di Antonella Marrone
Sono decenni che Carlo Infante si occupa di nuove tecnologie, innovazione e comunicazione in campo culturale, politico nel senso più prezioso del termine. Un lavoro, il suo, partito in “solitaria” e che nel corso del tempo, con la fatica e la meticolosità dell’artigiano, è riuscito a trasformare in eventi di (piccola) massa.
Con fatica, perché non è stato facile trovare un modo per spiegare che cosa succede quando si attraversano i territori immateriali delle Reti o si partecipa ad una delle azioni territoriali che realizza, come Performing Media Lab in giro per l’Italia. Azioni come questa nel Castello di Casale Monferrato e a San Sebastiano del Po in un bene confiscato alle mafie.
Non amo il concetto di divulgazione: è verticale, dall’alto verso il basso, basato su quel paternalismo culturale che pensa di educare qualcun altro. La questione va posta in altri termini. E’ per questo che opero attraverso i Performing Media Lab, ambiti di ricerca ed azione per promuovere l’innovazione nel territorio, sia sul fronte della valorizzazione della memoria e del genius loci sia sulla cittadinanza interattiva, per rilanciare il senso di un'appartenenza a partire dalla partecipazione attiva alla cosa pubblica. C’è un’intelligenza diffusa nella pratica quotidiana delle nuove generazioni attraverso l’uso del web che considero improprio definire “virtuale”. Internet si sta rivelando come un nuovo ambiente di relazione sociale: è un dato di realtà inedita attraverso cui è possibile (ma non scontato) costruire la Società dell’Informazione, quella che sta sostituendo il decrepito sistema industriale. Sta accadendo qualcosa che era stato ampiamente previsto, anche se l’accelerazione della crisi economica, sta schiacciando tutto contro un’evidenza grave. Stanno per essere ridotte drasticamente le risorse per la cultura. E gran parte di un assetto professionale adagiato su sovvenzioni pubbliche rischia di scomparire. Tanta politica culturale inerte ha fatto finta di niente ( e in parte ignorava anche questa emergenza di una nuova cultura più orientata verso la trasformazione che verso la conservazione…). Si poteva in questi ultimi anni creare un ponte tra la cultura dell’innovazione e gli scenari economici del cambiamento, non è stato fatto. Il concetto di economia va rifondato, dato che è saltato il paradigma basilare del sistema produttivo, quello su cui ruotava il patto-conflitto tra capitale e lavoro, incardinato in un sistema industriale oramai alla deriva. Il modello fordista, lineare e meccanicistico, basato sulla catena del valore può e deve essere sostituito da una rete del valore basata sulla capacità di produrre informazione, e non più solo consumarla. La creatività diffusa oggi riguarda in primo luogo una tensione politica e poetica che possa intraprendere una radicale innovazione dei processi sociali attarverso la condivisione di conoscenza. Trovando il modo per entrare nel vivo dei processi di nuova produttività, così come certe linee operative che vanno dall’open source al wikinomics fanno intuire. In questo senso credo veramente che pratiche web 2.0 possano allargare il fronte del pensiero-azione per interpretare le dinamiche del cambiamento e tradurle in risorsa, a partire da quella partecipativa e collaborativa. Come sto facendo con il progetto Urban Experience
La sinistra e le nuove tecnologie non sono mai state buone amiche. Anzi una diffidenza cronica segna questo rapporto sin dai tempi della tv a colori, tanto per dire…
Si, è deprimente assistere a questa inerzia del mondo della sinistra in cui affondano le mie radici. Ricordo ancora il mio intervento amaro pubblicato proprio su Liberazione più di due anni fa dopo l’ennesimo tentativo fallito di condividere una tensione di ricerca sull’uso politico e poetico delle reti. Si tratta d’inventare altro, oltre l’idea stessa della sinistra. E’ un atto d’ottimismo di volontà pensare che questa crisi si possa tradurre in una crescita. Ma ne vale la pena. Prima di tutto è inevitabile scardinare certe logiche stantie che riguardano un sistema-paese oggettivamente inadeguato, impantanato com’è nella logica chiusa di una politica rappresentativa che non sa cogliere lo spirito del tempo.
