Uno studioso francese rivela: furono decine gli ex gerarchi del Reich che dopo la guerra punizione e iniziarono una seconda vita, magari di successo. Non pochi quelli assoldati come spie da sovietici o Alleati
di Antonio Airò
Tra le SS coinvolte, diversi erano implicati direttamente nei crimini della Shoah.
Ma dalla loro avevano archivi ed esperienza
«Uno dei più grandi criminali di guerra nazisti è in una prigione israeliana». Con queste parole il primo ministro David Ben Gurion annunciava alla Knesset la cattura di Adolf Eichmann. Con Hitler, Himmler e Heydrich era uno degli esecutori più crudeli della "Soluzione finale" tesa alla distruzione degli ebrei. Se l'annuncio di Ben Gurion colse di sorpresa il mondo, esso mise in forte crisi la Cia, l'agenzia investigativa americana, che aveva arruolato nelle sue file centinaia di criminali nazisti e di ex responsabili dei servizi segreti tedeschi. Tra questi Otto von Bolschwing, tra i più attivi sostenitori della Shoah sia in Germania, sia in Romania, ma che dopo la sconfitta si era "riciclato", prima nella rete creata dal generale Gehlen, responsabile dei servizi militari tedeschi di intelligence durante l'invasione sovietica, poi con gli americani, mettendo a loro disposizione, in chiave decisamente anti-comunista, sia i suoi uomini, sia i suoi archivi. Anche il nazista von Bolschwing faceva parte di questa rete. E la sua copertura era tale da ottenere, con un falso, la cittadinanza americana, essere arruolato nella Cia, e addirittura designato dal governo americano a ricoprire un incarico presso un'organizzazione internazionale in India.
Gehlen (che Adenauer vorrà addirittura alla guida dei servizi segreti della nuova Germania) e von Bolschwing non sono gli unici nazisti "che hanno vinto", continuando ad operare negli stessi ruoli ricoperti con Hitler, in una fitta ragnatela di operazioni, di interessi che ai vincitori dovrebbero far comodo ma che in realtà, al tirare delle somme, si riveleranno di poca utilità e sostanzialmente inefficaci. Un nazista doc e per nulla pentito fu Wilhelm Hottl, un gerarca dal passato torbido e crudele; soprattutto in Ungheria da dove, nel 1944, venne deportato quasi un milione di ebrei, nonostante avessero dato in cambio della promessa della vita tutti i loro preziosi in quantità tale da riempire un treno. Nei giorni dopo il 25 luglio, Hottl, che si occupava delle relazioni con il Vaticano, sarebbe stata la mente della liberazione di Mussolini dal suo rifugio del Gran Sasso realizzato dal commando di Otto Skorzeny. Inoltre, nel gennaio 1944 riuscì a recuperare i diari di Galeazzo Ciano, poco prima dell'esecuzione di quest'ultimo.
Nazista restò il maggiore Karl Hass, alla testa di una organizzazione che, dopo l'8 settembre, riempì di radio clandestine Roma e partecipò alla strage delle Fosse Ardeatine, per le quali fu condannato all'ergastolo. La rete del maggiore Hass, con sede a Los Angeles, si assunse, nel dopoguerra, il compito di infiltrare con propri agenti il Partito comunista italiano, soprattutto nelle regioni rosse ma anche in Sicilia, arruolando - queste le intenzioni - per la somma di duecento dollari al mese il bandito Salvatore Giuliano. Ma molti uomini dei servizi segreti tedeschi, dopo la guerra, faranno le spie, e qualcosa di più, per l'Unione sovietica. Tra questi anche Skorzeny.
Il giornalista francese Fabrizio Calvi, autore di reportage sui servizi segreti e sulla mafia, ha potuto accedere ai milioni di documenti conservati negli archivi americani (e solo recentemente messi a disposizione degli studiosi) e indagare così su quel "patto col diavolo" tra gli alleati e i nazisti con un libro che si disperde in più pagine (di non facile lettura e comprensione), con vicende e protagonisti che sembrano ritagliati sui romanzi di spionaggio, soffermandosi sulle organizzazioni clandestine fondate da ex appartenenti al nazismo ramificate in tutta Europa (I nazisti che hanno vinto. Le brillanti carriere delle SS nel dopoguerra, Piemme, pagine 362, euro 17,90).
