15 giugno 2010

Niente computer per i bimbi: nuoce allo sviluppo del cervello

di Marta Buonadonna
In tempi in cui i tagli nella scuola si fanno sentire, e pesano al punto che molti genitori portano sapone e carta igienica da casa per i propri figli, il monito lanciato dallo psicologo inglese Aric Sigman sui pericoli dell’esposizione precoce al pc non dovrebbe suscitare troppe preoccupazioni. Il dilemma però rimane per quel che riguarda le abitudini casalinghe.
Con il cambio della guardia appena avvenuto al numero 10 di Downing street chi non era d’accordo con le politiche dei Labour in fatto di istruzione sta facendo un passo avanti per proporre al nuovo governo conservatore un sostanziale cambio di direzione. Tra questi c’è il professor Sigman, membro della Royal Society of Medicine, che avverte: “I bambini devono toccare, sentire, strofinare, assaggiare e muovere cose reali per educare la propria infrastruttura neurologica e cognitiva, così da avere una comprensione di base del mondo reale. La tecnologia è un potente strumento, ma dev’essere introdotta e usata più in là negli anni, idealmente dopo i nove anni”.
Si può capire dunque come il “nappy curriculum“, voluto dal precedente governo inglese, in base al quale asili e scuole materne avevano l’obbligo di insegnare ai bambini ad accendere e far funzionare tv e pc prima di aver compiuto i 2 anni di età, non piaccia per niente dallo psicologo. Sigman anzi lo definisce senza mezzi termini “una avventura virtuale” fatta a spese del cervello dei bambini.
La consapevolezza spaziale che si raggiunge con l’uso delle mani, il coinvolgimento in prima persona in attività che si svolgono nel mondo 3D, che è poi la realtà in cui viviamo, sono tutte cose che verrebbero a mancare a quei bambini che, esposti agli schermi di tv e pc troppo presto, rischiano di diventare passivi.
Sigman, autore di un recente libro dal titolo “The spoilt generation“, (la generazione viziata), è un teorico dei buoni vecchi metodi educativi, basati sulla sgridata quando serve e sulla tv che resta spenta per favorire il dialogo, e anela a rimettere ordine nei ruoli, restaurando la giusta autorità, per poter crescere figli più felici e meglio educati. Basta sensi di colpa legati al fatto che facciamo figli sempre più tardi, lavoriamo troppo, spesso li cresciamo senza un partner. Non lasciamo che tv e pc prendano il sopravvento sull’educazione che spetta a noi impartire, sembra incitarci Sigman.
“Siamo spinti a credere che i bambini debbano cominciare presto a usare la tecnologia per non restare tagliati fuori“, dice Sigman. “Il rischio non è che restino indietro se iniziano a usarla più tardi, bensì se iniziano troppo presto”. E lo psicologo chiede ai ministri del nuovo governo di creare una sorta di cordone sanitario per proteggere i primi anni di istruzione dei bambini creando una zona franca priva di tecnologia, dove possano imparare attraverso il rapporto con l’insegnante e con la realtà che li circonda.
In barba alle lavagne multimediali che cominciano a comparire anche nelle scuole italiane, Sigman afferma che le tecnologie per l’insegnamento che usano uno schermo dovrebbero essere vietate sotto i 9 anni.
Anna Oliverio Ferraris, psicologa dell’età evolutiva, sembra sostanzialmente d’accordo: “un bambino piccolo prima deve fare esperienza con il mondo reale, che è più complessa perché coinvolge il movimento, il tatto e prevede l’interazione con oggetti veri. Nel personal computer tutto è invece semplificato, perché il bambino è spettatore: mancano tra l’altro gli aspetti olfattivi, tutte esperienze che si fanno nei primi anni di vita e che servono per lo sviluppo ottimale del cervello”.
Entrambi gli psicologi però parlano come se un’esperienza fosse per forza alternativa all’altra, senza possibilità di un’utile compenetrazione. Cosa ne penserebbe Nicholas Negroponte, guru della tecnologia e fondatore del mitico Media Lab al Mit di Boston, che ha dato vita al progetto One Laptop Per Child proprio con lo scopo di mettere un computer in mano a ogni bambino dei paesi in via di sviluppo per collegarli al mondo e aiutarli ad apprendere?
“Mentre la tv può rendere i bambini piccoli più passivi”, ha precisato Sigman a Panorama.it, che lo ha raggiunto via email, “l’esposizione precoce ai gadget con uno schermo è innaturalmente varia ed eccitante e può danneggiare lo sviluppo di un’attenzione sostenuta, necessaria per leggere e interpretare la parola scritta, o per seguire le spiegazioni degli insegnanti, che non sono eccitanti come un videogame”.
“Non ho detto”, ha concluso lo psicologo, “che i computer debbano essere banditi prima dei 9 anni di età, ma solo sotto i 5. E che in un mondo ideale i computer come parte integrante di un programma di istruzione in classe non dovrebbero essere introdotti prima dei 9 anni”.
«Panorama» del 15 giugno 2010

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