Fino a poco tempo fa termini come connessione e reti erano lontani dal mondo della politica. Oggi sono termini usati quotidianamente (il nuovo sindacato di base si chiama Usb e lo slogan è “Connetti le tue lotte”). La rete, allora, diventa un mezzo per fare, per organizzare azioni. Come quella con i ragazzi di Libera……………………
Con quei ragazzi negli ultimi sei anni abbiamo creato un performing media lab che ora ha sede a Torino (dove ho vissuto per più di 18 anni) in un bene confiscato alla mafia. Abbiamo coniugato l’idea della politica con le nuove forme ludico-partecipative sollecitate dai nuovi media interattivi. In questi giorni di lavoro nel Monferrato abbiamo definito alcuni di questi format. Se ne parla qui
Social network. Possiamo dire che nonostante tutto sono già un po’ vecchi? Appartengono alla prima ora della comunicazione sociale. Oggi per un'azione politica si può pretendere di più
Una delle prime risposte possibili è nel trovare una relazione tra web e territorio, per non cadere nel giogo solipsistico degli schermi. Un significato politico è nell’estendere l’idea di bene comune alle risorse informative, sperimentando socialità nuova, per fare del web uno spazio pubblico a tutti gli effetti.
Se è vero che il potenziale economico del sistema Paese risiede nella capacità di valorizzare il territorio, dalla sua memoria culturale alle sue risorse eno-gastronomiche, dovrebbe essere evidente quanto sia necessario combinare a questo la potenzialità delle nuove forme di comunicazione. E’ di questo che si parlerà il 29 maggio nel Castello di Casale Monferrato, in occasione della conclusione del Performimng Media Lab per il Monferrato 2.0. inscritto nel Piano Locali Giovani promosso dal Dipartimento della Gioventù e dal Comune di Casale Monferrato in collaborazione con l’Anci.
Con fatica, perché non è stato facile trovare un modo per spiegare che cosa succede quando si attraversano i territori immateriali delle Reti o si partecipa ad una delle azioni territoriali che realizza, come Performing Media Lab in giro per l’Italia. Azioni come questa nel Castello di Casale Monferrato e a San Sebastiano del Po in un bene confiscato alle mafie.
Non amo il concetto di divulgazione: è verticale, dall’alto verso il basso, basato su quel paternalismo culturale che pensa di educare qualcun altro. La questione va posta in altri termini. E’ per questo che opero attraverso i Performing Media Lab, ambiti di ricerca ed azione per promuovere l’innovazione nel territorio, sia sul fronte della valorizzazione della memoria e del genius loci sia sulla cittadinanza interattiva, per rilanciare il senso di un'appartenenza a partire dalla partecipazione attiva alla cosa pubblica. C’è un’intelligenza diffusa nella pratica quotidiana delle nuove generazioni attraverso l’uso del web che considero improprio definire “virtuale”. Internet si sta rivelando come un nuovo ambiente di relazione sociale: è un dato di realtà inedita attraverso cui è possibile (ma non scontato) costruire la Società dell’Informazione, quella che sta sostituendo il decrepito sistema industriale. Sta accadendo qualcosa che era stato ampiamente previsto, anche se l’accelerazione della crisi economica, sta schiacciando tutto contro un’evidenza grave. Stanno per essere ridotte drasticamente le risorse per la cultura. E gran parte di un assetto professionale adagiato su sovvenzioni pubbliche rischia di scomparire. Tanta politica culturale inerte ha fatto finta di niente ( e in parte ignorava anche questa emergenza di una nuova cultura più orientata verso la trasformazione che verso la conservazione…). Si poteva in questi ultimi anni creare un ponte tra la cultura dell’innovazione e gli scenari economici del cambiamento, non è stato fatto. Il concetto di economia va rifondato, dato che