di Salvatore Merlo
Il garante della privacy, Francesco Pizzetti, è stato raggiunto dal Foglio interessato a verificare l’attendibilità della frase attribuitagli ieri dal sito di Repubblica (“è in pericolo la libertà di stampa”) a proposito del ddl intercettazioni. Dice Pizzetti: “Nella relazione al Parlamento abbiamo voluto dire con chiarezza che è eccessivo affermare che in Italia sia a rischio la libertà di stampa”.
Spiega il garante: “Nella relazione, dopo le nostre considerazioni sulle scelte fatte nel disegno di legge rispetto al divieto di pubblicare il contenuto delle intercettazioni, è detto esplicitamente che ‘in ogni caso la scelta compiuta non incide su ogni altro ambito di esercizio della libertà di stampa’ e che ‘anche rispetto alle attività giudiziarie, riguarda solo la pubblicazione dei testi delle intercettazioni’. Abbiamo cioè voluto dire con chiarezza che è eccessivo affermare che in Italia sia a rischio la libertà di stampa generale. A conferma abbiamo sottolineato che questo disegno di legge dà al paese ‘una sorta di regime della libertà di stampa a due velocità’ e che ‘per il restante ambito nel quale si dispiega la libertà di informazione tutto resta come prima’.
Mi pare che siano frasi chiarissime. Certo abbiamo sottolineato che la scelta fatta rispetto alle intercettazioni è una ‘scelta impegnativa’ perché contiene un divieto generale che sposta tutto a favore della riservatezza il rapporto con la libertà di stampa. Abbiamo aggiunto però che in modo analogo, anche se opposto, fa il giornalista che ritiene di ‘dover pubblicare qualunque informazione di cui venga a conoscenza’ perché ‘sposta tutto il cursore a favore della libertà di stampa’, magari avendo ‘a cuore più gli indici di vendita, gli share e la concorrenza tra le testate che non l’effettivo interesse dell’opinione pubblica’. Aggiungo anche che abbiamo ribadito che ‘noi, per parte nostra, cercheremo di essere sempre un presidio affidabile del corretto rapporto tra informazione e riservatezza’. Questo significa che manterremo sempre la nostra indipendenza, senza farci condizionare da nessuna posizione”.
Spiega il garante: “Nella relazione, dopo le nostre considerazioni sulle scelte fatte nel disegno di legge rispetto al divieto di pubblicare il contenuto delle intercettazioni, è detto esplicitamente che ‘in ogni caso la scelta compiuta non incide su ogni altro ambito di esercizio della libertà di stampa’ e che ‘anche rispetto alle attività giudiziarie, riguarda solo la pubblicazione dei testi delle intercettazioni’. Abbiamo cioè voluto dire con chiarezza che è eccessivo affermare che in Italia sia a rischio la libertà di stampa generale. A conferma abbiamo sottolineato che questo disegno di legge dà al paese ‘una sorta di regime della libertà di stampa a due velocità’ e che ‘per il restante ambito nel quale si dispiega la libertà di informazione tutto resta come prima’.
Mi pare che siano frasi chiarissime. Certo abbiamo sottolineato che la scelta fatta rispetto alle intercettazioni è una ‘scelta impegnativa’ perché contiene un divieto generale che sposta tutto a favore della riservatezza il rapporto con la libertà di stampa. Abbiamo aggiunto però che in modo analogo, anche se opposto, fa il giornalista che ritiene di ‘dover pubblicare qualunque informazione di cui venga a conoscenza’ perché ‘sposta tutto il cursore a favore della libertà di stampa’, magari avendo ‘a cuore più gli indici di vendita, gli share e la concorrenza tra le testate che non l’effettivo interesse dell’opinione pubblica’. Aggiungo anche che abbiamo ribadito che ‘noi, per parte nostra, cercheremo di essere sempre un presidio affidabile del corretto rapporto tra informazione e riservatezza’. Questo significa che manterremo sempre la nostra indipendenza, senza farci condizionare da nessuna posizione”.
«Il Foglio» del 1 luglio 2010
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