di Claudio Cerasa
Dunque. Oggi i giornali danno soprattutto conto delle parole usate dal procuratore Pietro Grasso che ieri pomeriggio ha parlato, seppure in termini generali, del rapporto tra giustizia e governo. “No al controllo del governo sui pm”, titola la Stampa. Grasso: la magistratura resti indipendente”. Alfano: “Mai pensato al contrario”. E poi, Repubblica: Giustizia, la sfida di Grasso. Intercettazioni: “Legge da cambiare”. Alfano: “Pronti a modificarla”. A differenza di Rep e Stampa, il Corriere apre invece sull’economia ed è una scelta interessante. In questi giorni, ve ne sarete accorti, sui giornali è stata raccontata con grande enfasi la pasticciata legge sulle intercettazioni (che stasera alle 21 verrà votata in commissione giustizia al Senato, ma sulla quale il governo vedrete che interverrà in modo massiccio). Il Corriere è stato invece uno dei pochi grandi giornali che sul tema è stato equilibrato. Niente bavagli. Niente post it. Niente frasi evidenziate in giallo. Anzi. Persino articoli critici nei confronti dei giornalisti che urlano al regime. Ieri è stata la volta di Ostellino (al quale ha risposto De Bortoli) che criticava l’atteggiamento poco liberale del Corriere. Titolo del Corriere: Stato più leggero. Il piano dei tagli. Manovra quasi pronta. Forse già domani presentazione ai ministri. Per quanto riguarda le intercettazioni – “Se il tema è che più si intercetta più reati si scoprono allora è sufficiente intercettare italiani 24 ore su 24. Non credo ci sia un italiano disposto a tollerare questo stato di polizia”, ha detto ieri Alfano, e qui si sottoscrive, ma solo su questo – l’altro appuntamento da seguire nella giornata è quello che riguarda una riunione convocata oggi pomeriggio con i capigruppo e i vicecapogruppo del Pdl per discutere sul tema.
Sul Corriere viene anche intervistato Gaetano Pecorella che sul ddl intercettazioni dice una cosa giusta. “L’errore è quello di prendersela coi giornalisti piuttosto che con quelli che custodiscono le pubblicazioni che poi finiscono in giro”. Giusto. E il Pd come intende rispondere alla maggioranza sulle intercettazioni? “Con pratiche ostruzioniste”. Bella scelta. Bravi davvero. Articolo da leggere sul tema, editoriale di Pigi Battista. Sempre sul Corriere. Si parla di garantismo (parola tabù in questi giorni) e Battista dice: “Va bene, abbattiamo la cricca ma non lo stato di diritto. Sì alle punizioni, ma non al linciaggio. Giusto parlare dell’articolo 21, libertà di stampa, ma non dimentichiamo diritto l’articolo quindici (La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili). Insomma: si puniscano i reati, non le chiacchiere. O come diceva ieri Ostellino sul Corriere: “I processi si fanno nei tribunali, non sui giornali, alcuni dei quali inclini per ragioni editoriali a fare strame della civiltà del diritto”. Tema interessante che viene fuori dalla lettura dei giornali: “I giornalisti indagano poco e si schierano troppo”. Nel senso che i giornalisti di inchiesta raramente si muovono senza che si stata già tracciata da qualche magistrato la strada di un’inchiesta.
Oggi poi sui giornali trovate molto sulla manovra finanziaria. La manovra, l’avrete visto, è stata anche una delle ragioni delle tensioni di questi giorni nella maggioranza. Tremonti vuole accelerare. Berlusconi non vuole che la manovra sia troppo di sinistra (specie per quanto riguarda la tracciabilità dei pagamenti sia per quanto riguarda la stretta, che parola terribile stretta, sull’evasione fiscale) e ha dato il compito a Letta Gianni di sorvegliare con attenzione sulla manovra. Risultato della tensione tra Tremonti (che giovedì prossimo andrà all’Ocse e che per quella data vorrebbe che la manovra da 28 miliardi fosse approvata) e Berlusconi? I finiani, proprio per evitare che il governo venga commissariato da quell’asse tanto criticato tremontian-leghista, si stanno ricompattando con i berlusconiani per arginare proprio Tremonti. Una novità della manovra la racconta in prima pagina Rep: “Via condono edilizio da 6 miliardi”. E poi pare che “il piano per lo stato leggero prevede un taglio dei dirigenti pubblici del 10 per cento per i redditi oltre 120 mila (5 per chi guadagna 90 mila euro)”; La Russa (intervistato dal Corriere) dice anche che forse i tagli saranno anche più alti e sostiene di essere disponibili a rinunciare, lui come gli altri ministri, a una mensilità dello stipendio e al dieci per cento di del bilancio del ministero. Intanto vengono chiariti anche i termini delle manovre degli altri stati. In Francia piano triennale da 100 miliarid. In Germania da 45. In Grecia da Trenta. E poi. In Gran Bretagna viene ipotizzata tassazione da 8 miliardi sulle banche (mazza che liberali sti liberali) e si ragiona poi sulla possibilità di tagliuzzare a 300 mila posti di lavoro). Ragionamento buono di Vittorio Feltri: Sanità e pensioni sono voci più pesanti del nostro bilancio. Come si può pensare di trascurarli per risparmiare?
