di Antonella Mariani
A volte ritornano. Puntuale come la fine delle scuole e la pagella, ecco la nuova campagna per il sesso sicuro in vacanza firmata della Sigo, la Società italiana di ginecologia e ostetricia. Lanciata con le fanfare ieri in una libreria romana, con tanto di patrocinio del Dipartimento della Gioventù, la nuova campagna, che ha l’obiettivo dichiarato di ridurre i picchi estivi di gravidanze indesiderate tra i giovanissimi, è un sapiente mix di lusinghe (test e giochi interattivi sul Web), volantinaggio (distribuzione di depliant in dieci città per un’intera settimana, a cavallo di Ferragosto), prodotti editoriali (l’edizione 2010 di Travelsex, la guida al sesso sicuro edita da Giunti) e di demagogia spicciola. Un esempio per tutti si ricava leggendo lo scoppiettante comunicato diffuso alla stampa: «I ragazzi potranno giocare e conquistarsi il Passaporto dell’amore sicuro, uno strumento che certifica le loro competenze sulla sessualità».
Un altro esempio: nel sito si può effettuare un test, la cui quarta domanda è all’incirca: «Stai preparando lo zainetto per le vacanze: porta con te quattro di questi otto oggetti», tra i quali spiccano i preservativi. Se per caso chi risponde "dimentica" l’oggetto in questione, apriti cielo: «Attenzione – avvisa il sito –. Hai scordato qualcosa che potrebbe costare molto caro. Provvedi subiti e ricordati di usarlo sempre».
Insomma, a parte ogni altra considerazione, la campagna per il sesso sicuro si trasforma in un gigantesco spot a condom e pillole, che di certo non spiacerà alle industrie produttrici... «La mia valutazione? Negativa», esclama Michele Barbato, fondatore a Milano del Camen (Centro ambrosiano per i metodi naturali) e presidente dell’Istituto europeo di educazione familiare, un network di 40 associazioni dal Portogallo alla Russia. «Di fatto è una campagna che si ammanta di scientificità ma che sostanzialmente è marketing farmaceutico». Piuttosto pesante, come valutazione. «Be’, mi piacerebbe sapere chi finanzia tutto questo, non vorrei scoprire che dietro ci sono case farmaceutiche», continua sospettoso Barbato.
Ma perché i dubbi sulla scientificità della campagna? «Perché ormai è provato che laddove si fa solo informazione al sesso sicuro senza educazione alla sessualità, si ottiene esattamente il risultato opposto a quello desiderato. È stato dimostrato che nelle scuole americane in cui si svolgevano programmi di sola informazione, a contenuto tecnico, le gravidanze tra le ragazze erano più alte rispetto alle scuole in cui i corsi non si erano tenuti». Non solo: secondo Barbato, è come se la Sigo volesse sostituirsi ad altre agenzie educative, come la scuola e le famiglie. «Ma una società scientifica che si voglia porre come soggetto educante dovrebbe riflettere sul fatto che i ragazzi hanno bisogno sì di informazione, ma soprattutto di educazione».
Quando Barbato e gli altri operatori del Camen vanno nelle scuole di Milano e provincia a parlare con gli studenti («istituti pubblici», specifica) intercettano il loro «bisogno enorme di capire ciò che la natura suscita dentro di loro».
E la supposta ignoranza dei ragazzi, punto forte su cui fanno leva le campagne della Sigo? «È vero che hanno le idee confuse – conferma Barbato –. Alle medie capisco che le domande dei ragazzi sono dettate da letture pornografiche e film per adulti. Alle superiori ci sono già le esperienze. Ma i ragazzi hanno bisogno sì di chiarezza, ma insieme di essere aiutati a vivere in serenità la sessualità dentro un progetto educativo. Se i genitori non collaborano a questo progetto, ci deve essere la scuola, gli insegnanti. L’educazione alla sessualità deve essere trasversale, coinvolgere tutte le discipline. Quando parlo di educazione, intendo il riconoscere all’altro un valore invalicabile. Ecco, se gli adulti parlano ai giovani solo di preservativi e pillole, mi chiedo, dov’è l’altra persona?». Già, dov’è?
Un altro esempio: nel sito si può effettuare un test, la cui quarta domanda è all’incirca: «Stai preparando lo zainetto per le vacanze: porta con te quattro di questi otto oggetti», tra i quali spiccano i preservativi. Se per caso chi risponde "dimentica" l’oggetto in questione, apriti cielo: «Attenzione – avvisa il sito –. Hai scordato qualcosa che potrebbe costare molto caro. Provvedi subiti e ricordati di usarlo sempre».
Insomma, a parte ogni altra considerazione, la campagna per il sesso sicuro si trasforma in un gigantesco spot a condom e pillole, che di certo non spiacerà alle industrie produttrici... «La mia valutazione? Negativa», esclama Michele Barbato, fondatore a Milano del Camen (Centro ambrosiano per i metodi naturali) e presidente dell’Istituto europeo di educazione familiare, un network di 40 associazioni dal Portogallo alla Russia. «Di fatto è una campagna che si ammanta di scientificità ma che sostanzialmente è marketing farmaceutico». Piuttosto pesante, come valutazione. «Be’, mi piacerebbe sapere chi finanzia tutto questo, non vorrei scoprire che dietro ci sono case farmaceutiche», continua sospettoso Barbato.
Ma perché i dubbi sulla scientificità della campagna? «Perché ormai è provato che laddove si fa solo informazione al sesso sicuro senza educazione alla sessualità, si ottiene esattamente il risultato opposto a quello desiderato. È stato dimostrato che nelle scuole americane in cui si svolgevano programmi di sola informazione, a contenuto tecnico, le gravidanze tra le ragazze erano più alte rispetto alle scuole in cui i corsi non si erano tenuti». Non solo: secondo Barbato, è come se la Sigo volesse sostituirsi ad altre agenzie educative, come la scuola e le famiglie. «Ma una società scientifica che si voglia porre come soggetto educante dovrebbe riflettere sul fatto che i ragazzi hanno bisogno sì di informazione, ma soprattutto di educazione».
Quando Barbato e gli altri operatori del Camen vanno nelle scuole di Milano e provincia a parlare con gli studenti («istituti pubblici», specifica) intercettano il loro «bisogno enorme di capire ciò che la natura suscita dentro di loro».
E la supposta ignoranza dei ragazzi, punto forte su cui fanno leva le campagne della Sigo? «È vero che hanno le idee confuse – conferma Barbato –. Alle medie capisco che le domande dei ragazzi sono dettate da letture pornografiche e film per adulti. Alle superiori ci sono già le esperienze. Ma i ragazzi hanno bisogno sì di chiarezza, ma insieme di essere aiutati a vivere in serenità la sessualità dentro un progetto educativo. Se i genitori non collaborano a questo progetto, ci deve essere la scuola, gli insegnanti. L’educazione alla sessualità deve essere trasversale, coinvolgere tutte le discipline. Quando parlo di educazione, intendo il riconoscere all’altro un valore invalicabile. Ecco, se gli adulti parlano ai giovani solo di preservativi e pillole, mi chiedo, dov’è l’altra persona?». Già, dov’è?
«Avvenire» del 17 giugno 2010
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