Tra i quattro "documenti" proposti agli studenti come base di lavoro anche una citazione di Benito Mussolini. L'Anpi denuncia l'accostamento "capzioso" con Togliatti, Moro e Giovanni Paolo II
di Michele Smargiassi
"Fuori contesto la frase di Mussolini" Gli storici criticano la prova di italiano Benito Mussolini mentre pronuncia il discorso il 3 gennaio 1925
"Fuori contesto la frase di Mussolini" Gli storici criticano la prova di italiano Benito Mussolini mentre pronuncia il discorso il 3 gennaio 1925
Un tema "revisionista"? No, molto peggio: un tema insensato. Gli storici bocciano la traccia storica dell'esame di maturità sul "Ruolo dei giovani nella storia e nella politica". Tra i quattro "documenti" proposti agli studenti come base di lavoro c'è anche una citazione di Benito Mussolini, accostata ad altre di Palmiro Togliatti, Aldo Moro e Giovanni Paolo II, e questo fa infuriare l'Anpi (oltre a un'associazione studentesca e qualche esponente Pd) che denuncia l'accostamento "singolare e capzioso" tra i quattro personaggi storici. Ma il problema non è quello, per gli studiosi. Il pasticcio è puramente scientifico. Citazioni astratte, incoerenti tra loro, non storicizzate: morale, un invito alla retorica. "Mussolini è un oggetto storico, nessuno scandalo nel far lavorare gli studenti su un suo testo", concede Claudio Pavone, storico della Resistenza, ma subito accusa: "mi pare orribile però che si sia scelta una citazione che, tagliata in quel modo, può persino apparire seducente".
Eppure è un brano del famigerato discorso con cui Mussolini in Parlamento si assunse la responsabilità dell'omicidio Matteotti; ma uno studente particolarmente studioso lo poteva dedurre solo dalla data, 3 gennaio 1925. "Sì, ma chi non riesce a risalire a quel contesto storico di sopraffazione rischia di prendere per buona, perfino esaltante, la retorica strumentale con cui Mussolini usò il concetto di giovinezza. Accostare quella frase ad altre citazioni sotto un titolo generico, mi pare faccia parte di un certo modo pericoloso di depoliticizzare il fascismo".
Anche per Emilio Gentile, allievo di Renzo De Felice e studioso dell'ideologia fascista, non c'è nessun problema a proporre citazioni del Duce, anzi: "Partire da Mussolini per un'analisi storica dell'uso del mito giovanilista nella cultura politica italiana mi sembra addirittura obbligatorio. È quella specifica citazione che trovo completamente sbagliata". Alternative? "Il Mussolini del '19, del fascismo nascente, dell'ideologia vitalista, del mito della giovinezza. Anzi, per dirla tutta, avrei trovato più stimolanti citazioni di leader politici giovani che parlano di giovani: Italo Balbo, Antonio Gramsci, Piero Gobetti... I personaggi scelti invece sono tutti leader anziani (uno, papa Wojtyla, non è neanche un leader in senso proprio) che parlano di gioventù da un'ottica di potere". Sbagliato soprattutto far parlare il Mussolini della crisi Matteotti: "Quello è il discorso con cui dà l'ultimo colpo alle libertà politiche in Italia, il tema della giovinezza è per lui ormai solo uno strumento retorico. La trovo una citazione fuorviante proprio rispetto alla traccia, per trattarla adeguatamente bisognerebbe partire non dai giovani ma dalla nascita di una dittatura. Anche ammesso che uno studente si ricordi il delitto Matteotti, il suo tema sarà comunque "fuori tema"".
Guido Crainz, autore di "Autobiografia di una repubblica", è della stessa idea: "Se uno studente è capace di inquadrare bene quel momento storico e decifrare la funzione retorica della frase di Mussolini, certo, va promosso col massimo dei voti. Ma mi pare già tanto se chi ha svolto questo tema è riuscito a distinguere i contesti storici delle affermazioni di Mussolini, Togliatti, Moro. In realtà io temo che tutto si riduca a un esercizio di divagazione, dove all'esaminando è richiesto semplicemente di parlare della sua personale idea di gioventù, pescando qualche appoggio in queste quattro frasi". Insomma, un tema "televisivo", è la conclusione, "da talk show a ruota libera. Un'altra conferma del modo in cui la scuola insegna la storia: come un eterno presente sul quale esercitare un po' di digressioni personali".