Altre cose viste qua e là. Trentenni tedeschi stanno da paura. Guadagnano tra il 46 e 57 per cento in più dei genitori e trovano lavoro tre mesi dopo la laurea (articolo di Tarquini su Repubblica). Geronzi non vuole perdere snodi strategici come Intesa, Telecom ed Rcs e per questo lavorerà a fondo per fusione di Generali con Mediobanca (Giannini su Affari e Finanza).
Sul Corriere viene anche intervistato Gaetano Pecorella che sul ddl intercettazioni dice una cosa giusta. “L’errore è quello di prendersela coi giornalisti piuttosto che con quelli che custodiscono le pubblicazioni che poi finiscono in giro”. Giusto. E il Pd come intende rispondere alla maggioranza sulle intercettazioni? “Con pratiche ostruzioniste”. Bella scelta. Bravi davvero. Articolo da leggere sul tema, editoriale di Pigi Battista. Sempre sul Corriere. Si parla di garantismo (parola tabù in questi giorni) e Battista dice: “Va bene, abbattiamo la cricca ma non lo stato di diritto. Sì alle punizioni, ma non al linciaggio. Giusto parlare dell’articolo 21, libertà di stampa, ma non dimentichiamo diritto l’articolo quindici (La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili). Insomma: si puniscano i reati, non le chiacchiere. O come diceva ieri Ostellino sul Corriere: “I processi si fanno nei tribunali, non sui giornali, alcuni dei quali inclini per ragioni editoriali a fare strame della civiltà del diritto”. Tema interessante che viene fuori dalla lettura dei giornali: “I giornalisti indagano poco e si schierano troppo”. Nel senso che i giornalisti di inchiesta raramente si muovono senza che si stata già tracciata da qualche magistrato la strada di un’inchiesta.
Oggi poi sui giornali trovate molto sulla manovra finanziaria. La manovra, l’avrete visto, è stata anche una delle ragioni delle tensioni di questi giorni nella maggioranza. Tremonti vuole accelerare. Berlusconi non vuole che la manovra sia troppo di sinistra (specie per quanto riguarda la tracciabilità dei pagamenti sia per quanto riguarda la stretta, che parola terribile stretta, sull’evasione fiscale) e ha dato il compito a Letta Gianni di sorvegliare con attenzione sulla manovra. Risultato della tensione tra Tremonti (che giovedì prossimo andrà all’Ocse e che per quella data vorrebbe che la manovra da 28 miliardi fosse approvata) e Berlusconi? I finiani, proprio per evitare che il governo venga commissariato da quell’asse tanto criticato tremontian-leghista, si stanno ricompattando con i berlusconiani per arginare proprio Tremonti. Una novità della manovra la racconta in prima pagina Rep: “Via condono edilizio da 6 miliardi”. E poi pare che “il piano per lo stato leggero prevede un taglio dei dirigenti pubblici del 10 per cento per i redditi oltre 120 mila (5 per chi guadagna 90 mila euro)”; La Russa (intervistato dal Corriere) dice anche che forse i tagli saranno anche più alti e sostiene di essere disponibili a rinunciare, lui come gli altri ministri, a una mensilità dello stipendio e al dieci per cento di del bilancio del ministero. Intanto vengono chiariti anche i termini delle manovre degli altri stati. In Francia piano triennale da 100 miliarid. In Germania da 45. In Grecia da Trenta. E poi. In Gran Bretagna viene ipotizzata tassazione da 8 miliardi sulle banche (mazza che liberali sti liberali) e si ragiona poi sulla possibilità di tagliuzzare a 300 mila posti di lavoro). Ragionamento buono di Vittorio Feltri: Sanità e pensioni sono voci più pesanti del nostro bilancio. Come si può pensare di trascurarli per risparmiare?
Altre cose viste qua e là. Trentenni tedeschi stanno da paura. Guadagnano tra il 46 e 57 per cento in più dei genitori e trovano lavoro tre mesi dopo la laurea (articolo di Tarquini su Repubblica). Geronzi non vuole perdere snodi strategici come Intesa, Telecom ed Rcs e per questo lavorerà a fondo per fusione di Generali con Mediobanca (Giannini su Affari e Finanza).
«Il Foglio» del 24 maggio 2010
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