è saltato il paradigma basilare del sistema produttivo, quello su cui ruotava il patto-conflitto tra capitale e lavoro, incardinato in un sistema industriale oramai alla deriva. Il modello fordista, lineare e meccanicistico, basato sulla catena del valore può e deve essere sostituito da una rete del valore basata sulla capacità di produrre informazione, e non più solo consumarla. La creatività diffusa oggi riguarda in primo luogo una tensione politica e poetica che possa intraprendere una radicale innovazione dei processi sociali attarverso la condivisione di conoscenza. Trovando il modo per entrare nel vivo dei processi di nuova produttività, così come certe linee operative che vanno dall’open source al wikinomics fanno intuire. In questo senso credo veramente che pratiche web 2.0 possano allargare il fronte del pensiero-azione per interpretare le dinamiche del cambiamento e tradurle in risorsa, a partire da quella partecipativa e collaborativa. Come sto facendo con il progetto Urban Experience
La sinistra e le nuove tecnologie non sono mai state buone amiche. Anzi una diffidenza cronica segna questo rapporto sin dai tempi della tv a colori, tanto per dire…
Si, è deprimente assistere a questa inerzia del mondo della sinistra in cui affondano le mie radici. Ricordo ancora il mio intervento amaro pubblicato proprio su Liberazione più di due anni fa dopo l’ennesimo tentativo fallito di condividere una tensione di ricerca sull’uso politico e poetico delle reti. Si tratta d’inventare altro, oltre l’idea stessa della sinistra. E’ un atto d’ottimismo di volontà pensare che questa crisi si possa tradurre in una crescita. Ma ne vale la pena. Prima di tutto è inevitabile scardinare certe logiche stantie che riguardano un sistema-paese oggettivamente inadeguato, impantanato com’è nella logica chiusa di una politica rappresentativa che non sa cogliere lo spirito del tempo.
Fino a poco tempo fa termini come connessione e reti erano lontani dal mondo della politica. Oggi sono termini usati quotidianamente (il nuovo sindacato di base si chiama Usb e lo slogan è “Connetti le tue lotte”). La rete, allora, diventa un mezzo per fare, per organizzare azioni. Come quella con i ragazzi di Libera……………………
Con quei ragazzi negli ultimi sei anni abbiamo creato un performing media lab che ora ha sede a Torino (dove ho vissuto per più di 18 anni) in un bene confiscato alla mafia. Abbiamo coniugato l’idea della politica con le nuove forme ludico-partecipative sollecitate dai nuovi media interattivi. In questi giorni di lavoro nel Monferrato abbiamo definito alcuni di questi format. Se ne parla qui
Social network. Possiamo dire che nonostante tutto sono già un po’ vecchi? Appartengono alla prima ora della comunicazione sociale. Oggi per un'azione politica si può pretendere di più
Una delle prime risposte possibili è nel trovare una relazione tra web e territorio, per non cadere nel giogo solipsistico degli schermi. Un significato politico è nell’estendere l’idea di bene comune alle risorse informative, sperimentando socialità nuova, per fare del web uno spazio pubblico a tutti gli effetti.
Se è vero che il potenziale economico del sistema Paese risiede nella capacità di valorizzare il territorio, dalla sua memoria culturale alle sue risorse eno-gastronomiche, dovrebbe essere evidente quanto sia necessario combinare a questo la potenzialità delle nuove forme di comunicazione. E’ di questo che si parlerà il 29 maggio nel Castello di Casale Monferrato, in occasione della conclusione del Performimng Media Lab per il Monferrato 2.0. inscritto nel Piano Locali Giovani promosso dal Dipartimento della Gioventù e dal Comune di Casale Monferrato in collaborazione con l’Anci.
«Liberazione» del 28 maggio 2010
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