di Davide Rondoni
I viandanti della poesia a volte chiedono mappe. Di solito cercano sorprese, frugando in magri scaffali di librerie, o annusando tra reading e fogli di giornale. Ma a volte chiedono strumenti che diano tracce, piste. Per trovare indicazioni che non lascino meno soli con la felice fame di poesia che li distingue e li frastorna. La scoperta della poesia procede con un metodo segreto, fatto di innamoramenti, di consonanze. Di preferenze che poi fanno allargare lo sguardo ad abbracciare costellazioni, mondi. Si può partire dalla voce di un poeta che colpisce e attraverso quella scoprire altre voci che l'han nutrita o seguita. Senza poter dire mai: so cosa è la poesia, come mai: so cosa è la vita. Esistono mappe che aiutano ad abbracciare vastità. Uno è il libro che per l'amorosa cura di Valeria Poggi raccoglie gli scritti più o meno occasionali di Maurizio Cucchi, Cronache di poesia del Novecento (Gaffi editore, pagg. 450, € 18,00). Il passo di Cucchi, la prosa limpida al servizio di altri autori, maestri suoi o lontani, fanno del volume un buon radar per chi ama passeggiare tra tante esperienze di poesia. Cucchi procede con una sua misura, mai esorbita dal campo a cui si dedica con la pazienza del contadino. O dell'impiegato, se togliamo al termine ogni grigiore per osservarlo nella luminosa dignità di tempo dedicato a un "mesté" come dicono i lombardi, quel mestiere che è segno di vera umana cura. Molto o meno si può condividere in queste pagine ma il livello di attenzione e dedizione è esemplare. Altra mappa, mossa da altra e nuova necessità, è quella di Francesco Napoli (Poesia presente, Raffaelli editore, pagg. 248, € 18,00). Critico che non vuole fare facile ed effimera militanza, ma riconoscere i tratti di una storia, Napoli presenta le voci e i problemi della poesia italiana dal 1975 a oggi. Con erudita profondità e leggerezza coglie esempi e passaggi entro una ampia prospettiva. Un grande aiuto per chi intende scoprire o anche studiare la poesia recente. Il titolo sottolinea – a dispetto di ricorrenti tramontismi – che si tratta di un'arte presente e viva.
La poesia non sbraita, non fa di tutto per farsi notare.
Esistere non è apparire.
E i viandanti della poesia ovunque ne riconoscono le tracce.
La poesia non sbraita, non fa di tutto per farsi notare.
Esistere non è apparire.
E i viandanti della poesia ovunque ne riconoscono le tracce.
«Il Sole 24 Ore» del 20 febbraio 2011
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