23 giugno 2010

Passarsi il compito alla maturità è un diritto sentimentale e civile

Astenersi intercettatori e sbirri
di Annalena Benini
L’ultima minaccia, per tentare di non far copiare all’esame di maturità, è stata: “Attenti, la Polizia Postale vi intercetta”. Una preside di liceo classico romano, consapevole del fatto che gli studenti possiedono in media otto telefonini a testa ed è impossibile sequestrarli tutti (ne resterebbe sempre qualcuno, a forma di temperino o di gomma per cancellare, con cui collegarsi a Internet, ricevere per e-mail il compito dai genitori a casa, noleggiare uno storico per farsi scrivere il tema sulle Foibe), ha tentato la carta dell’attualità: lo spionaggio delle conversazioni, la possibilità che tutti scoprano non solo che il ragazzo ha copiato Primo Levi da Internet, ma soprattutto gli improperi contro la commissione d’esame, le considerazioni estetiche sull’anziana professoressa di matematica, i commenti sulla compagna secchiona che non passa una versione neanche a morire, le conversazioni erotiche con la fidanzata del migliore amico.
Qui ci si appella al diritto alla privacy per tutti i maturandi: la libertà, la dignità e la segretezza della corrispondenza sono costituzionalmente garantite e devono restarlo anche con un cellulare nascosto la notte prima degli esami dietro la mattonella del bagno delle ragazze. La Polizia Postale si limiti a navigare nei forum on line alla ricerca delle prove vere o false di maturità, tanto le possibilità di copiare sono infinite (una volta erano fotocopie rimpicciolite dentro le scarpe, bigliettini scritti fitti fitti che solo la forza della disperazione riusciva a decifrare, adesso ci sono geniali biro con videocamera inclusa: scusa me la presti un attimo? il compagno bravo e generoso filma il proprio compito, poi la ripassa all’amico, a cui basta guardare il video fingendo di rigirarsi pensieroso la penna fra le mani). In “Tutti pazzi per amore 2” il presidente di commissione è Dario Argento, e viene chiamato Ugolino (“la bocca sollevò dal fiero pasto”), è il più cattivo docente mai esistito, quando arriva il cielo si oscura: gli studenti sono spacciati, allora la professoressa, normalmente arcigna, fa gli occhi dolci a Ugolino per distrarlo, riesce a portarlo fuori dall’aula e prima di chiudere la porta bisbiglia: “Copiate, è la vostra unica possibilità!”.
Copiare non è in discussione, anche quando si ha studiato e si è in grado di farcela da soli, anche quando esce proprio il tema che si sperava, tentare di copiare e di far copiare è parte del rito sentimentale della fine del liceo, come le lacrime quando finisce tutto, lo zaino lanciato in aria, le promesse di rivedersi presto e gli abbracci al professore detestato fino a una settimana prima, come la più lunga e bella estate della vita, che è qui che aspetta di cominciare. Intercettare telefoni di maturandi che cercano notizie su D’Annunzio sarebbe eccessivo e inutile, perché gli studenti, più svegli dei soliti logorroici che al telefono regrediscono, si eccitano e raccontano qualunque cosa, troveranno un modo tecnologico per mettersi in salvo e copiare lo stesso.
«Il Foglio» del 23 giugno 2010

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