"Va bocciato chi ha escogitato una traccia così grottesca": il più severo di tutti è Giovanni De Luna, che divide i suoi interessi fra periodo fascista e dopoguerra. "Quattro citazioni messe assieme col manuale Cencelli, o la par condicio televisiva: il fascista, il comunista, il democristiano, il religioso, un tema bilanciato per quote proporzionali...". Scelti i quattro personaggi solo per ragioni di equilibrio, il confronto diventa astratto. Ma uno studente non deve saper contestualizzare? "Cavare qualcosa dall'accostamento tra quattro fenomeni storici lontani e così diversi uno dall'altro (l'avvio del totalitarismo, la ricostruzione postbellica, il dopo-'68 e i papa-boys) sarebbe arduo anche per uno storico. Per uno studente di liceo, temo resti solo la scappatoia della retorica".
Eppure è un brano del famigerato discorso con cui Mussolini in Parlamento si assunse la responsabilità dell'omicidio Matteotti; ma uno studente particolarmente studioso lo poteva dedurre solo dalla data, 3 gennaio 1925. "Sì, ma chi non riesce a risalire a quel contesto storico di sopraffazione rischia di prendere per buona, perfino esaltante, la retorica strumentale con cui Mussolini usò il concetto di giovinezza. Accostare quella frase ad altre citazioni sotto un titolo generico, mi pare faccia parte di un certo modo pericoloso di depoliticizzare il fascismo".
Anche per Emilio Gentile, allievo di Renzo De Felice e studioso dell'ideologia fascista, non c'è nessun problema a proporre citazioni del Duce, anzi: "Partire da Mussolini per un'analisi storica dell'uso del mito giovanilista nella cultura politica italiana mi sembra addirittura obbligatorio. È quella specifica citazione che trovo completamente sbagliata". Alternative? "Il Mussolini del '19, del fascismo nascente, dell'ideologia vitalista, del mito della giovinezza. Anzi, per dirla tutta, avrei trovato più stimolanti citazioni di leader politici giovani che parlano di giovani: Italo Balbo, Antonio Gramsci, Piero Gobetti... I personaggi scelti invece sono tutti leader anziani (uno, papa Wojtyla, non è neanche un leader in senso proprio) che parlano di gioventù da un'ottica di potere". Sbagliato soprattutto far parlare il Mussolini della crisi Matteotti: "Quello è il discorso con cui dà l'ultimo colpo alle libertà politiche in Italia, il tema della giovinezza è per lui ormai solo uno strumento retorico. La trovo una citazione fuorviante proprio rispetto alla traccia, per trattarla adeguatamente bisognerebbe partire non dai giovani ma dalla nascita di una dittatura. Anche ammesso che uno studente si ricordi il delitto Matteotti, il suo tema sarà comunque "fuori tema"".
Guido Crainz, autore di "Autobiografia di una repubblica", è della stessa idea: "Se uno studente è capace di inquadrare bene quel momento storico e decifrare la funzione retorica della frase di Mussolini, certo, va promosso col massimo dei voti. Ma mi pare già tanto se chi ha svolto questo tema è riuscito a distinguere i contesti storici delle affermazioni di Mussolini, Togliatti, Moro. In realtà io temo che tutto si riduca a un esercizio di divagazione, dove all'esaminando è richiesto semplicemente di parlare della sua personale idea di gioventù, pescando qualche appoggio in queste quattro frasi". Insomma, un tema "televisivo", è la conclusione, "da talk show a ruota libera. Un'altra conferma del modo in cui la scuola insegna la storia: come un eterno presente sul quale esercitare un po' di digressioni personali".
"Va bocciato chi ha escogitato una traccia così grottesca": il più severo di tutti è Giovanni De Luna, che divide i suoi interessi fra periodo fascista e dopoguerra. "Quattro citazioni messe assieme col manuale Cencelli, o la par condicio televisiva: il fascista, il comunista, il democristiano, il religioso, un tema bilanciato per quote proporzionali...". Scelti i quattro personaggi solo per ragioni di equilibrio, il confronto diventa astratto. Ma uno studente non deve saper contestualizzare? "Cavare qualcosa dall'accostamento tra quattro fenomeni storici lontani e così diversi uno dall'altro (l'avvio del totalitarismo, la ricostruzione postbellica, il dopo-'68 e i papa-boys) sarebbe arduo anche per uno storico. Per uno studente di liceo, temo resti solo la scappatoia della retorica".
«La Repubblica» del 23 giugno 2010
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