30 maggio 2010

Adesso anche i russi sapranno dello sterminio (ma ci sono ancora segreti)

Verso la pacificazione delle memorie
di Giovanni Belardelli
Le carte I documenti, tra i quali la lettera di Berija a Stalin del 5 marzo 1940, furono consegnati ai polacchi nel 1992 da Eltsin
L'importanza della messa in rete dei documenti relativi alla responsabilità sovietica del massacro di Katyn non sta principalmente nel contenuto di ciò che viene diffuso. Quei documenti, infatti, sono già stati consegnati ai polacchi nel 1992 dall' allora presidente russo Eltsin; e dunque, ad esempio, la lettera «segretissima» di Berija a Stalin del 5 marzo 1940 ora messa in rete si poteva leggere dal 1998, in traduzione italiana, nel volume di uno storico recentemente scomparso, Victor Zaslavsky. L'importanza della decisione russa è soprattutto simbolica. Sta nella volontà di pacificazione delle opposte memorie russo-polacche che lascia trasparire, anche sull' onda della commozione per la tragedia aerea dello scorso 10 aprile. Già quest' anno del resto era accaduto, e si trattava della prima volta, che Putin partecipasse alla commemorazione del 70° anniversario del massacro. Naturalmente, non è per nulla indifferente che documenti noti sì, ma solo agli studiosi o a un numero ristretto di lettori, siano ora alla portata dell'enorme pubblico di Internet, soprattutto di milioni di russi. Se la decisione presa dal presidente Medvedev avesse anche, come mi pare possibile, una motivazione interna, se cioè fosse anche rivolta a favorire nell'opinione pubblica russa una maggiore consapevolezza di ciò che è stato il regime comunista, sarebbe questo un ulteriore motivo per valutare positivamente la messa in rete dei documenti. È da tempo infatti che una parte della popolazione russa guarda all' epoca di Stalin con un atteggiamento non negativo, spesso non esente da qualche nostalgia. Per molti russi Stalin è anzitutto il vincitore della guerra contro Hitler. Ebbene, proprio il massacro di Katyn obbliga a ricordare anche come il vincitore della «guerra antifascista» fosse stato per quasi due anni - dalla stipulazione del patto Ribbentrop-Molotov all'attacco tedesco all'Urss - il principale alleato del dittatore nazista. L'importanza del massacro di Katyn, la sua centralità nella storia di un secolo che ha visto stragi e genocidi ben superiori come numero di vittime rispetto agli oltre 25 mila polacchi fatti uccidere da Stalin, sta appunto in questo: quel massacro derivava direttamente ed era reso possibile dall' alleanza tra i due dittatori dell' agosto 1939. Non solo: nella spietata modalità di attuazione, nei fini di dominio che aveva (sterminare i componenti dell' élite polacca per avere mano libera nella metà del loro Paese che nella spartizione era toccata a Stalin), l'eccidio di Katyn rivelava quell'affinità tra le due dittature che una parte della cultura occidentale ha faticato per anni a riconoscere come tale. Se la vicenda di Katyn invita a guardare in modo diverso al complesso della Seconda guerra mondiale, getta anche un'ombra sul processo di Norimberga. Come si sa, in quel processo gli assassini di Katyn non sedevano tra gli imputati ma avevano i loro rappresentanti tra i membri della corte giudicante. Stalin era così consapevole delle implicazioni legate alla responsabilità del massacro che cercò in ogni modo, benché senza successo, di far accreditare la strage come nazista dal tribunale di Norimberga, arrivando al punto di far uccidere uno dei giudici russi che non voleva avallare la sua manovra. Ciò che dà un particolare rilievo al massacro di Katyn è, infine, proprio l'impegno che i vertici sovietici misero, durante e dopo l'epoca di Stalin, nel compiere un'opera di falsificazione che forse non ha l'eguale nella storia contemporanea. Un'opera di falsificazione in cui venne inizialmente coinvolto lo stesso Gorbaciov: benché fosse l'inventore della glasnost (in russo, «trasparenza»), sul finire degli anni '80 dichiarò che i documenti su Katyn negli archivi sovietici non si riusciva proprio a trovarli. Scomparsa l'Urss, è potuto accadere che ancora nel 2004 la procura militare della Federazione russa (il cui presidente era Vladimir Putin) ponesse il segreto di Stato su una parte dei documenti relativi al massacro di Katyn. Gli stessi che anche oggi continuano a restare segreti. Questo riduce forse l'importanza della decisione presa dal presidente Medvedev, ma non la annulla affatto.

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La strage: nell'aprile 1940 oltre 22 mila ufficiali polacchi sono massacrati da agenti dell'Nkvd, la polizia segreta sovietica, a Katyn, Mednoye, Kharkov, nei pressi di Kiev e in Bielorussia. Mosca ha sempre accusato del crimine i nazisti, finché Mikhail Gorbaciov nel 1990 ha riconosciuto le responsabilità sovietiche 2004.
«Corriere della Sera» del 29 aprile 2010

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