Una crescita della quota di scuola paritaria favorirebbe concorrenza e competitività fra scuole statali e non, quindi un miglioramento del sistema d’istruzione
s. i. a.
Parlare di libertà di scelta delle famiglie e di parità scolastica in una situazione di crisi come quella che sta attraversando l’Europa, può sembrare una posizione incosciente, di chi non si rende conto della realtà. Eppure sono proprio le difficili condizioni delle finanze statali e dell’economia del Paese che richiedono delle scelte lungimiranti, capaci di razionalizzare le spese, diminuire i costi per lo Stato, accrescere l’efficienza dell’istruzione. Per questo occorre avere il coraggio politico di attuare le riforme necessarie, il rimandarle con la scusa della crisi finanziaria servirebbe solo ad accrescere i ritardi del Paese ed a scaricare i costi sulle future generazioni. In questo senso sono necessari cambiamenti di rotta nelle politiche di sostegno alle famiglie, di forte incremento della natalità e di riforma del sistema scolastico. Per l’istruzione occorre proseguire anche sulla strada del federalismo (che fine ha fatto il master-plan concordato fra Stato e Regioni?), adottando anche in questo campo i costi standard come base per i trasferimenti finanziari alle Regioni: non è possibile infatti che la spesa per alunno di scuola statale escludendo i costi a carico di Regioni e Comuni - sia di 6.040 euro come media italiana mentre, dai pochi dati reperibili, in Emilia-Romagna si attesterebbe a 5.070 euro e in Lombardia a 5.100 euro.
Queste due regioni risparmiano il 20% rispetto alla media nazionale e probabilmente anche oltre il 30% rispetto a quelle meno virtuose: eppure i risultati degli alunni emiliani e lombardi si situano nella parte alta delle graduatorie nazionali, per cui è evidente che il problema non è di avere più risorse economiche a disposizione, ma di utilizzarle bene. Se poi si considerano i costi della scuola paritaria per le casse statali - in media 500 euro ad alunno - , appare evidente il grande risparmio di cui già oggi lo Stato usufruisce.
Favorendo l’aumento degli alunni nelle scuole paritarie - e per ottenere questo obiettivo bisogna accrescere il loro finanziamento per abbassare le rette e renderle accessibili a un maggior numero di famiglie - , il risparmio potrebbe crescere in modo considerevole, visto l’alto margine di differenza fra i costi di scuola statale e paritaria. Si può ragionevolmente puntare al 20% di studenti nella scuola paritaria (oggi sono sotto il 13%), obiettivo che corrisponde alla percentuale presente in Paesi come la Francia e la Spagna, a noi più simili. Un simile risultato, pur in presenza di un incremento del contributo statale per alunno delle paritarie almeno fino al 50% del costo medio delle scuole dello Stato, consentirebbe comunque un risparmio per le casse della Repubblica, come dimostrano le scelte fatte in questo senso negli ultimi anni da Spagna e Svezia. Ma una crescita significativa della quota di scuola paritaria favorirebbe soprattutto maggiore concorrenza e competitività fra le scuole statali e non statali e quindi un miglioramento complessivo del sistema nazionale di istruzione.
Queste due regioni risparmiano il 20% rispetto alla media nazionale e probabilmente anche oltre il 30% rispetto a quelle meno virtuose: eppure i risultati degli alunni emiliani e lombardi si situano nella parte alta delle graduatorie nazionali, per cui è evidente che il problema non è di avere più risorse economiche a disposizione, ma di utilizzarle bene. Se poi si considerano i costi della scuola paritaria per le casse statali - in media 500 euro ad alunno - , appare evidente il grande risparmio di cui già oggi lo Stato usufruisce.
Favorendo l’aumento degli alunni nelle scuole paritarie - e per ottenere questo obiettivo bisogna accrescere il loro finanziamento per abbassare le rette e renderle accessibili a un maggior numero di famiglie - , il risparmio potrebbe crescere in modo considerevole, visto l’alto margine di differenza fra i costi di scuola statale e paritaria. Si può ragionevolmente puntare al 20% di studenti nella scuola paritaria (oggi sono sotto il 13%), obiettivo che corrisponde alla percentuale presente in Paesi come la Francia e la Spagna, a noi più simili. Un simile risultato, pur in presenza di un incremento del contributo statale per alunno delle paritarie almeno fino al 50% del costo medio delle scuole dello Stato, consentirebbe comunque un risparmio per le casse della Repubblica, come dimostrano le scelte fatte in questo senso negli ultimi anni da Spagna e Svezia. Ma una crescita significativa della quota di scuola paritaria favorirebbe soprattutto maggiore concorrenza e competitività fra le scuole statali e non statali e quindi un miglioramento complessivo del sistema nazionale di istruzione.
«Avvenire» del 28 maggio 2010
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