sulla “marea nera” di Bp, che considera totalmente sopravvalutata, e già si frega le mani in attesa di dati scientifici che arriveranno (forse) tra qualche anno a ridimensionare il fenomeno. Bene anche l’innalzamento dei mari (“ma Genova e Venezia non dovevano essere sommerse da anni?”). La politica a volte le subisce, a volte le utilizza, le bufale: Gloria Arroyo, presidente delle Filippine, all’inizio di luglio 2009, in piena Suina, va in ospedale accompagnata dalle telecamere. Ufficialmente per sottoporsi a una quarantena volontaria, “per dare un esempio”: ma poi si scopre che si va a sostituire le tette, bisognose di tagliando.
«Il Foglio» del 7 settembre 2010
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