di Andrea Galli
Scrive Carlo Casini che c’è «una conversione che viene dall’alto, come quando Paolo è stato buttato a terra da un bagliore improvviso e da una voce potente sulla via di Damasco» e c’è «una conversione causata dalla rivelazione che Dio fa di se stesso attraverso il Vangelo e la meraviglia del creato, ma vi è anche una strada inversa, che parte dall’uomo e dalla meditazione sulla sua dignità per giungere a Dio». La storia di Bernard Nathanson, morto lunedì scorso all’età di 84 anni, è un esempio impressionante di questa risalita al Bene e alla Verità partendo dal mistero della vita umana.
Nato in una famiglia ebraica, educato a una visione atea e materialista della vita, Nathanson seguì negli studi le orme del padre, un affermato ginecologo di New York.
La svolta della sua carriera avvenne nel 1967 quando incontrò Lawrence Lader, giornalista ammiratore di Margaret Sanger che aveva appena dato alle stampe Abortion, che sarebbe diventato un libro di riferimento del movimento abortista americano.
Nathanson fu elettrizzato dalla prospettiva di rovesciare una restrizione legale che lo aveva toccato di persona, quando la sua ex ragazza Ruth si era trovata incinta e i due avevano scelto di «interrompere la gravidanza», e che gli sembrava ingiusta nei confronti delle donne che vedeva ricorrere all’aborto clandestino. Decise di lanciarsi anima e corpo in questa battaglia fondando insieme a Lader «Naral», l’associazione che avrebbe guidato la battaglia per la depenalizzazione dell’aborto in Usa, fino alla storica sentenza della Corte suprema nel ’73, Roe contro Wade.
La tattica seguita fu descritta minuziosamente da Nathanson negli anni a seguire: «Convincemmo i media che la depenalizzazione dell’aborto era una causa liberal e illuminata. Facemmo credere di avere in mano dei sondaggi secondo cui il 60% degli americani era favorevole all’aborto. Il numero di donne che morivano per aborti clandestini era di 200/250 all’anno, la cifra che ribadivamo costantemente era invece di 10.000 all’anno. Numeri falsi che fecero presa sull’opinione pubblica».
Il radicale mutamento di posizioni di Nathanson avvenne grazie alle scienza – con lo sviluppo dell’ultrasonografia e delle altre tecniche che permisero di osservare lo sviluppo della vita nascente – e la lettura di un romanzo dello scrittore francese Vercors. Animali snaturati . Il paladino dell’aborto che aveva presieduto a 60mila aborti e ne aveva effettuati personalmente 1.500, divenne con una metamorfosi «paolina» uno dei più autorevoli e appassionati militanti pro-life. Fece un primo bilancio della sua esperienza nel 1978 con Aborting America, libro da poco pubblicato anche in Italia a cura del Movimento per la vita. Nel 1996 ricevette il battesimo nella Chiesa cattolica e raccontò l’approdo del suo viaggio esistenziale in The Hand of God (La mano di Dio), che resta il suo prezioso testamento.
Nato in una famiglia ebraica, educato a una visione atea e materialista della vita, Nathanson seguì negli studi le orme del padre, un affermato ginecologo di New York.
La svolta della sua carriera avvenne nel 1967 quando incontrò Lawrence Lader, giornalista ammiratore di Margaret Sanger che aveva appena dato alle stampe Abortion, che sarebbe diventato un libro di riferimento del movimento abortista americano.
Nathanson fu elettrizzato dalla prospettiva di rovesciare una restrizione legale che lo aveva toccato di persona, quando la sua ex ragazza Ruth si era trovata incinta e i due avevano scelto di «interrompere la gravidanza», e che gli sembrava ingiusta nei confronti delle donne che vedeva ricorrere all’aborto clandestino. Decise di lanciarsi anima e corpo in questa battaglia fondando insieme a Lader «Naral», l’associazione che avrebbe guidato la battaglia per la depenalizzazione dell’aborto in Usa, fino alla storica sentenza della Corte suprema nel ’73, Roe contro Wade.
La tattica seguita fu descritta minuziosamente da Nathanson negli anni a seguire: «Convincemmo i media che la depenalizzazione dell’aborto era una causa liberal e illuminata. Facemmo credere di avere in mano dei sondaggi secondo cui il 60% degli americani era favorevole all’aborto. Il numero di donne che morivano per aborti clandestini era di 200/250 all’anno, la cifra che ribadivamo costantemente era invece di 10.000 all’anno. Numeri falsi che fecero presa sull’opinione pubblica».
Il radicale mutamento di posizioni di Nathanson avvenne grazie alle scienza – con lo sviluppo dell’ultrasonografia e delle altre tecniche che permisero di osservare lo sviluppo della vita nascente – e la lettura di un romanzo dello scrittore francese Vercors. Animali snaturati . Il paladino dell’aborto che aveva presieduto a 60mila aborti e ne aveva effettuati personalmente 1.500, divenne con una metamorfosi «paolina» uno dei più autorevoli e appassionati militanti pro-life. Fece un primo bilancio della sua esperienza nel 1978 con Aborting America, libro da poco pubblicato anche in Italia a cura del Movimento per la vita. Nel 1996 ricevette il battesimo nella Chiesa cattolica e raccontò l’approdo del suo viaggio esistenziale in The Hand of God (La mano di Dio), che resta il suo prezioso testamento.
La scomparsa dell’ex «paladino degli aborti» (ne aveva eseguiti 1500), convertitosi alla causa pro-life e in seguito al cattolicesimo. Suo «Aborting America», pubblicato ora in italiano
«Avvenire» del 24 febbraio 2011
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