Ma all'origine c'è la tragedia dello Shoah. Calvi avverte che solo alla fine del 1942 - nonostante informazioni arrivate dalla Svizzera, dalla Polonia, dalla Turchia - i servizi segreti alleati e quindi i governi prendevano coscienza che la Germania di Hitler «non perseguita gli ebrei. Li st ermina sistematicamente». E solo il 17 dicembre 1942 Stati Uniti e Gran Bretagna denunceranno pubblicamente il genocidio nei confronti degli ebrei.
Gehlen (che Adenauer vorrà addirittura alla guida dei servizi segreti della nuova Germania) e von Bolschwing non sono gli unici nazisti "che hanno vinto", continuando ad operare negli stessi ruoli ricoperti con Hitler, in una fitta ragnatela di operazioni, di interessi che ai vincitori dovrebbero far comodo ma che in realtà, al tirare delle somme, si riveleranno di poca utilità e sostanzialmente inefficaci. Un nazista doc e per nulla pentito fu Wilhelm Hottl, un gerarca dal passato torbido e crudele; soprattutto in Ungheria da dove, nel 1944, venne deportato quasi un milione di ebrei, nonostante avessero dato in cambio della promessa della vita tutti i loro preziosi in quantità tale da riempire un treno. Nei giorni dopo il 25 luglio, Hottl, che si occupava delle relazioni con il Vaticano, sarebbe stata la mente della liberazione di Mussolini dal suo rifugio del Gran Sasso realizzato dal commando di Otto Skorzeny. Inoltre, nel gennaio 1944 riuscì a recuperare i diari di Galeazzo Ciano, poco prima dell'esecuzione di quest'ultimo.
Nazista restò il maggiore Karl Hass, alla testa di una organizzazione che, dopo l'8 settembre, riempì di radio clandestine Roma e partecipò alla strage delle Fosse Ardeatine, per le quali fu condannato all'ergastolo. La rete del maggiore Hass, con sede a Los Angeles, si assunse, nel dopoguerra, il compito di infiltrare con propri agenti il Partito comunista italiano, soprattutto nelle regioni rosse ma anche in Sicilia, arruolando - queste le intenzioni - per la somma di duecento dollari al mese il bandito Salvatore Giuliano. Ma molti uomini dei servizi segreti tedeschi, dopo la guerra, faranno le spie, e qualcosa di più, per l'Unione sovietica. Tra questi anche Skorzeny.
Il giornalista francese Fabrizio Calvi, autore di reportage sui servizi segreti e sulla mafia, ha potuto accedere ai milioni di documenti conservati negli archivi americani (e solo recentemente messi a disposizione degli studiosi) e indagare così su quel "patto col diavolo" tra gli alleati e i nazisti con un libro che si disperde in più pagine (di non facile lettura e comprensione), con vicende e protagonisti che sembrano ritagliati sui romanzi di spionaggio, soffermandosi sulle organizzazioni clandestine fondate da ex appartenenti al nazismo ramificate in tutta Europa (I nazisti che hanno vinto. Le brillanti carriere delle SS nel dopoguerra, Piemme, pagine 362, euro 17,90).
Ma all'origine c'è la tragedia dello Shoah. Calvi avverte che solo alla fine del 1942 - nonostante informazioni arrivate dalla Svizzera, dalla Polonia, dalla Turchia - i servizi segreti alleati e quindi i governi prendevano coscienza che la Germania di Hitler «non perseguita gli ebrei. Li st ermina sistematicamente». E solo il 17 dicembre 1942 Stati Uniti e Gran Bretagna denunceranno pubblicamente il genocidio nei confronti degli ebrei.
«Avvenire» del 29 maggio 2007
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