Importante decisione del ministro Turco
di Marina Corradi
Contro la droga nelle scuole, i Nas. La proposta di Livia Turco dev'essere suonata, magari per chi è cresciuto nella stessa cultura politica del ministro, come uno schiaffo. Dopo aver firmato un decreto che prevedeva il raddoppio della quantità di cannabis considerata ad "a uso personale", decreto poi sospeso dal Tar, la Turco vuole mandare i carabinieri nelle aule. "Non possiamo accettare che le scuole siano dipinte come luoghi di consumo di droghe. È necessario restituire alla scuola l'immagine pulita che merita", dice. Chi ascolta resta perplesso. È una questione di "immagine" da restituire alla scuola, il mandare i lupi dei Nas a annusare gli zaini? E poi, lo stesso ministro che con quel decreto lanciò il messaggio che la cannabis non è così dannosa, non trova contraddizione nel sollecitare adesso una misura drastica, come nello spavento di chi si è accorto che la situazione è fuori controllo? I ragazzi delle canne all'intervallo, non sono forse cresciuti nella idea dello spinello "innocente"? Poi il ministro dichiara che "non esiste solo lo spinello. È sbagliato criminalizzare solo quello e non fare una distinzione fra la gravità delle droghe". Per carità, certo, l'eroina è peggio, ma per fortuna è un po' passata di moda; e per "tagliare" gli spinelli usano il crack, e qualcuno ci muore. Difficile, fare certi distinguo, quando i consumatori hanno 14 anni. Se la vulgata di una lunga onda antiproibizionista è che "fumare" è cosa innocua, perché non anche a scuola? La bussola dell'orientamento culturale sulla droga, con l'appello ai Nas d'un colpo rovesciata: e chi ha figli adolescenti non può non pensare che, se ora ci vogliono i cani antidroga, qualcuno prima non gliela ha raccontata giusta. O forse una classe dirigente che ricorda gli spinelli degli anni Settanta come una trasgressione banale sta realizzando ciò che il National Institute on Drug Abuse americano dice da anni, e cioè che il principio attivo della cannabis è aumentato dal 2 al 20%, e che gli spin elli di oggi sono, a confronto delle canne dei padri, cannoni. Qualunque ne sia la ragione, ben venga ogni ripensamento. Benché non siamo affatto certi che i cani lupo dei carabinieri in aula siano una buona idea - a meno che non li chiedano, con cognizione di causa, insegnanti e presidi. A dir la verità, l'uscita del ministro ci fa pensare a quei genitori che, non sapendo dare alcuna disciplina, esasperati pensano di rimediare in un giorno, chiudendo i figli in casa. Chiamare i Nas in classe, se non è una Caporetto è l'ammissione di una collettiva impotenza educativa. Di cui gli spinelli fra i banchi sono solo un segno, insieme a tante altre storie che abbiamo letto in questi mesi; insieme alla frustrazione degli insegnanti, alla demotivazione di molti ragazzi. Quante volte la reazione degli adulti è stata improntata a un tranquillo buonismo - quei bulli sono pochi teppisti, la scuola e i ragazzi sono quelli di sempre. Almeno la Turco, con questo sasso pesantissimo lanciato nello stagno, costringe gli italiani a chiedersi se davvero, nella scuola, è tutto "normale"; o se invece non c'è una crisi profonda, e non solo per il fumo, o i video hard. Come punte di un iceberg nascosto, troppe storie estreme sembrano dire di un gran vuoto a scuola, di perduti maestri, di ragazzi smarriti che in classe ingannano il tempo come possono. «Non si capisce più quale sia la differenza fra maestri e alunni», ci hanno detto gli studenti di quel liceo siciliano che mesi fa scrissero una lettera ai loro insegnanti, che fece rumore. Speriamo che i Nas non servano, non ancora. Nelle scuole una emergenza c'è già, è quella educativa. Va guardata in faccia, anche se può essere duro riconoscere che dietro tanti sbandamenti potrebbe esserci una generazione di padri, madri e maestri mancati.
«Avvenire» del 29 maggio 2007
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