di Maurizio Soldini
Nel nostro mondo contemporaneo fatto di verità mediatiche e nel quale la tecnologia e la scienza stanno sempre più avendo la supremazia, quale potrà essere il posto occupato dalla letteratura e dai letterati? In un mondo pragmatico, dove l’utile è messo sempre al primo posto, che fine ha fatto la letteratura e in modo particolare dove è andata a finire la poesia? E mi verrebbe da dire: dove sono finiti i letterati? C’è una estrema urgenza di dare a questi interrogativi una risposta, che non sia soltanto immediata, ma che sappia cogliere il senso di quello che siamo e soprattutto di quello che vorremo essere. Come uomini e come persone, nella nostra unitaria dimensione di esseri, sì, intelligenti, ma soprattutto sentimentali. Insomma è urgente chiederci, e poi magari provare a dare una risposta, quale dovrebbe essere il senso, se non la verità, del posto occupato dall’uomo nel mondo. E questo ai fini di una nuova paideia, e per una solida Bildung.
I giovani, oggi, sono divenuti sempre più disavvezzi allo studio della letteratura, al punto che in modo del tutto provocatorio è stato proposto da Davide Rondoni di abolire o quanto meno rendere facoltativo lo studio della letteratura nelle scuole. La provocazione sta nel chiamare all’appello il problema per cercare di risolverlo nel migliore dei modi. Non si può gettare il bambino insieme all’acqua sporca. Perché se da una parte c’è un qualche disinteresse nello studio scolastico, dall’altro ci sono molte persone, e tra queste molti giovani, che scrivono, che partecipano a concorsi letterari e che comunque vorrebbero vedere pubblicate le loro opere. Ma senza un faro, una guida, un canone. Poeti e critici come Cucchi, Mussapi, Martino, Maffia, Linguaglossa e tanti altri che qui non cito, sono pressoché concordi – con le dovute sfumature – che sia opportuno, da una parte, tornare a uno studio serio della poesia e della letteratura e, dall’altro, porsi il problema del canone. Anche perché dobbiamo chiarire che cosa intendiamo per poesia e quale dovrebbe essere oggi il linguaggio poetico. Chi può essere definito poeta.
Quello che oggi più urge, però, e qui torno su un tema a me caro, è un ritrovato accento sulla necessità inderogabile di tornare a uno studio della letteratura e della poesia nelle scuole (e non solo), che prenda in considerazione lo studio della storia e degli autori storici della nostra letteratura, ma si apra anche a una lettura attenta e meditata e consapevole e appropriata dei nostri maggiori autori contemporanei. E mi riferisco soprattutto ai nostri poeti contemporanei, viventi, come è avvenuto di recente a Roma con Elio Pagliarani, con i quali sarebbe bene allacciare un rapporto vivificante fatto di incontri, di manifestazioni, di seminari, di letture. Soprattutto di letture delle loro opere.
Certamente bisognerebbe vedere anche e ri-vedere le politiche delle case editrici, e soprattutto di quelle maggiori, che spesso viaggiano su 'autostrade' con percorsi obbligati e non si muovono su 'strade statali' dove le panoramiche possono essere più varie. Sarebbe necessario, allora, che anche i docenti delle scuole di ogni ordine e grado sappiano qualcosa di più sulla poesia e possano dire ai loro studenti, ad esempio, quali siano i canoni della contemporaneità, come ci si muova per esempio da una componente analitica, descrittiva e naturalistica della letteratura, a una più ermeneutica, fenomenologica, intimistica, introspettiva, in poche parole personale e personalistica, esistenziale. Tutti dovremmo chiederci quanto la filosofia, la scienza e la tecnologia abbiano inciso sulla letteratura, e quanto una letteratura che riesca a prendere le dovute distanze da condizionamenti esterni (qualora lo possa fare), riesca ad acquisire la propria autonomia e con quale linguaggio.
Vado dicendo, ormai da diverso tempo, che la letteratura è talmente importante, che la poesia può giovare perfino alla medicina e alla bioetica. E nella bioetica può essere molto più benefica di tante ideologizzanti contrapposizioni, ma bisogna avere il coraggio di andare controcorrente: tornare a parlare di poesia, ma soprattutto con la poesia, nel tentativo di attualizzare la letteratura al nostro mondo, perfino nelle facoltà scientifiche come quella di medicina.
Poiché la letteratura ci fa crescere come uomini, affina i nostri caratteri, ci fornisce esempi e soprattutto ci offre la possibilità di sentire e parlare in modo diverso. E l’educazione sentimentale dovrebbe essere messa in primo piano, quando si vuole cercare di rendere il nostro mondo un po’ più umano, anche là dove la scienza e la tecnica e la naturalizzazione delle persone sembrerebbero ormai aver preso il sopravvento.
Ma perché tutto questo? Perché la letteratura possa ritrovare il suo giusto posto nel cosmo dell’umanità. E di conseguenza l’uomo possa ritrovare il suo posto nel mondo.
Tanto più oggi quando è presente una emergenza educativa e da più parti si chiede una nuova egemonia da parte della cultura.
