Walter Mauro, giurato del premio Strega e allievo di Ungaretti, ricorda i protagonisti del mondo culturale italiano nella seconda metà del secolo. Tra Vincius de Moraes, la Vanoni, Moravia e Ungaretti emerge un insolito quadro della capitale e dello Stivale
di Stefano Giani
Non è un'autobiografia, ma le assomiglia. Anche se l'autore, Walter Mauro, ha l'età e la qualità per poterla scrivere. Testimone di un pezzo di storia italiana dal pulpito eccellente di una cattedra universitaria, allievo di un mancato premio Nobel che ancor oggi grida vendetta (Giuseppe Ungaretti), profondo conoscitore di musica e amico di personaggi eccellenti come Pasolini, Moravia, Elsa Morante, Paul Eluard, Rafael Alberti, Walter Mauro alla veneranda età di anni 85 suonati si guarda indietro senza il disincanto e la nostalgia del laudator temporis acti. «La letteratura è un cortile» (Perrone editore, pp. 160, euro 12) è un viaggio nel passato, dal fascismo che aveva italianizzato fino a renderli irriconoscibili perfino i nomi dei più virtuosi del jazz (Armstrong era diventato Luigi Fortebraccio e Count Basie il conte Basie) fino ai giorni nostri e a una «Gomorra» che ricorda il sapore di una guerra infinita.
Una passeggiata attraverso il Novecento che ripropone aneddoti curiosi e interessanti anche se talvolta dal sapore triste come la sparatoria affrettata che uccide una ventina di giovani precipitatisi in strada per mostrare la loro felicità dovuta alla caduta del regime. O alle rivelazioni di un Ungaretti visto dietro le quinte dell'ufficialità. E i rapporti di grandissima lealtà tra lui e Natalino Sapegno docente e critico letterario di impostazione marxista che condivideva con Ungaretti l'insegnamento universitario della letteratura italiana. Entrambi con una passione in comune: Giacomo Leopardi. Scrittore trattato con grande meticolosità da parte di Sapegno e con grandi divagazioni invece da parte del poeta ermetico.
Ma Mauro, inviato di «Paese sera» a Praga nei giorni della rivoluzione, racconta anche degli strappi con il Pci proprio in occasione delle sue cronache, ritenute troppo particolareggiate dall'intellighenzia rossa che non gradì la testimonianza della drammatica verità dei fatti. E il giornalista Mauro fu licenziato. Ma non è tutto. Si parla anche di musica. Una colonna sonora importante, anch'essa vissuta dietro i palcoscenici ufficiali. Nelle abitazioni dove era possibile incontrare una giovanissima Ornella Vanoni e Miles Davis o Vinicius de Moraes. Tra stili diversi. Jazz, bossa nova e musica italiana, un crocevia dove talvolta i tre stili si incontrano e si influenzano perfino. La letteratura insomma è un cortile dove si trova un po' di tutto e dove forse ci si rende conto che letteratura sta per cultura, qualsiasi sia il suo versante. E Mauro, giurato del premio Strega dal 1964 e coordinatore di una collana di classici per Giulio Perrone editore, ne scrive in modo accattivante anche se certo autoreferenziale. Come ogni racconto che si traveste da autobiografia.
Una passeggiata attraverso il Novecento che ripropone aneddoti curiosi e interessanti anche se talvolta dal sapore triste come la sparatoria affrettata che uccide una ventina di giovani precipitatisi in strada per mostrare la loro felicità dovuta alla caduta del regime. O alle rivelazioni di un Ungaretti visto dietro le quinte dell'ufficialità. E i rapporti di grandissima lealtà tra lui e Natalino Sapegno docente e critico letterario di impostazione marxista che condivideva con Ungaretti l'insegnamento universitario della letteratura italiana. Entrambi con una passione in comune: Giacomo Leopardi. Scrittore trattato con grande meticolosità da parte di Sapegno e con grandi divagazioni invece da parte del poeta ermetico.
Ma Mauro, inviato di «Paese sera» a Praga nei giorni della rivoluzione, racconta anche degli strappi con il Pci proprio in occasione delle sue cronache, ritenute troppo particolareggiate dall'intellighenzia rossa che non gradì la testimonianza della drammatica verità dei fatti. E il giornalista Mauro fu licenziato. Ma non è tutto. Si parla anche di musica. Una colonna sonora importante, anch'essa vissuta dietro i palcoscenici ufficiali. Nelle abitazioni dove era possibile incontrare una giovanissima Ornella Vanoni e Miles Davis o Vinicius de Moraes. Tra stili diversi. Jazz, bossa nova e musica italiana, un crocevia dove talvolta i tre stili si incontrano e si influenzano perfino. La letteratura insomma è un cortile dove si trova un po' di tutto e dove forse ci si rende conto che letteratura sta per cultura, qualsiasi sia il suo versante. E Mauro, giurato del premio Strega dal 1964 e coordinatore di una collana di classici per Giulio Perrone editore, ne scrive in modo accattivante anche se certo autoreferenziale. Come ogni racconto che si traveste da autobiografia.
«Il Giornale» del 21 febbraio 2011
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