11 dicembre 2009

«Quella è una suora Non può insegnare»

Protesta di alcuni genitori in un’elementare
di Pier Luigi Fornari
Una «scelta educativa», di ve­ro rispetto della laicità e del­la dignità della persona, principi tutti sanciti dalla nostra Co­stituzione. La dirigente scolastica Maria Matilde Filippini conferma la decisione di non accogliere la ri­chiesta di alcuni genitori di sposta­re i figli dalla II C. La laicità, hanno sostenuto, sarebbe minacciata dal fatto che in quella classe il Provvedi­torato di Roma ha incaricato come supplente di materie letterarie la 'maestra Annalisa', una suora pa­dovana di 61 anni della Congrega­zione di Maria Consolatrice.
«Quella richiesta è espressione di de­magogia, di razzismo pseudolaico – spiega invece la Filippini –. Se la ac­cogliessi, commetterei una grave violazione della nostra civiltà giuri­dica e costituzionale, agendo nei confronti di un cittadino italiano, in questo caso suor Annalisa Falasco, in base ad un pregiudizio e trascu­rando che i titoli che possiede le dan­no diritto di occupare il suo posto». Quindi ai genitori che hanno chiesto di cambiare classe ai loro figli, la ri­sposta della direttrice del 145° circo­lo didattico di Roma è stata un net­to 'no': «Se proprio vogliono, siano loro a cambiargli scuola».
«In realtà sono i bambini i primi ad essere preoccupati del fatto che il mio ruolo sia stato messo in dubbio da qualcuno – riferisce suor Annali­sa –. Io ho le carte in regola: sono a­bilitata e presente nelle graduatorie. Mi conforta molto, comunque, la piena solidarietà che mi hanno e­spresso in giornata molti colleghi».
Una scelta educativa quella della Fi­lippini, di rifiutare qualsiasi sposta­mento di classe dei bambini? «Cer­to – evidenzia la dirigente – perché se si instaurasse una prassi del ge­nere di quella richiesta da quei ge­nitori, anche di fronte ai bambini si affermerebbe il principio per cui si agisce in base a pregiudizi, che po­trebbero valer per qualsiasi altro in­segnante di religione ebrea, musul­mana, o di qualsiasi altro orienta­mento ». Nel piano di offerta formativa del 145° circolo didattico, aggiunge la Fi­lippini, «sono contenuti obiettivi d’a­vanguardia: educare i bambini a non lasciarsi condizionare dal consumi­smo, dal conformismo, delle ma­gliette griffate, a combattere ogni di­scriminazione ». Insomma per la di­rigente scolastica sarebbe una «pa­lese contraddizione», se nonostante tutte le iniziative prese dalla scuola per formare i bambini alla demo­crazia, anche incaricando alcuni di loro a rappresentare i bisogni dei compagni di classe, si trasmettesse il messaggio che un velo nero giu­stifica la discriminazione.
La Filippini non manca di osserva­re: «Se fosse venuta un’insegnante di altre religioni, i genitori cattolici l’a­vrebbero accolta con grande dispo­nibilità, non capisco il perché di que­sto atteggiamento di alcuni nei con­fronti di suor Annalisa». Un’altra questione, poi, la interroga: «Mi do­mando come mai non ci si preoccu­pi, invece, della discriminazione nei confronti di altri bambini, immigra­ti, portatori di handicap e soprattut­to del fatto che certi media diffon­dono una mentalità diseducativa».
«Non voglio perdere tempo in pole­miche – dice la religiosa, supplente della II C –. La cosa più importante è il compito di insegnare, educare, far crescere le nuove generazioni nel­la gioia che spesso viene loro tolta».
«Avvenire» dell'11 dicembre 2009

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