I giovani, oggi, sono divenuti sempre più disavvezzi allo studio della letteratura, al punto che in modo del tutto provocatorio è stato proposto da Davide Rondoni di abolire o quanto meno rendere facoltativo lo studio della letteratura nelle scuole. La provocazione sta nel chiamare all’appello il problema per cercare di risolverlo nel migliore dei modi. Non si può gettare il bambino insieme all’acqua sporca. Perché se da una parte c’è un qualche disinteresse nello studio scolastico, dall’altro ci sono molte persone, e tra queste molti giovani, che scrivono, che partecipano a concorsi letterari e che comunque vorrebbero vedere pubblicate le loro opere. Ma senza un faro, una guida, un canone. Poeti e critici come Cucchi, Mussapi, Martino, Maffia, Linguaglossa e tanti altri che qui non cito, sono pressoché concordi – con le dovute sfumature – che sia opportuno, da una parte, tornare a uno studio serio della poesia e della letteratura e, dall’altro, porsi il problema del canone. Anche perché dobbiamo chiarire che cosa intendiamo per poesia e quale dovrebbe essere oggi il linguaggio poetico. Chi può essere definito poeta.
Quello che oggi più urge, però, e qui torno su un tema a me caro, è un ritrovato accento sulla necessità inderogabile di tornare a uno studio della letteratura e della poesia nelle scuole (e non solo), che prenda in considerazione lo studio della storia e degli autori storici della nostra letteratura, ma si apra anche a una lettura attenta e meditata e consapevole e appropriata dei nostri maggiori autori contemporanei. E mi riferisco soprattutto ai nostri poeti contemporanei, viventi, come è avvenuto di recente a Roma con Elio Pagliarani, con i quali sarebbe bene allacciare un rapporto vivificante fatto di incontri, di manifestazioni, di seminari, di letture. Soprattutto di letture delle loro opere.
Certamente bisognerebbe vedere anche e ri-vedere le politiche delle case editrici, e soprattutto di quelle maggiori, che spesso viaggiano su 'autostrade' con percorsi obbligati e non si muovono su 'strade statali' dove le panoramiche possono essere più varie. Sarebbe necessario, allora, che anche i docenti delle scuole di ogni ordine e grado sappiano qualcosa di più sulla poesia e possano dire ai loro studenti, ad esempio, quali siano i canoni della contemporaneità, come ci si muova per esempio da una componente analitica, descrittiva e naturalistica della letteratura, a una più ermeneutica, fenomenologica, intimistica, introspettiva, in poche parole personale e personalistica, esistenziale. Tutti dovremmo chiederci quanto la filosofia, la scienza e la tecnologia abbiano inciso sulla letteratura, e quanto una letteratura che riesca a prendere le dovute distanze da condizionamenti esterni (qualora lo possa fare), riesca ad acquisire la propria autonomia e con quale linguaggio.
Vado dicendo, ormai da diverso tempo, che la letteratura è talmente importante, che la poesia può giovare perfino alla medicina e alla bioetica. E nella bioetica può essere molto più benefica di tante ideologizzanti contrapposizioni, ma bisogna avere il coraggio di andare controcorrente: tornare a parlare di poesia, ma soprattutto con la poesia, nel tentativo di attualizzare la letteratura al nostro mondo, perfino nelle facoltà scientifiche come quella di medicina.
Poiché la letteratura ci fa crescere come uomini, affina i nostri caratteri, ci fornisce esempi e soprattutto ci offre la possibilità di sentire e parlare in modo diverso. E l’educazione sentimentale dovrebbe essere messa in primo piano, quando si vuole cercare di rendere il nostro mondo un po’ più umano, anche là dove la scienza e la tecnica e la naturalizzazione delle persone sembrerebbero ormai aver preso il sopravvento.
Ma perché tutto questo? Perché la letteratura possa ritrovare il suo giusto posto nel cosmo dell’umanità. E di conseguenza l’uomo possa ritrovare il suo posto nel mondo.
Tanto più oggi quando è presente una emergenza educativa e da più parti si chiede una nuova egemonia da parte della cultura.
La narrativa, soprattutto contemporanea, dovrebbe riprendere un posto adeguato, esistenziale e sentimentale, in un mondo dominato dalla scienza
«Avvenire» del 9 settembre 2010
2 commenti:
Ho trovato il tuo blog molto interessante a tal punto da "iscrivirmi". Il tuo articolo rispecchia la verità dalla prima parola all'ultima. La poesia e in generale la letteratura fra i giovani non viene considerata e questo secondo me è un peccato. Io stessa sono una ragazza di quasi 20 anni e noto che i miei coetanei amano tutt'altro. Si è smarrito un tassello importante della cultura e ancora di più si è perso un interesse per arricchire la propria persona, il proprio bagaglio personale. Mentre invece, chi è interessato a questa arte (perchè la poesia è arte) non sa che modelli prendere in considerazione. Le scuole poi non approffondiscono mai i poeti contemporanei e questo è un male perchè tutto sfocia nel dimenticatoio. Ci sono così tanti poeti e scrittori che studiarne la vita e le opere sarebbe impossibile. Ma, se si cambia il programma che è sempre uguale all'incirca per quasi tutti gli istituti, si farebbe un enorme passo avanti.
Sara, dai un'occhiata alla 'proposta indecente' di Rondoni (di cui sono personale fa ... hai letto qualche sua poesia? da brivido!), che trovi all'indirizzo
http://terzotriennio.blogspot.com/2010/09/rondoni-e-i-docenti-dagli-occhi.html
Sulla destra c'è l'etichetta "poesia" con altro articoli interessanti, che uso regolarmente in classe (ebbene sì, sono un prof di liceo). A presto
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