di Giuliano Ferrara
Per il teologo progressista Vito Mancuso la Chiesa cattolica è un nido di pedofili che hanno distrutto irrimediabilmente anime e corpi di migliaia di bambini; la gerarchia una cupola mafiosa che difende il proprio potere nel disprezzo per le vittime del clero; il Papa un superboss che in nome di una secolare scelta per il potere e contro Dio sacrifica e avvilisce quanto sarebbe rimasto di puro, di bello e di spiritualmente forte nella comunità credente (Mancuso individua, nella categoria dei salvati, il solo cardinale di Vienna Christoph Schoenborn). Questo offre oggi la migliore teologia laica di moda sui giornali, sponsorizzata dal cardinale Carlo Maria Martini, mentre sull’Unità il vecchio e prestigioso critico Renato Barilli inneggia al marchese de Sade, che portò una forma brutale e assassina di pedofilia della mente e del desiderio a vette teologiche degne del Terrore giacobino.
C’è una gran confusione velenosa sotto il cielo religioso, che è poi l’altra metà del nostro cielo laico. Per colpire la Chiesa cattolica, hanno trasformato in una sottospecie ripugnante della Shoah episodi incredibilmente gonfiati, e usati in giudizio per far soldi, di peccato e abuso carnale da parte di un numero infinitamente piccolo di preti e vescovi. I ragazzini molestati 40 o 80 anni fa (Mancuso cita come capi d’accusa accertamenti irlandesi su molestie degli anni Trenta del secolo scorso) sono definiti «sopravvissuti», proprio a significare il tono apocalittico della crociata in nome delle vittime. L’ordine impersonale che una cultura nichilista doveva impartire era chiaro da tempo, almeno per chi volesse leggere i segni dei tempi: la Chiesa è fatta di preti, scelti e consacrati nel popolo di Dio che è la sua base battezzata, e dietro ogni prete dovete abituarvi a vedere – lo vuole la propaganda laicista e secolarista – un orco.
La mia convinzione è che partendo da premesse ireniste, progressiste, pauperiste, e cioè dal mito della Chiesa povera e priva di potere, di una Chiesa che assume dalla Riforma luterana la sostanziale inutilità di sacramenti e liturgia nonché il carattere superstizioso di un culto amministrato da una casta sacerdotale, si arriva alle conclusioni totalitarie di un integralismo secolarista in cui non c’è più alcuno spazio reale per la Chiesa com’è, come la storia l’ha fatta, come la si legge nelle sue grandi biblioteche teologiche, come la si può scrutare nella sua letteratura di santità e nella sua storia di gloria e di peccato. In nome di Dio, distruggete la Chiesa: questa è ormai la parola d’ordine della cultura banalmente ateistica e degli utili idioti al suo servizio fuori e dentro le mura della Chiesa.
Non potendo andare contro la fede, che Giovanni Paolo II e il crollo del comunismo hanno risvegliato nel cuore dell’Europa, usano la fede, di cui pretendono l’esilio nel privato dei cuori, a difenderne la purezza dalle mani sporche del potere ecclesiastico, come arma contro la Chiesa. Fa bene il Papa a cercare nell’espiazione e nella conversione credente una risorsa di estrema difesa della Chiesa come custode della fede; ma non basta. Se la Chiesa ha un potere di pulpito, lo eserciti.
C’è una gran confusione velenosa sotto il cielo religioso, che è poi l’altra metà del nostro cielo laico. Per colpire la Chiesa cattolica, hanno trasformato in una sottospecie ripugnante della Shoah episodi incredibilmente gonfiati, e usati in giudizio per far soldi, di peccato e abuso carnale da parte di un numero infinitamente piccolo di preti e vescovi. I ragazzini molestati 40 o 80 anni fa (Mancuso cita come capi d’accusa accertamenti irlandesi su molestie degli anni Trenta del secolo scorso) sono definiti «sopravvissuti», proprio a significare il tono apocalittico della crociata in nome delle vittime. L’ordine impersonale che una cultura nichilista doveva impartire era chiaro da tempo, almeno per chi volesse leggere i segni dei tempi: la Chiesa è fatta di preti, scelti e consacrati nel popolo di Dio che è la sua base battezzata, e dietro ogni prete dovete abituarvi a vedere – lo vuole la propaganda laicista e secolarista – un orco.
La mia convinzione è che partendo da premesse ireniste, progressiste, pauperiste, e cioè dal mito della Chiesa povera e priva di potere, di una Chiesa che assume dalla Riforma luterana la sostanziale inutilità di sacramenti e liturgia nonché il carattere superstizioso di un culto amministrato da una casta sacerdotale, si arriva alle conclusioni totalitarie di un integralismo secolarista in cui non c’è più alcuno spazio reale per la Chiesa com’è, come la storia l’ha fatta, come la si legge nelle sue grandi biblioteche teologiche, come la si può scrutare nella sua letteratura di santità e nella sua storia di gloria e di peccato. In nome di Dio, distruggete la Chiesa: questa è ormai la parola d’ordine della cultura banalmente ateistica e degli utili idioti al suo servizio fuori e dentro le mura della Chiesa.
Non potendo andare contro la fede, che Giovanni Paolo II e il crollo del comunismo hanno risvegliato nel cuore dell’Europa, usano la fede, di cui pretendono l’esilio nel privato dei cuori, a difenderne la purezza dalle mani sporche del potere ecclesiastico, come arma contro la Chiesa. Fa bene il Papa a cercare nell’espiazione e nella conversione credente una risorsa di estrema difesa della Chiesa come custode della fede; ma non basta. Se la Chiesa ha un potere di pulpito, lo eserciti.
«Panorama» del 5 luglio 2010
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