Studio dell'Università di Chicago
di Margherita Fronte
Per evitare i flop basta mettere le proprie emozioni nero su bianco dieci minuti prima di affrontare una prova
Non sempre una preparazione perfetta permette di ottenere il massimo dei risultati. Nel momento cruciale, infatti, la paura di non farcela, il timore di essere giudicati e la timidezza possono giocare brutti tiri e anche allo studente più diligente o al manager più esperto. Uno studio pubblicato sulla rivista Science svela però un trucco per evitare i flop dovuti all’ansia. Secondo Sian Beilock e Gerardo Ramirez, psicologi dell’Università di Chicago (Usa), basta scrivere le proprie emozioni su un foglio dieci minuti prima di affrontare la prova che ci mette in agitazione. Questo semplice compito libera la mente e le permette di concentrarsi al meglio. I ricercatori hanno verificato l’efficacia del metodo su decine di studenti, in situazioni simulate e anche sul campo.
LO STUDIO - Nelle simulazioni, i partecipanti erano inviati a eseguire un test di matematica, ed erano tenuti sotto stress con la promessa di premi in denaro e dicendo che i compiti sarebbero stati corretti da insegnati di matematica. Chi prima di iniziare aveva applicato il trucco della scrittura se l’è cavata molto meglio di chi non l’aveva fatto, riuscendo anche a superare se stesso: il voto finale, infatti, era migliore del cinque per cento rispetto a quello ottenuto in una prova simile, fatta però in condizioni non ansiogene. Le verifiche sul campo hanno invece coinvolto un centinaio di studenti prossimi alla maturità, e i risultati sono stati simili a quelli ottenuti nelle simulazioni. Tenuto conto dei curricula scolastici, nell’esame finale hanno fatto meglio coloro che, dieci minuti prima del test, avevano messo nero su bianco le proprie emozioni. Non solo: l’effetto era più marcato per gli studenti che una precedente verifica psicologica aveva identificato come i più inclini all’ansia.
DEPRESSIONE - «Esplicitare le proprie emozioni per iscritto può essere utile anche in ambiti diversi da quello scolastico - ha precisato Sian Beilock, che sulla gestione dell’ansia e dello stress ha da poco pubblicato un libro (Choke, Free Press) -. Penso, per esempio, a un fornitore che deve fare una presentazione a un cliente, oppure a chi deve parlare in pubblico, o anche a chi sta per affrontare un colloquio di lavoro. Questo tipo di scrittura, inoltre, si è rivelata utile anche per alleviare i sintomi della depressione in persone che avevano subito un trauma importante». I due psicologi, ipotizzano una spiegazione biologica a quanto osservato. Studi precedenti, infatti, hanno mostrato che l’ansia compromette la memoria procedurale, che ha sede nella corteccia prefrontale e che normalmente utilizziamo quando dobbiamo svolgere compiti che prevedono l’elaborazione di informazioni acquisite. Lo stress, insomma, toglierebbe energie al cervello, innescando anche un circolo vizioso in virtù del quale più ci si preoccupa e più alte sono le probabilità di fallire. La scrittura, coinvolgendo anch’essa circuiti della corteccia prefrontale, interrompe questo meccanismo e riporta la calma necessaria a far funzionare al meglio la memoria procedurale.
LO STUDIO - Nelle simulazioni, i partecipanti erano inviati a eseguire un test di matematica, ed erano tenuti sotto stress con la promessa di premi in denaro e dicendo che i compiti sarebbero stati corretti da insegnati di matematica. Chi prima di iniziare aveva applicato il trucco della scrittura se l’è cavata molto meglio di chi non l’aveva fatto, riuscendo anche a superare se stesso: il voto finale, infatti, era migliore del cinque per cento rispetto a quello ottenuto in una prova simile, fatta però in condizioni non ansiogene. Le verifiche sul campo hanno invece coinvolto un centinaio di studenti prossimi alla maturità, e i risultati sono stati simili a quelli ottenuti nelle simulazioni. Tenuto conto dei curricula scolastici, nell’esame finale hanno fatto meglio coloro che, dieci minuti prima del test, avevano messo nero su bianco le proprie emozioni. Non solo: l’effetto era più marcato per gli studenti che una precedente verifica psicologica aveva identificato come i più inclini all’ansia.
DEPRESSIONE - «Esplicitare le proprie emozioni per iscritto può essere utile anche in ambiti diversi da quello scolastico - ha precisato Sian Beilock, che sulla gestione dell’ansia e dello stress ha da poco pubblicato un libro (Choke, Free Press) -. Penso, per esempio, a un fornitore che deve fare una presentazione a un cliente, oppure a chi deve parlare in pubblico, o anche a chi sta per affrontare un colloquio di lavoro. Questo tipo di scrittura, inoltre, si è rivelata utile anche per alleviare i sintomi della depressione in persone che avevano subito un trauma importante». I due psicologi, ipotizzano una spiegazione biologica a quanto osservato. Studi precedenti, infatti, hanno mostrato che l’ansia compromette la memoria procedurale, che ha sede nella corteccia prefrontale e che normalmente utilizziamo quando dobbiamo svolgere compiti che prevedono l’elaborazione di informazioni acquisite. Lo stress, insomma, toglierebbe energie al cervello, innescando anche un circolo vizioso in virtù del quale più ci si preoccupa e più alte sono le probabilità di fallire. La scrittura, coinvolgendo anch’essa circuiti della corteccia prefrontale, interrompe questo meccanismo e riporta la calma necessaria a far funzionare al meglio la memoria procedurale.
«Il Corriere della Sera» del 2 febbraio 2011
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