14 dicembre 2010

Il puritanesimo ci diede la libertà individuale

Risposta a Franco Cardini sull'«irrigidimento» dei protestanti
di Giulio Giorello
Il 31 ottobre 1517 Martin Lutero affisse le «95 tesi da dibattere» al portone della chiesa di Wittenberg. Negli anni Sessanta del secolo scorso Martin Luther King ha guidato negli Stati Uniti la lotta contro la discriminazione razziale. Ovviamente il protestantesimo non ha il monopolio delle battaglie per i diritti civili, ma ha dato prova di una straordinaria capacità di rimettere in discussione pregiudizi e discriminazioni (dai neri alle donne e ai gay), lasciando che sbocciassero i cento fiori della libertà di coscienza, dello spirito di intraprendenza economica e del gusto per inedite forme di vita. Su «Avvenire» del 10 dicembre, Franco Cardini ha salutato l'uscita del testo che lo storico William G. Naphy ha dedicato a questa Rivoluzione protestante (Raffaello Cortina), richiamando l'«irrigidimento ferocissimo» di molti protestanti sul piano istituzionale. Per non dire di nefandezze come il rogo di Serveto nella Ginevra calvinista! Vorrei allora ricordare all'amico Franco l'osservazione di Benedetto Croce per cui quella morte ci indigna più dei roghi accesi dai cattolici perché «noi sentiamo il comportamento della Chiesa di Roma come del tutto conforme al suo istituto, e quello del Calvino giudichiamo invece col criterio della libertà e della tolleranza, che erano esigenze implicite nel moto della Riforma». I frutti peggiori di quel «moto» sarebbero, per Cardini, puritanesimo e individualismo, diventati «mali d'oggi». Ma Naphy mostra che l'individualismo protestante «non coincide col fare ciò che si vuole: è invece un monito circa il pesante carico della responsabilità del singolo per le proprie credenze e azioni». E il puritanesimo non è mai stato odio della gioia, ma trasparenza della coscienza, dirittura morale e volontà di non cedere a qualsiasi potere iniquo. Nell'Italia di oggi, di fronte a corruzione, opportunismo e disonestà, tristi compagne dell'acquiescenza ai potenti di troppi nostri concittadini, non dovremmo cercare di essere davvero individualisti e puritani? Con legittimo orgoglio, visto che anche in Italia (penso ai valdesi, ma non solo) si è manifestato il coraggio di un cristianesimo diverso, insofferente di autoritarismo e gerarchia.

Il testo di William G. Naphy, «La rivoluzione protestante. L'altro Cristianesimo», è edito da Raffaello Cortina, traduzione di Alessandro Zampieri, pagine 354, Euro 27
«Corriere della Sera» del 12 dicembre 2010

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