Le vacanze da incubo nei paraggi di Michela Marzano che cercava donne da salvare
di Annalena Benini
Michela Marzano è la filosofa che, assieme a Nadia Urbinati e Barbara Spinelli, scrisse l’appello di Repubblica sul corpo delle donne (“Quest’uomo – nel senso di presidente del Consiglio – offende le donne e la democrazia. Fermiamolo”). L’appello fu il risultato delle vacanze estive in Italia (Marzano, appena quarantenne, vive a Parigi, da dove si collega spesso per partecipare all’Infedele di Gad Lerner e dire che siamo tutte un po’ troglodite). Quelle vacanze devono essere state un incubo, almeno per le persone che interpellava continuamente, “in quanto donna e in quanto filosofa”, per trovare conferma nella sua (offensiva) certezza: “La regressione delle donne italiane non è solo un mito, è una realtà. Una realtà triste che emerge anche e soprattutto quando si discute con la gente, si osservano i comportamenti che gli uomini e le donne hanno nella vita quotidiana, si assiste al ritorno di discorsi maschilisti e retrogradi”.
Infatti Michela Marzano, nell’introduzione del pamphlet “Sii bella e stai zitta – perché l’Italia di oggi offende le donne” (Mondadori, e non si fanno battute sulla scelta di esprimere la propria indignata femminilità, anzi come ha scritto lei, il proprio “atto di resistenza” attraverso la casa editrice dell’uomo che offende le donne e la democrazia, perché è la solita barba e le donne sono troppo regredite per fare battute), scrive che l’estate scorsa era al mare e molte ragazze preferivano “tacere, cambiare discorso, allontanarsi infastidite” (non ha scritto, per pudore: fuggivano, buttavano giù otto Negroni di fila, andavano a fare una nuotata e non tornavano mai più, cercavano un ombrellone libero a cui impiccarsi). Immaginare signore in vacanza, probabilmente stravolte dal lavoro e dai figli (anche se secondo Marzano fanno quasi tutte le escort, oppure stanno chiuse in casa in penombra terrorizzate), con la vaga speranza di riposarsi, sottoposte alla persecuzione della filosofa che le vuole salvare, vuole aiutarle “a ribellarsi alla sudditanza al potere maschile”.
Più che mai soddisfatti, gli uomini presenti avranno cominciato a rifiutarsi di guidare la macchina, piantare l’ombrellone, aprire la porta al ristorante, per non aumentare lo sdegno della Marzano (inserita tra i cinquanta intellettuali più influenti di Francia secondo il Nouvel Observateur), che troverebbe quest’atteggiamento paternalistico e offensivo. Secondo lei la sudditanza comincia da bambini, perché i maschi giocano con i soldatini e i Playmobil e le femmine con le Barbie e accudiscono i bambolotti. A parte che i Playmobil sono quasi da museo e i maschi giocano con la Playstation prima di imparare a parlare, ma è bizzarro che le bambine debbano giocare alla guerra per trovare il coraggio, da grandi, di “prendere la parola in pubblico o esprimere opinioni diverse da quelle del marito” (i mariti di solito dicono il contrario, “se mi dai ragione stavolta ti giuro che ti pago”, che però secondo la Marzano è sempre una forma di mercificazione). Il pamphlet è molto interessante e la novità rispetto agli altri dello stesso filone consiste nella citazione di un filosofo pop: “Il continuo dondolare di tutte le cose, questa falsa distinzione fra puttane e spose”. Ecco, ci era già arrivato Jovanotti vent’anni fa.
Infatti Michela Marzano, nell’introduzione del pamphlet “Sii bella e stai zitta – perché l’Italia di oggi offende le donne” (Mondadori, e non si fanno battute sulla scelta di esprimere la propria indignata femminilità, anzi come ha scritto lei, il proprio “atto di resistenza” attraverso la casa editrice dell’uomo che offende le donne e la democrazia, perché è la solita barba e le donne sono troppo regredite per fare battute), scrive che l’estate scorsa era al mare e molte ragazze preferivano “tacere, cambiare discorso, allontanarsi infastidite” (non ha scritto, per pudore: fuggivano, buttavano giù otto Negroni di fila, andavano a fare una nuotata e non tornavano mai più, cercavano un ombrellone libero a cui impiccarsi). Immaginare signore in vacanza, probabilmente stravolte dal lavoro e dai figli (anche se secondo Marzano fanno quasi tutte le escort, oppure stanno chiuse in casa in penombra terrorizzate), con la vaga speranza di riposarsi, sottoposte alla persecuzione della filosofa che le vuole salvare, vuole aiutarle “a ribellarsi alla sudditanza al potere maschile”.
Più che mai soddisfatti, gli uomini presenti avranno cominciato a rifiutarsi di guidare la macchina, piantare l’ombrellone, aprire la porta al ristorante, per non aumentare lo sdegno della Marzano (inserita tra i cinquanta intellettuali più influenti di Francia secondo il Nouvel Observateur), che troverebbe quest’atteggiamento paternalistico e offensivo. Secondo lei la sudditanza comincia da bambini, perché i maschi giocano con i soldatini e i Playmobil e le femmine con le Barbie e accudiscono i bambolotti. A parte che i Playmobil sono quasi da museo e i maschi giocano con la Playstation prima di imparare a parlare, ma è bizzarro che le bambine debbano giocare alla guerra per trovare il coraggio, da grandi, di “prendere la parola in pubblico o esprimere opinioni diverse da quelle del marito” (i mariti di solito dicono il contrario, “se mi dai ragione stavolta ti giuro che ti pago”, che però secondo la Marzano è sempre una forma di mercificazione). Il pamphlet è molto interessante e la novità rispetto agli altri dello stesso filone consiste nella citazione di un filosofo pop: “Il continuo dondolare di tutte le cose, questa falsa distinzione fra puttane e spose”. Ecco, ci era già arrivato Jovanotti vent’anni fa.
«Il Foglio» del 20 maggio 2010
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