30 giugno 2010

La febbre del gioco è «malattia» on line

Boom del poker via Internet: + 50% Ogni giorno si «bruciano» 15 milioni
di Antonio Giorgi
L’ultimo arrivato (per il mo­mento) sarà il poker 'cash' (una modalità di gioco di­versa dall’attuale per iscrizione e chiusura della sessione), esponente di punta della schiera dei cosiddet­ti nuovi giochi a distanza, previsti dal decreto legge 28 aprile 2009 n. 39 e in via di introduzione nel giro di al­cuni mesi. «Allegria», direbbe il com­pianto Mike. Allegria, perché avre­mo un’occasione in più per buttare soldi nel pozzo senza fondo dei gio­chi organizzati o autorizzati da uno Stato costretto suo malgrado a tra­sformarsi in biscazziere per drenare denaro con il quale far fronte alle sue spese. Nel 2009, l’ammontare è sta­to di 54,4 miliardi di euro, il 3,5% del Pil nazionale, con un + 14,4% ri­spetto al 2008, mentre in 10 anni la raccolta si è triplicata.
Giocheremo tranquilli. A casa no­stra. In tutta privacy. E in attesa del nuovo poker c’è di che sbizzarrirsi. Leggiamo l’elenco sul sito dell’Am­ministrazione autonoma monopo­li di Stato: scommesse sportive a quota fissa, scommesse ippiche, lot­terie istantanee (Gratta e vinci), ip­pica nazionale e internazionale, concorsi pronostici ( Totocalcio, il9, Totogol) e scommesse a totalizzato­re (Big Match e Big Race), giochi di abilità, Superenalotto e Superstar, Bingo, Win for life, operativo que­st’ultimo dal 30 marzo scorso.
«Ancora una volta – si legge nel sito dei Monopoli – si conferma l’orien­tamento delle preferenze del pub­blico sulle due categorie più popo­lari (giochi di abilità e scommesse sportive) che insieme rappresenta­no a maggio (2010, ndr ) ben il 93,4 per cento della raccolta a distanza e che meglio si prestano alla fruizione on line. Per le restanti categorie, che conseguono complessivamente il 6,6%, continua a prevalere invece l’abitudine alla fruizione 'fisica', con l’eccezione del bingo che sembra a­vere la potenzialità di essere popo­lare sia on line che nelle sale».
In effetti, nel primo quadrimestre è stato boom, soprattutto del poker, con visibile proliferazione degli spot televisivi dei siti di gioco: + 57% ri­spetto al 2009, una media gior­naliera che sfiora i 15 milioni per un totale di giocate pari a 1,78 mi­liardi e una proiezione annuale su­periore ai 3 miliardi.
Addio, o quasi, al vecchio gioco del lotto. I giochi di u­na volta fanno ormai parte di una archeologia ludica sulla quale do­mani i posteri discetteranno al pari di come noi oggi discutiamo di ar­cheologia industriale. Il mondo cammina velocemente, il computer è entrato in tutte le case. Non hai di meglio da fare? Ti annoi? Mettiti al­la tastiera e clicca. Ti piace il poker? I siti si sprecano, sono invitanti, ac­cattivanti, ti offrono bonus, ti ade­scano. Sei in casa, nessuno ti con­trolla, a nessuno devi rendere conto di quello che fai.
Poker on line, e non solo. «La cresci­ta del mercato in Italia – scommes­se, lotto, totocalcio, superenalotto, totogol, gratta e vinci, bingo, video­poker, slot machines e svariatissimi tipi di lotterie – è sotto gli occhi di tut­ti », conferma Francesca Picone, psi­chiatra, responsabile del Progetto Gap (gioco d’azzardo patologico) della Asl di Palermo.
Nulla di nuovo, se non fosse per le modalità inedite di pratica del gio­co d’azzardo, figlie dell’informatica, del Web, della connessione veloce oggi alla portata di qualsiasi utente di una linea telefonica. Così il gioco, poker o altro, invade la vita perso­nale e familiare. Se prima, ai tempi dell’archeologia ludica, poteva più facilmente essere innocuo, gioioso e perfino gratificante (tranne per chi diceva addio ad una intera fortuna al tavolo verde di Venezia o di Cam­pione) ora ha cambiato volto.

«Se non è più innocuo diventa una dipendenza», incalza la dottoressa Picone. La sua esperienza quotidia­na


Il fenomeno del poker on-line non è solo italiano e riguarda molti Paesi l’ha indotta a formulare una ter­minologia nuova: «È una dipenden­za senza sostanza». Insomma, non è polvere bianca, non è erba, non è psicofarmaco, non è anfetamina: è solo voglia irrefrenabile di giocare. «Ma l’analogia con la dipendenza da sostanze è fortissima. Il giocatore è completamente assorbito, perde la capacità di controllarsi, non riesce a smettere, brucia cifre superiori alle proprie possibilità e fa grossi debiti ma non smette di pensare a come procurarsi i soldi per continuare. Al­lora fa anche cose illegali, si isola dal contesto familiare e lavorativo, com­promette i rapporti affettivi...».
Anche i ragazzini, o forse soprattut­to loro, abboccano nonostante i di­vieti legislativi per i minori. Ma le slot machines sono a portata di mano. Il computer è lì, il videopoker attende, il terminale per seguire una corsa sulla quale è stato puntato un muc­chio di soldi è acceso... Oscar Wilde diceva di essere in grado di resistere a tutto tranne che alle tentazioni. Fi­guriamoci uno studente svogliato, una casalinga disperata, un cassin­tegrato con l’acqua alla gola...
«Avvenire» del 30 giugno 2010

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